Caso Ferragnez-Codacons, interrogazione parlamentare a Nordio

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L’interpretazione non uniforme, e spesso contraddittoria, del reato di diffamazione da parte delle Procure della Repubblica

Della mia stima per il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, magistrato competente e coraggioso, ne ho parlato sul Riformista il 28 novembre. Introducendo un’intervista al presidente del Codacons, Carlo Rienzi, sceso da tempo in campo, alla testa del principale sindacato dei consumatori, nella battaglia per una giustizia giusta. Come avevamo già raccontato a maggio sempre sullo stesso quotidiano.

La stima del Codacons per il ministro Nordio

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Anche Rienzi, come me, aveva dato un giudizio positivo sul ministro della Giustizia, magistrato anti-casta e anti-sistema. Ma ora Carlo Nordio è stato chiamato a rispondere al Codacons, per il tramite di una interrogazione parlamentare, sul caso che oppone da tempo l’associazione a Fedez, in una querelle pubblica con strascichi giudiziari. In modo particolare il ministro dovrà chiarire perché le Procure della Repubblica del Belpaese, in tema di diffamazione, adottino spesso, come denuncia il Codacons, “due pesi e due misure, quando ad essere coinvolti nei procedimenti sono influencer famosi come il rapper e la moglie Chiara Ferragni”.

L’interrogazione parlamentare di Francesco Gallo

Con una interrogazione a risposta scritta, Francesco Gallo (deputato del Gruppo Misto), ha chiesto infatti al ministro della Giustizia di fornire chiarimenti su alcune anomalie sollevate di recente anche dai media. La vicenda riguarda una Pm di Roma, la quale ha rinviato a giudizio il presidente del Codacons, accusando l’associazione di avere diffamato Fedez, definendolo “ciuccio”.

Rinvio a giudizio però che il Codacons ricorda essere stato ritenuto abnorme dal Tribunale di Roma, che lo ha annullato. Rimandando il procedimento ad un nuovo Pm, che ha ipotizzato nuovamente una diffamazione ai danni del rapper da parte del Codacons. Tutto ciò mentre per una identica vicenda, sempre secondo il Codacons, “un altro giudice ha di recente assolto Daniela Martani (ex hostess e concorrente del “Grande Fratello”) dall’accusa di diffamazione per aver definito i Ferragnez perfetti idioti, palloni gonfiati irrispettosi della vita delle persone e degli animali”.

Creando così, secondo Carlo Rienzi, un corto circuito giudiziario che ha portato oggi il Parlamento a chiamare in causa direttamente il ministro della Giustizia, attraverso una interrogazione scritta.

Approcci contraddittori di diverse Procure della Repubblica in tema di diffamazione

L’On. Franco Gallo, iscritto al Gruppo Misto della Camera dei Deputati.

Si assiste spesso a notizie di approcci contraddittori da parte delle diverse procure della Repubblica in relazione ad un fenomeno sempre più in evoluzione ovvero quello della presenza di affermazioni sul web che, da un lato, costituiscono espressione del diritto di critica e, dall’altro, vengono di volta in volta regolate nella portata da un’applicazione non uniforme del reato di diffamazione, azioni che indubbiamente non possono che avere quale focus della critica proprio l’attività dei più noti influencer e degli utenti dei social e del web. Senonché, proprio in tale ambito, ciò che rientrava nel diritto di critica – qualificato dall’essere un’associazione dei consumatori che agisce in forza di un dovere imposto dalla legge (Codice del consumo) e dallo Statuto – è divenuto in alcuni casi un’esimente, in altri reati di diffamazione. L’applicazione spesso contraddittoria di tale ipotesi di reato in relazione a comportamenti analoghi rischia di colpire le libertà e i principi costituzionali della libertà di pensiero e conseguentemente del diritto di critica e cronaca. Risultano all’interrogante dei casi, tutti comprovati da documenti certi, che hanno messo in risalto come un pubblico ministero della stessa procura decida di esercitare l’azione penale in un caso identico, riguardante una medesima offesa rivolta a specifici influencer, per il quale il pubblico ministero della stanza accanto ha ritenuto di assolvere un altro soggetto che aveva espresso le proprie opinioni nei confronti degli stessi influencer”. È quanto afferma Francesco Gallo nella sua interrogazione scritta al ministro Carlo Nordio.

Nella quale chiede al ministro “se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, in specie di carattere normativo, volte a rafforzare le garanzie di imparzialità e terzietà di chi deve esercitare l’azione penale e conseguentemente assicurare tutele ai cittadini; se e quali iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, siano state assunte o si intendano assumere ai fini della certezza del diritto e di consentire ai cittadini di poter correttamente orientare le loro scelte e azioni con specifico riferimento al contemperamento tra diritto di libertà di pensiero, cronaca e critica e il reato di diffamazione, anche considerando le particolari problematiche poste dalla diffusione pervasiva dei social network”. 

Le aspettative del Codacons, secondo Carlo Rienzi, in materia di certezza del diritto

Ora il Procuratore capo della Repubblica di Roma, Francesco Lo Voi, dovrà spiegare al ministro le ragioni di queste strane differenze di giudizio”, dichiara Carlo Rienzi, che oltre ad essere presidente del Codacons è anche giurista e professore universitario di chiara fama.

Quello dell’incertezza del diritto e della non sempre omogenea produzione giurisprudenziale nel nostro Paese è stato spesso denunciato su queste colonne. E quello dell’utilizzo improprio di querele per diffamazione, spesso temerarie, trattate in modo contraddittorio dalle diverse Procure della Repubblica, può risultare una seria minaccia per l’esercizio dell’articolo 21 della Costituzione. E quindi del diritto di tutti di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Nonché principio che la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Censure che spesso vengono invece effettuate attraverso un uso, che potremmo definire a volte abuso, delle denunce e querele temerarie per diffamazione. Soprattutto quando vengono trattate in modo diverso, se non addirittura contraddittorio, da diversi magistrati sul territorio nazionale. Dove vige la stessa legge e dovrebbe quindi vigere anche la stessa applicazione della stessa. 

L’auspicio del Codacons, secondo Rienzi, è che possa essere emanata una “norma che imponga ai capi degli uffici giudiziari di coordinare tante teste, che ognuna pensa e interpreta le norme a modo suo, creando un minimo di uniformità di giudizio che consenta ai cittadini di sapere ciò che è consentito e ciò che è vietato. E soprattutto dare più forza al diritto di critica e di cronaca, obbligando i giudici a motivare sempre su queste importantissime esimenti. Che sono baluardo essenziale della libertà di espressione del pensiero”. In attesa della risposta del ministro Nordio, possiamo dare torto, almeno su questo punto, a Carlo Rienzi?

 

Alessandro Butticé

Foto © Facebook, Codacons, Instagram

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Da sempre Patriota italiano ed europeo. Padre di quattro giovani e nonno di quattro giovanissimi europei. Continuo a battermi perché possano vivere nell’Europa unita dei padri fondatori. Giornalista dall'età giovanile, poi Ufficiale della Guardia di Finanza e dirigente della Commissione Europea, alternando periodicamente la comunicazione istituzionale all’attività operativa, mi trovo ora nel terzo tempo della mia vita. E voglio viverlo facendo tesoro del pensiero di Mário De Andrade in “Il tempo prezioso delle persone mature”. Soprattutto facendo, dicendo e scrivendo quello che mi piace e quando mi piace. In tutta indipendenza. Giornalismo, attività associative e volontariato sono le mie uniche attività. Almeno per il momento.

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