Regno Unito, contenere Omicron evitando il lockdown a Natale

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Regno Unito

Posizioni politiche contrastanti, attività commerciali che non sopravvivrebbero, campagna vaccinale a rilento, tante questioni da risolvere per Boris Johnson

A ridosso del Natale, il Regno Unito è nella difficile posizione di dover contenere la diffusione del Covid19 evitando allo stesso tempo pesanti restrizioni. Da una parte preoccupano gli oltre 90 mila contagi giornalieri, con una consistente presenza della variante Omicron (1 caso su 9). Dall’altra, le chiusure causerebbero gravi perdite per gli esercizi commerciali. Per questo, l’amministrazione Johnson invita a uno sforzo per rispettare le regole, in modo da scongiurare un nuovo lockdown durante le feste.

Posizioni politiche

La scorsa settimana, quasi 100 deputati conservatori si sono espressi contro la richiesta della certificazione vaccinale nei grandi punti di aggregazione. Sono stati invece 63 i “ribelli” nel voto sulla vaccinazione obbligatoria per il personale sanitario. «Un colpo significativo all’autorità del premier, già danneggiata», ha commentato il leader laburista Keir Starmer. La proposta era stata appoggiata anche dal suo partito, che pure ha visto 22 dissidenti al suo interno.

Approvata invece l’obbligatorietà della mascherina al chiuso nei luoghi pubblici, inclusi musei e gallerie. Le persone vaccinate venute a contatto con un caso di Covid-19 potranno evitare l’isolamento fiduciario, purché eseguano tamponi giornalieri per una settimana.

Studio dei numeri

I numeri stanno salendo rapidamente, come già scritto è stata toccata quota 90 mila contagi in un giorno. Il premier Boris Johnson vuole accelerare la distribuzione dei vaccini, invitando la popolazione a farsi inoculare il richiamo in tempi brevi. Intanto, oltre 846 mila dosi booster sono state consegnate.

Prima di prendere decisioni affrettate, il Governo vuole però raccogliere più dati, specialmente sulla variante Omicron. Il Comitato scientifico è dell’idea opposta e chiede interventi urgenti, avvisando che “la tempistica è cruciale”. Non sono bastate quattro ore di incontro, Johnson vuole equilibrio sull’argomento, in modo da salvare le feste di Natale – almeno finché questo sarà possibile.

Salvare il Natale, ma nessuna promessa

Regno Unito «Il Governo non può promettere che non ci sarà il lockdown a Natale», dichiara il vicepremier Dominic Raab. «Nessuna decisione è stata presa», continua Raab, ogni possibilità è al vaglio». Secondo il Daily Telegraph è probabile una sorta di coprifuoco per bar e ristoranti. Tutto dipenderà dalla pericolosità di Omicron e da quanto rapidamente andrà avanti la vaccinazione. Il messaggio generale è quello di usare un mix di «precauzione e buon senso».

Campagna vaccinale

Il Servizio sanitario nazionale (NHS) ha annunciato un aumento delle vaccinazioni giornaliere del 75%. Si tratta di un incremento molto alto, ma non in linea con quanto pianificato da Johnson. Il premier puntava infatti a completare le terze dosi per tutti gli aventi diritto entro la fine del 2021. Una missione nata impossibile, viste le 15 milioni di persone che hanno ricevuto la seconda dose solo a settembre. Nel complesso, il 76,8% ha ricevuto la prima dose, il 70,2% la seconda e il 44,5% anche la terza.

Pressione dei commercianti

Se i tecnici propendono per l’estrema cautela, dal lato opposto il Governo sente la pressione del mondo economico. Solo nel settore ricettivo, l’associazione UK Hospitaliy stima nell’ultimo anno perdite per 80 miliardi di sterline (circa 94 miliardi di euro, -64%). «Servono aiuti», reclama la presidente Kate Nicholls, altrimenti 10 mila esercizi rischiano la chiusura, «già 660 mila posti di lavoro sono stati persi». Ma sono tutti i settori a essere in crisi, il lockdown natalizio sarebbe insostenibile per molti.

Eventi cancellati

Per tutelarsi dalla variante Omicron, il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha già predisposto la cancellazione della festa di capodanno a Trafalgar Square. Londra ha avuto 65 mila casi nell’ultima settimana, con un’ospedalizzazione in aumento del 29%.

Annullati anche il 70% degli eventi musicali e teatrali in tutto il Regno Unito. A pesare, sia il crollo degli spettatori che l’alto numero di contagi tra gli artisti. Stop anche per la Royal Opera House di Londra, che avrebbe avuto in programma il Nabucco di Verdi e Lo Schiaccianoci di Čajkovskij. La ripresa è prevista per inizio gennaio.

Uso delle mascherine

Il Governo del Regno Unito è dunque tornato a imporre la mascherina al chiuso per chi ha più di 11 anni. Le multe partono da 200 sterline (235 euro) e possono salire fino a 6.400 sterline (7.500 euro) per le recidive. Ma più che sulla repressione, si cerca di convincere e incoraggiare le persone a seguire le regole.

L’Ufficio nazionale di statistica (Ons) riporta un calo costante della percentuale di persone che usano la mascherina, arrivato al -13% rispetto a ottobre. Mentre la percentuale di chi dichiara di aver seguito la combinazione mascherina-distanziamento è scesa dal 95 all’82%. Ovviamente bisogna affidarsi alla veridicità delle risposte del campione, ma sembra che con l’aumentare dell’età aumentino anche le precauzioni. Il 92% degli ultrasettantenni pensa che la mascherina sia utile per evitare la diffusione del Covid-19. Nella fascia 16-29 anni si scende all’80%.

Comportamento della popolazione

Regno Unito Il comportamento dei britannici non è univoco, tra assembramenti, auto-lockdown e vaccinazioni in massa. Lo scorso weekend in migliaia si sono riversati nei centri commerciali di Londra e del Regno Unito, spesso senza mascherine o rispetto del distanziamento. Ma quella stessa Oxford Street (una delle principali arterie commerciali della capitale) presa d’assalto, ha visto svuotarsi rapidamente bar e ristoranti.

Secondo un sondaggio di Ipsos Mori, la maggioranza dei cittadini ha deciso di fare da sé per ridurre i rischi di far circolare Omicron e salvare il Natale. Il 58% evita il trasporto pubblico, il 57% non va in pub e ristoranti né si riunisce con familiari e amici.

 

Raisa Ambros

Foto © theguardian, news, bbc, cnbc, reuters

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Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

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