Il Camuc, nuovo museo diffuso dedicato a Maria Lai

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Arte e longevità a Ulassai nel cuore dell’Ogliastra, recente scoperta turistica della Sardegna

È aperto dal 13 agosto il Museo Camuc a Ulassai per celebrare i quarant’anni di “Legarsi alla montagna”, primo esempio di arte relazionale in Italia a opera di Maria Lai.

Il Comune di Ulassai e la Fondazione Stazione dell’Arte, in Ogliastra, hanno inaugurato la mostraMaria Lai. Di Terra e di cielo“, che ha segnato l’apertura del Camuc – Casa Museo Cannas. La mostra, visitabile fino al 24 ottobre, riunisce oltre cento opere autografe, fotografie, video, bozzetti e nuove acquisizioni che provengono da recenti donazioni dei nipoti di Maria Lai alla Fondazione Stazione dell’Arte, istituita dall’artista nel 2006.

Il museo

L’edificio al centro del paese conserva ancora importanti tracce del passato: è stato acquisito dal Comune circa 25 anni fa. La mostra “Di Terra e di cielo” si articola in due percorsi espositivi. Uno dentro gli spazi del Camuc e l’altro all’esterno, tra le vie del centro storico.

Ulassai una delle cinque Zone blu del Mondo

Tra i record che caratterizzano questo incantevole angolo di Ogliastra, anche l’appartenenza certificata a una delle cinque Zone Blu del Mondo, ovvero i luoghi del Pianeta con il più alto tasso di longevità, tra cui Okinawa in Giappone, Loma Linda in California, Ikaria in Grecia e Nicoya in Costa Rica. L’Ogliastra è una Regione in cui è registrata, fin dagli anni ’70, un’aspettativa di vita maggiore rispetto alle altre Regioni d’Italia.

Già questo è un buon motivo per venire a prendere un esempio salutare su stile di vita e alimentazione, ma non è tutto. I frequentatori di questo scrigno naturalistico vanno per le grotte, per scalare le montagne e per le cascate di Santa Barbara in inverno. Di fronte alle cascate una chiesa è circondata da portici di epoca romana, che avevano, e hanno ancora oggi, lo scopo di ospitare i pellegrini per onorare e festeggiare la Santa nei giorni della sua celebrazione, la terza domenica di maggio.

Il borgo museo dell’Ogliastra

Ci troviamo in provincia di Nuoro, nella Valle del Pardu, Ulassa in sardo è un piccolo comune di circa 1.500 abitanti, a circa 20 Km dal limpido mare di Bari Sardo. Situato tra le rocce a picco, a 775 metri sul livello del mare, il suo territorio si estende fino al confine con la Barbagia di Seùlo e, a sud, in un piccolo lembo con la Provincia di Cagliari.

Ulassai è un borgo museo, luogo autentico, vero, fuori dall’ordinario in una delle zone più rinomate della Sardegna. Un patrimonio ambientalistico costituito da rocce, cascate e boschi. Meta di turismo naturalistico ancora integro, Ulassai è un esempio dalla Sardegna per tutto il mondo.

I Tacchi

Tutto intorno un panorama scenografico che richiama le ambientazioni dei film western americani: i Tacchi, altipiani di origine calcareadolomitica che si ergono a picco. Paesaggi suggestivi dove praticare sport en-plein-air, tra cui free climbing e 90 vie di arrampicata tracciate nelle falesie. Trekking, Mountain bike e Yoga a Ulassai si svolgono in scenari adatti per rilassare mente e corpo. Inoltre, Ulassai è sede di un importante festival climbingulassai.com, che dispone di ogni genere di meraviglia.

Tradizioni, cultura e nuovi interventi comunitari

Tradizioni, artigianato, cultura e prelibatezze si fondano sulla pastorizia e l’agricoltura basata su metodi antichi che rispetta i cicli della natura. A questa economia di base viene affiancata una intelligente campagna di promozione turistica del Comune. È recente l’importante risultato per il Comune di Ulassai che ha ottenuto tre finanziamenti comunitari per altrettanti interventi nel settore dei lavori pubblici, tra cui il consolidamento in località Santa Barbara, nell’area presso le cascate di Lequarci e nella zona di Costa Ulassa.

L’intera vallata del Pardu che circonda il paese, conduce a una grotta ancora viva, Su Marmuri che è in continua evoluzione e stupisce i visitatori per le stalattiti e le stalagmiti che continuano a formarsi e crescere nel tempo. Le fresche Grotte di Ulassai sono tra le più importanti d’Europa per le imponenti dimensioni che contano una lunghezza di circa 850 metri e altezze che arrivano a toccare i 70 metri.

Il senso dell’opera comunitaria del 1981

La scarpata – opera di Maria Lai – 1993

Maria Lai grande artista contemporanea, ha segnato la storia degli anni ottanta con l’opera sua più trasgressiva, un nastro di tela in jeans lungo ventisei chilometri. Teso fra porte e finestre, dal paese alla montagna, come simbolo di unione e solidarietà. Per disegnare le relazioni fra donne e uomini, bambini e anziani. Questa realizzazione artistica con un forte impatto sociale traeva spunto dalla leggenda sarda che narra di una bambina che si era salvata dalla tempesta in una grotta con due pastori. Il nastro azzurro che volava nel cielo rappresentava per lei una cosa effimera da seguire con lo sguardo stupito, ma Maria Lai vide in questo movimento il simbolo dell’arte, la possibilità di essere trascinati fuori dal quotidiano e arrivare alla salvezza.

Il coinvolgimento dei giovani nel progetto

Non è stato facile, quarant’anni fa il paese non era preparato culturalmente. L’artista era stata già chiamata nel 1979 dalla giunta comunale per realizzare un monumento ai caduti in guerra, per essere nella storia. Maria Lai rispose che «per essere nella storia bisogna anche farla la storia con qualcosa di nuovo». Quindi fece questa controproposta che disorientò tutti gli assessori che non diedero una risposta né affermativa né negativa. Dopo due anni viene richiamata dal Comune di Ulassai perché un gruppo di giovani voleva seguire il suo progetto.

Evento unico senza precedenti, durato tre giorni

L’artista per realizzare l’opera andò a parlare con le persone, vicinato per vicinato e adottare un compromesso mettendo in piazza i problemi comuni. Questa nuova arte non era compresa dal parroco della chiesa e l’esposizione del nastro celeste apparì in un primo momento come una profanazione del nastro della Madonna.

La Lai riuscì a coinvolgere tutto il paese con un nuovo codice di rapporti. Legarsi alla Montagna è un grande gioco che venne accettato dal paese. Il nastro azzurro doveva passare da una casa all’altra, se c’era amicizia veniva fatto un nodo, se c’era del rancore il nastro passava dritto, se c’era amore veniva appeso il pane delle feste.

Oggi di questa opera comunitaria se ne parla in tutti i libri di storia dell’arte. Nel 2017 venne presentato un video originale, rielaborato sull’evento del 1981, alla Biennale di Venezia. Sfrondare i pregiudizi e le incomprensioni, è questa l’operazione corale della Lai che è risultato un trionfo di tutta la comunità. E un’opera che apparteneva a tutti ma senza autore. Nel museo a cielo aperto ce ne sono una decina, realizzate anche altri artisti amici.

L’atto d’amore di ricucire una comunità scaturisce da una donna che ha sofferto molto

Nata nel 1919, ha potuto realizzare le sue opere perché proveniva da una famiglia benestante. Ulassai era un paese sperduto della Sardegna, il padre era un veterinario e la madre era figlia di ricchi proprietari terrieri di Ierzu, il vicino paese dell’Ogliastra. All’età di due anni, di salute cagionevole, la trasferiscono a Cardedu, campagna isolata, presso gli zii che non avevano figli.

All’età di dieci anni muoiono gli zii e ritorna dalla famiglia nella casa dove oggi c’è l’accogliente Hotel Su Marmuri. Per lei genitori e fratelli erano come estranei, sapeva leggere e scrivere ma non ha mai frequentato le scuole. La famiglia la preparò per fare l’esame di ammissione alle medie a Cagliari e lì incontrò Salvatore Cambosu, insegnante di italiano e latino. Poi, dopo le Magistrali, dal 1938 al 1941 frequentò a Roma il liceo Artistico e dal 1943 al 1945 l’Accademia delle Belle Arti a Venezia, dove fu allieva di Arturo Martini. In quel periodo in cui non arrivavano i soldi da casa, per le ristrettezze, lei ha svolto ogni tipo di lavoro per sostentare gli studi. Ha rischiato di essere deportata perché avevano sostituito la lettera y nel suo cognome per errore. Successivamente si trasferì definitivamente a Roma in via di Ripetta.

L’omaggio ad Antonio Gramsci

Pur non avendo mai incontrato Antonio Gramsci Maria amava il pensiero di Gramsci e fu nominata presidente onorario dall’Associazione Terra Gramsci nel 2005. Fiabe intrecciate, Omaggio a Gramsci è l’opera realizzata nel 2007, nel Parco Fondazione della Stazione dell’Arte, un monumento dedicato ad Antonio Gramsci in occasione del settantesimo anno della sua scomparsa. Per farlo si rivolge agli artigiani della Casa del ferro di Ulassai che la seguono durante tutto il processo creativo. Fusione tra due narrazioni, quella di una fiaba scritta da Gramsci per il figlio durante il suo periodo di reclusione (Il topo e la montagna, 1931) e la leggenda nota a Ulassai della bambina e del nastro celeste, già impiegata da Maria Lai per il celebre intervento Legarsi alla montagna (1981). L’opera dedicata a Gramsci è pena piena che rimanda alla chiusura del carcere di Gramsci in un percorso difficile sentito dall’artista.

Il Museo Stazione dell’Arte e la Cooperativa tessile artigiana Su Marmuri

Il Museo Stazione dell’Arte è un recupero industriale e naturalistico unico in Italia. La storia della costruzione artistica di Maria Lai è tutta concentrata in un luogo magnetico dove attualmente ci sono anche opere dell’architetto Stefano Boeri nella mostra “Sii albero” attraverso un percorso espositivo che mette in evidenza le affinità e le specificità della produzione dei due artisti e della loro visione sul legame tra uomo e natura.

La capra fa parte della tradizione e della cultura sarda, Maria Lai la riteneva un alter ego. Nel 1981 decide di creare il logo della capra e di donarlo alla Cooperativa tessile artigiana Su Marmuri, nata nel 1971 con l’intento di preservare l’antica tradizione tessile del paese. I manufatti sono realizzati completamente a mano su telai manuali, con tecnica a Pibiones, una tecnica tradizionale di tessitura a grani esclusiva della Sardegna, utilizzando esclusivamente fibre naturali. Parte delle creazioni è caratterizzata dalla riproposizione di motivi decorativi appartenenti al vasto repertorio della tradizione tessile della Sardegna. Nel corso degli anni sono inserite collezioni nuove, con disegni sviluppati su progetti interni o in collaborazione con importanti artisti.

 

Laura Testa

Foto © Laura Testa

http://www.stazionedellarte.com/

https://www.ulassaiturismo.it/

http://www.sumarmuri.it/

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Laura Testa
Laureata in Lettere e specializzata in Scienze delle Comunicazioni presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista con esperienza di addetto stampa in ambito sia pubblico che privato, nei settori turismo, infrastrutture, economia del territorio, architettura, restauro e cultura. Ha collaborato con Agricoltura Italiana on line, Quigiovani, Nuova Economia, il Giornale del Mattino di Arezzo, Class Golf, ClubIN,Servizio Scuola, Campus, Rai Radiocampus, Block Notes, Italiani come noi, La Scuola si Aggiorna, Mister Help, Mediamente. Attualmente scrive sul quotidiano online Unonotizie,Turismo Informazioni, Area Wellness, A noi la parola. Autrice del catalogo d’arte Femminilinee e dell’Enciclopedia Mosaico.

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