Appare sempre più evidente che si sia passati da una democrazia elettiva a una burocrazia elettiva autoreferenziale
Come paventato qualche articolo fa, gli italiani hanno dato un chiaro segnale ai partiti e più in generale alla classe politica, se qualcosa non cambia nei fatti saranno destinati a una politica autoreferenziale. Appare evidente che si sia passati da una democrazia elettiva a una burocrazia elettiva. Il giochino del ruolo degli schieramenti, uniti apparentemente solo per l’elezione del momento, oramai ha stufato.
La disaffezione il segnale preoccupante
L’elettore ha preferito non recarsi a votare dando un ulteriore segnale, come se quelli delle precedenti tornate elettorali non fossero bastati, di disaffezione alla democrazia partecipata. Molto probabilmente perché consapevoli che comunque si scelga, in alcuni casi, poi il risultato che viene fuori è quello di una mescolanza arrabattata per governare. Quasi tutti i partiti vivono una crisi profonda di identità che li porta a non essere più credibili tra la gente comune, stanca di essere presa per i fondelli e che non si aspetta più nulla di serio da buona parte dello establishment politico.
La demarcazione sempre più tangibile
Il significato, piuttosto chiaro, di un proverbio può aiutare a comprendere meglio l’accaduto: “chi la fa l’aspetti”. Tutto qui. La maggioranza degli italiani ritiene, a buon ragione visto l’andamento delle cose, di aver ricevuto qualche torto dai partiti a cui avevano dato fiducia e quindi risponde con l’unica arma democratica a loro disposizione, l’astensione. Questo è il vero dato che dovrebbe far riflettere molti, la consapevolezza motivata che l’elettore è nauseato da questo andazzo che sta portando, sempre più, a una demarcazione tra la proposta politica e l’applicazione di questa nella realtà.
La commedia alla quale non si vuole più assistere
Un divario enorme tra quello che si propone e quello che di fatto viene davvero eseguito, la mancanza di lealtà verso i cittadini che potrebbe essere riassunta in una frase: “dici ciò che non pensi e fai ciò che non dici”. Alla lunga questo siparietto viene percepito come un ruolo delle parti in una commedia dove gli italiani finiscono per essere spettatori di una rappresentazione troppe volte andata in scena. Ed è qui che scatta quella ritrosia che porta alla disillusione sotto gli occhi di tutti o quasi.
Il calo di consensi cronico
E già, perché a quanto pare non tutti sembrerebbero godere di una buona vista, ma si sa anche questo, dopotutto non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere e quindi via con i “pipponi”<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<< che sciorinano il calo di consensi, come un dato cronico dovuto alla partecipazione di scelte all’interno dell’azione di Governo. Vai a vedere che adesso la colpa è di Draghi e non di chi, pur di avere un strapuntino nella maggioranza allargata, si sia strappato le vesti per farne parte. È vero, le cose si cambiano dall’interno, ma questo non significa non avere schiena dritta nel portare avanti un programma per cui gli elettori ti hanno votato.
La solita pantomima
Probabilmente ha stufato anche la pantomima di alcuni partiti che sono nella maggioranza e allo stesso tempo, fuori dal palazzo si comportano come se stessero all’opposizione. Allucinante. La gente è stufa, vuol sapere da che parte stai e con quale proposte concrete ci stai, senza giochini di alcuna sorta, semplicemente con schiettezza e senza remore, il tutto senza strizzare l’occhietto ai sondaggi. Per cui oggi dici una cosa e domani te la rimangi, semplicemente perché il trend è mutato e l’unica cosa che conta, sempre per alcuni, non è la forza delle idee, ma l’andamento dell’indagine esplorativa del momento.
Quando non si sa cosa dire ecco i soliti cavalli di battaglia
In alternativa a tutto questo, molte volte, si assiste allo spolvero di vecchi cavalli di battaglia, così tanto per gradire e per dare in pasto qualcosa a chi ascolta. Alla lunga però il tutto diviene una solfa stantia che poco ha a che fare con le problematiche delle famiglie italiane e che incentiva maggiormente quel distacco tra politica e cittadini.
Il grido che viene dalla società civile
Eppure la richiesta che giunge dalla società civile è chiara, anche se sembra essere ignorata, essere al centro dell’agenda politica, vedere che i partiti non si perdano nei meandri delle chiacchiere, del parlarsi addosso, ma facciano cose tangibili. Nel frattempo il Bel Paese tocca i 5,6 milioni di italiani che vivono sulla soglia della povertà, mentre 2,6 milioni si rivolgono alle mense per i poveri per un pasto caldo!
Alessandro Cicero
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