Una villa suburbana nella zona nord facente parte del popolato comprensorio dell’antica cittadina sviluppata all’esterno della cinta muraria
La villa suburbana di Civita Giuliana di Pompei ancora una volta, non smette di stupire. Infatti, in questi giorni, restituisce agli archeologi “Il dormitorio degli schiavi”, un ambiente di 16 metri quadrati dove probabilmente viveva una piccola famiglia. Ma vediamo nel tempo cosa è stato scoperto in questo sito.
La Villa di Civita Giuliana
Si tratta di una villa suburbana situata nella zona nord di Pompei facente parte del popolato comprensorio dell’antica cittadina che si sviluppava all’esterno della cinta muraria. Questa villa, conservata in maniera straordinaria, è riportata alla luce nell’estate del 2017. Lo scopo principale degli scavi ufficiali, intrapresi dalla Soprintendenza, era di evitare molteplici attività clandestine dei tombaroli che avevano “adocchiato” il sito, ma che, con la loro attività di scavare gallerie, avevano fatto danni immensi al patrimonio archeologico valutati in seguito oltre due milioni di euro. La campagna di scavo in questa località, Villa Giuliana, un’area a circa 700 metri a nord–ovest di Porta Vesuvio, mette in luce un ispezione dell’inizio del 1900.
Gli scavi del marchese Imperiali
Nel 1907 furono condotti scavi in questo sito dal marchese Giovanni Imperiali, dopo la concessione di ricerca rilasciata dal ministero della Pubblica Istruzione dell’epoca, competente per scavi archeologici. Gli scavi avevano portato alla luce 15 ambienti, riferibili a due porzioni della villa, uno produttivo e l’altro residenziale.
I cunicoli scavati dai clandestini e le scoperte di oggi
Negli ultimi decenni vi sono stati molti scavi clandestini, trovati dai carabinieri della Tutela Patrimonio e questi cunicoli hanno danneggiato muri antichi e distrutto intonaci importanti, trafugando e rovinando oggetti. Il Parco archeologico ha messo quindi sotto tutela il sito e ha permesso ora di far emergere dal tempo, 79 d.C. quando la cittadina fu sommersa dalla lava, un nuovo ambiente “La stanza degli schiavi”. Si tratta di 16 metri quadrati, come scrivevamo all’inizio. Un modesto alloggio degli addetti che si occupavano del lavoro quotidiano nella villa. Nell’ambiente ritrovate, anche, tre brandine in legno e una cassa lignea con oggetti in metallo e in tessuto che sembrano far parte dei finimenti dei cavalli. Appoggiato su uno dei letti, un timone di un carro del quale è stato effettuato un calco.
Dormitorio e ripostiglio
I letti, composti da poche assi di legno lavorate in maniera sommaria, potevano essere assemblate a seconda della altezza di chi utilizzava il letto. Due hanno una lunghezza pari a metri 1,70 mentre un altro misura 1,40 metri. Quest’ultimo attribuibile a un bambino o un ragazzo. Quello che sorprende di più è la rete dei due letti che è formata da corde, le cui impronte indicano che al disopra erano sistemate coperte di tessuto. Al disotto vi erano oggetti personali come brocche in ceramica e ”Il vaso da notte”. L’ambiente era illuminato da una piccola finestra in alto e forse lì, la sera veniva accesa una lucerna. La stanza era quindi un dormitorio per un gruppo di schiavi, forse una famigliola, come lascia intuire la brandina a misura di bambino. L’ambiente serviva anche da ripostiglio dato il ritrovamento di otto anfore stipate in un angolo.
«Si tratta di una finestra nella realtà quotidiana di persone che raramente appaiono nelle fonti storiche che ci parlano solo dell’Élite che abitavano Pompei» afferma il direttore generale Gabriel Zuchtriegel. Prosegue: «In questo caso l’archeologia ci aiuta a scoprire una parte del Mondo antico che conosciamo poco ma che è ugualmente importante. Colpisce di questo ambiente la precarietà, e ci dice che era una via di mezzo tra dormitorio e ripostiglio di appena 16 mq. È sicuramente una delle scoperte più emozionanti della mia vita da archeologo».
Il ministro delle Cultura Dario Franceschini sulla scoperta
«Pompei è la prova che quando l’Italia crede in se stessa, e lavora come una squadra, raggiunge traguardi straordinari. Questa nuova incredibile scoperta nella città, dimostra che oggi il sito archeologico è diventato una delle mete più ambite al Mondo, ma anche luogo ove si fa ricerca e si sperimentano nuove tecnologie».
Altre scoperte nella Villa Civita Giuliana
Alcuni mesi orsono sono stati ritrovati nel sito, l’apparato completo scheletrico di un cavallo, bordato con morso e briglie in ferro e sull’osso occipitale, tra le orecchie, elementi decorativi in bronzo, applicati verosimilmente su elementi in cuoio. Il cavallo doveva far parte di una “razza nobile”, e rappresentava un indicatore dell’agiatezza del padrone. Si trattava probabilmente di un animale da rappresentanza.
Una tomba nella Villa Civita Giuliana
Gli archeologi ci dicono che anche dopo l’eruzione il sito fu ripopolato. Lo dimostra il rinvenimento di una sepoltura, fatta a tegole con tumulo e tubo fittile per le libagioni posizionata sul muro meridionale dell’edificio. Il tempo cui attribuire questa tomba non è precisabile ma è comunque posteriore al 79 d.C. e sempre in epoca imperiale. L’individuo che vi fu deposto supino, aveva come corredo un chiodo in ferro individuato sulla spalla destra. L’età di questa persona di sesso maschile è stimata tra i 40 e i 55 anni. All’epoca erano poche le persone ad arrivare a quell’età date le frequenti epidemie e le malattie non curabili.
Foto © Parco Archeologico di Pompei