I pittori di Pompei: una grande mostra all’Archeologico di Bologna

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I pittori di Pompei

Un viaggio fra le domus romane sepolte nel 79 d.C. dall’eruzione del Vesuvio, riccamente affrescate da pittori rimasti anonimi e considerati al pari di artigiani dalla società romana dell’epoca

Oltre 120 opere provenienti dal museo archeologico nazionale di Napoli, alcune esposte per la prima volta, sono approdate a Bologna per la mostraI pittori di Pompei“, allestita al museo civico archeologico. Inaugurata il 23 settembre, sarà aperta fino al 19 marzo prossimo. Curata da Mario Grimaldi e prodotta da MondoMostre, l’esposizione rappresenta un’opportunità per scoprire il mondo romano del I secolo d.C. e il lavoro degli artisti che decoravano le case delle famiglie più importanti.

Il percorso di “I pittori di Pompei” porta il visitatore all’interno dei palazzi e delle ville romane mostrando il valore decorativo degli affreschi e i loro temi, che spaziavano dai miti provenienti dalla cultura greca ed ellenistica e fatti propri dai Romani, senza disdegnare il teatro, la musica e le nature morte. Alcuni oggetti, come tavoli, lucerne, coppe e brocche, aiutano a immaginare come si svolgeva la vita in quelle dimore patrizie. Grazie alla tecnologia digitale, si può visitare una domus dell’epoca, percorrendo i vari vani e visualizzando il giardino, che era indice di prestigio e luogo di socializzazione, in cui accogliere gli ospiti.

Arte per schiavi, liberti e donne

Ammirando la ricostruzione degli ambienti delle domus più lussuose, ci si domanda chi fossero i pittori di Pompei, Ercolano e dell’area vesuviana, le cui opere sono giunte fino ai nostri giorni. E si scopre che se nel mondo greco gli artisti erano tenuti in grande considerazione, in quello romano venivano reputati dei semplici decoratori, artigiani dediti a un mestiere inferiore alla politica e alle arti militari.

I pittori di PompeiDe “I pittori di Pompei” abbiamo le opere, ma non i nomi. Non esisteva la consuetudine di firmare le proprie creazioni, e anche questo è un chiaro segnale del livello che occupavano all’interno della società. Nessun romano di nobili natali si sarebbe sognato di dipingere: era un lavoro riservato agli schiavi, ai liberti e persino alle donne.

Una parte interessante della mostra è dedicata agli strumenti di lavoro degli artisti. Durante gli scavi, sono state rinvenute delle coppe ancora piene di colori, che si ottenevano con diversi pigmenti. Una cromia di lusso era l’azzurro, realizzato mischiando rame di Cipro, carbonato sodico e sabbia, riscaldati ad alta temperatura. I muri da affrescare venivano preparati con l’ausilio di strumenti quali fili a piombo, squadre, compassi, anch’essi ritrovati dagli archeologi ed esposti.

L’affresco più spettacolare in esposizione rappresenta un filosofo con due figure femminili. La prima è l’allegoria della Macedonia, riconoscibile per l’abbigliamento e per le armi (una lancia e uno scudo con la stella macedone a otto punte). L’altra donna, in primo piano, è l’allegoria della Persia. L’opera, che risale al I secolo a.C., è stata trovata in una villa a Boscoreale. Un’altra raffigurazione che colpisce è quella delle Tre Grazie (nella foto), proveniente da Pompei. L’intera selezione è comunque sorprendente e ogni singolo visitatore può scegliere i suoi preferiti.

I falsari esistevano già nel 1700

La mostra “I pittori di Pompei” è stata pensata anche per i più piccoli. Oltre a una app, c’è anche un’aula didattica, dove giocare cimentandosi a colorare come gli artisti romani.

Una chicca da non lasciarsi sfuggire è proprio all’inizio del percorso: si tratta di un quadretto che raffigura la morte di Pallante. Sembra arte pompeiana, ma è un clamoroso falso. L’autore è un tale Giuseppe Guerra, che riuscì a imbrogliare gli studiosi finendo addirittura nel museo ercolanese. Gli scavi che hanno portato alla scoperta di Ercolano sono del 1738 e quelli di Pompei del 1748, e presto si era iniziato a staccare, con i mezzi allora a disposizione, gli affreschi più rilevanti per poterli conservare. Il falso di Guerra, realizzato intorno al 1757, fu smascherato qualche anno dopo insieme ad altre sue opere e tutto finì in cantina. Oggi è una curiosità divertente, che evoca l’esistenza dei falsari, ovunque pronti a soddisfare la brama dei collezionisti e a depredarli.

Anche le opere vanno in tournée

I pittori di PompeiOltre al curatore Mario Grimaldi, docente universitario a Napoli ed esperto di antichità pompeiane, la mostra “I pittori di Pompei” nasce dalla felice collaborazione fra i direttori dei due musei archeologici di Napoli e Bologna, Paolo Giulierini e Paola Giovetti (nella foto, da sinistra il curatore Grimaldi, Giovetti e Giulierini posano davanti all’affresco del Filosofo con Macedonia e Persia).

La visita alla mostra può essere l’occasione giusta per scoprire anche gli altri tesori del museo civico archeologico di Bologna. La sua collezione egiziana è fra le più importanti in Europa. Anche il patrimonio archeologico di storia etrusca è di rilievo, ma se volete ammirarlo dovrete tornare dopo marzo 2023. Al momento circa 300 importanti reperti sono “in tournée” in Cina.

 

Maria Tatsos

Info: “I pittori di Pompei”, dal 23 settembre 2022 al 19 marzo 2023; www.ipittoridipompei.it

Foto © RobertoSerra/ufficio stampa, Maria Tatsos

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Maria Tatsos
Giornalista professionista, è laureata in Scienze Politiche e diplomata in Lingua e Cultura Giapponese presso l'IsiAO di Milano. Attualmente lavora come freelance per vari periodici femminili, collabora con il Museo Popoli e Culture del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) e con il Centro di Cultura Italia-Asia. Tiene corsi di scrittura autobiografica ed è autrice di alcuni libri, che spaziano dai diritti dei consumatori alle religioni asiatiche. È autrice del romanzo storico "La ragazza del Mar Nero" sulla tragedia dei greci del Ponto (2016) e di "Mai più schiavi" (2018), un saggio su Biram Dah Abeid e sulla schiavitù in Mauritania, entrambi editi da Paoline. Nel tempo libero coltiva fiori e colleziona storie di giardini, giardinieri e cacciatori di piante che racconta nel corso "Giardini e dintorni".

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