Mario Martone tra teatro e cinema

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Mario Martone

Regista napoletano dalla grande capacità ecclettica di fare la regia teatrale, cinematografica e di opere liriche

Quest’anno la Mostra del Nuovo cinema di Pesaro, ha dedicato la retrospettiva del cinema di Mario Martone. Un convegno alla sua presenza, insieme ad attori come Iaia Forte, Tommaso Ragno coprotagonista con Pierfrancesco Favino di “Nostalgia”, film pluripremiato a Venezia e a Cannes. Inoltre un libro dal titolo “Mario Martone”. Il cinema e i film a cura di Pedro Armocida direttore del festival pesarese e Giona A. Nazzaro direttore del festival di Locarno.

Mario Martone, regista napoletano, ha una grande capacità ecclettica di fare la regia teatrale, cinematografica e di opere liriche. L’ultima al teatro Regio di Torino “Il Rigoletto”, ha stupito la critica e gli addetti ai lavori, perché non compare la figura di Rigoletto, ed evidenziando la messinscena drammaturgica verdiana in una ambientazione post moderna.

Trent’anni di cinema

Mario, con cui mi lega una amicizia spontanea e sincera, in realtà non stupisce, perché le sue locations sono realistiche. Il realismo delle periferie napoletane, dove è cresciuto con i suoi primi gruppi teatrali e in cui ha trovato Toni Servillo, per me il più grande attore italiano non solo nel grande schermo. Mario Martone nasce dal teatro popolare e ancora oggi regista pluripremiato, non scorda le sue origini, il teatro di Eduardo.

Ho fatto la sua conoscenza a Pesaro durante l’allestimento di una sua opera lirica per il Rossini Opera Festival di Pesaro. Ho poi visto tutti i suoi film dall’Amore molesto a Nostalgia, passando per Il giovane favoloso, una rappresentazione del Leopardi, che mi ha aiutato a sviluppare la figura del grande poeta, nel mio saggio letterario “Leopardi, filosofo o poeta?” fino a Noi crediamo, in tre episodi, dove la narrazione storica di Martone e la magistrale direzione fotografica di Renato Berta, che ha lavorato nei 30 anni di cinema di Mario, mi ha permesso di sviluppare una riflessione sul pensiero mazziniano, e la non attuazione della Giovine Italia nel Meridione.

Trent’anni di cinema iniziato con un film spiazzante Morte di un matematico napoletano, il suo primo lungometraggio, dopo una lunga esperienza teatrale mai abbandonata e iniziata nel 1977. Martone è un caso unico nella storia del cinema italiano, perché in lui vi è una volontà dichiarata di permeabilità, un desiderio di farsi attraversare e invadere dal fuori campo, un laboratorio permanente, una vera e propria officina. Il cantiere aperto che ci fa tornare indietro alla creatività di Esenstein, ha in questo momento con la profonda collaborazione della sceneggiatrice (e moglie) Ippolita di Majo, una sintesi ideale e un agape di gruppo, difficilmente ritrovabile nei grandi registi italiani, da Rossellini a Visconti, da Fellini ad Antonioni.

Il rapporto fra Tony Servillo e Mario Martone

Mario MartoneUna lunga amicizia di reciproca ispirazione creativa all’interno di una visione artistica complessa tra Mario Martone e Tony Servillo, a partire dall’esperienza comune di Teatri Uniti fino ai sei film realizzati insieme. Da ultimo “Qui rido io” del 2021, un omaggio al padre del teatro napoletano Edoardo Scarpetta.

«Noi avevamo dentro una formazione proveniente dagli anni sessanta e settanta», sottolinea Servillo. «C’era un atmosfera molto viva e trasversale tra le arti. Io e Mario siamo due caparbi e questo ci accomuna, nonostante ognuno abbia il suo ruolo: lui il regista e io l’attore».

Napoli

Le ambientazioni del capoluogo partenopeo di Martone non sono convenzionali o puerili, pizza e mandolino. La sua Napoli non è mai vista dagli occhi di un bambino ma di un adulto bambino. Come il suo Leopardi, luoghi, topos arcaici profondi e simbolici.

 

Paolo Montanari

Foto © Blitz Quotidiano, Rossini opera festival, MyMovies

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