Accademia Carrara a Bergamo: un nuovo look al passo coi tempi

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Nella capitale della cultura 2023 italiana insieme a Brescia riapre al pubblico il museo più prestigioso. Oltre 300 opere in un nuovo allestimento e una mostra temporanea dedicata a Cecco del Caravaggio

Nell’anno di Bergamo e Brescia capitale della cultura italiana, Accademia Carrara – uno dei musei bergamaschi più prestigiosi – dopo cinque mesi di lavori riapre al pubblico dal 28 gennaio con un nuovo look e un ricco programma di iniziative, che animeranno tutto il 2023.

In arrivo bistrot e giardino

Chi conosceva da prima questa istituzione resterà colpito da come abbia cambiato pelle. «Il museo è stato rivoluzionato», ha commentato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che è anche presidente della Fondazione Accademia Carrara.

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Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori alla presentazione del nuovo museo

«Al primo piano, saranno ospitate le mostre temporanee e ci sarà un focus sulla collezione, destinato a variare. Al secondo, trova spazio l’esposizione permanente del patrimonio artistico». Fra i tre piani, è previsto un percorso ad anello, al quale si sta lavorando. Fra le altre novità, è in arrivo anche un bistrot e la risistemazione di 3000 mq di giardino, che saranno pronti entro l’estate. Insomma, un museo sempre più attrattivo e fruibile, limitrofo negli esterni alle mura venete, patrimonio Unesco, da scoprire anche da questa prospettiva.

Cecco del Caravaggio, un artista da scoprire

Cecco_Del_CaravaggioLa prima sorpresa per chi visiterà l’Accademia Carrara fino al 4 giugno 2023 è la mostra Cecco del Caravaggio. L’allievo modello. Per la prima volta, 19 dei 25 dipinti conosciuti di questo artista vengono esposti al pubblico insieme a due opere del Caravaggio e a opere di altri pittori coevi che aiutano a comprendere il contesto in cui ha lavorato Francesco Boneri, ossia Cecco. Artista di talento e anticonformista, Cecco è un mistero. «Non sappiamo né quando sia nato, né la data della sua morte», racconta Gianni Papi, curatore della mostra, che dopo trent’anni di studi è riuscito a scoprire che era di famiglia bergamasca, e non francese o fiamminga.

caravaggio_san_giovanni_battistaSe vi suona strano questo soprannome, Cecco del Caravaggio, il significato ce lo svela questa mostra all’Accademia Carrara. Francesco Boneri è stato garzone del grande pittore, suo apprendista ma anche compagno di letto. E come ci mostrano alcuni quadri selezionati per questa mostra, dove Cecco si è auto ritratto (vedi la foto sopra) o è stato ritratto da altri, è un giovane dandy, ben vestito e attento alla sua immagine. Caravaggio lo usa anche come modello: è di Cecco ragazzino il volto di San Giovanni Battista (nel quadro a destra), esposto a Bergamo e proveniente dai Musei Capitolini di Roma.

Il-flautista_cecco-del-caravaggioColpiscono i soggetti scelti da Cecco, che non esita a trasporre su tela riferimenti omoerotici, in contrasto con i costumi dell’epoca, o a proporre composizioni enigmatiche, come Il flautista (qui a sinistra, dall’Ashmolean Museum di Oxford), circondato da una ricca natura morta, curato nell’abbigliamento e intrigante nello sguardo. L’opera era stata attribuita erroneamente a Velásquez.

Fruizione perfetta grazie alle luci e al distanziamento

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Al piano superiore, la collezione permanente dell’Accademia Carrara è stata esposta seguendo nuovi criteri. Il colore delle pareti, rosso e blu, aiuta a suddividere le epoche storiche in cui situare le oltre 300 opere distribuite in 16 sale. È un viaggio dal Quattrocento all’Ottocento, in compagnia di alcuni dei massimi nomi della pittura italiana: da Lotto a Canaletto, da Botticelli a Raffaello, da Tiziano a Pellizza da Volpedo (a destra, Ricordo di un dolore. Ritratto di Santina Negri). Le opere non sono affastellate, come avviene in alcune pinacoteche di vecchia concezione. Sono ben distanziate e perfettamente illuminate.

accademia_carrara_bergamo«Il pubblico che frequenta il museo è cambiato», spiega Paolo Plebani, conservatore all’Accademia Carrara. «È più distante rispetto ai quadri religiosi, ha meno strumenti per comprendere. Abbiamo quindi utilizzato delle didascalie parlanti che evidenziano le opere più importanti del percorso». Il risultato è una fruizione piacevole, in spazi che favoriscono il dialogo fra il visitatore e le opere.

Accademia Carrara, fondata nel 1796 grazie al nobile Giacomo Carrara e arricchitasi nel tempo di donazioni – fra le ultime, quelle di Federico Zeri e di Mario Scaglia – e nuove acquisizioni, riapre le porte al pubblico con un’attenzione anche alla disabilità, con percorsi tattili per non vedenti e video nel linguaggio dei segni.

L’installazione perfetta per un selfie

Fallen_fruit_Accademia_carrara_bergamoDulcis in fundo, un’installazione in una delle due scale del museo è una vera sorpresa. A realizzarla è stato chiamato Fallen Fruit, un duo di artisti californiani, David Allen Burns e Austin Young. Il progetto Conversazioni Sacre unisce la loro ricerca precedente e visionaria nel mondo della natura, dei frutti e dei fiori a una serie di rimandi alla città di Bergamo e alla collezione dell’Accademia Carrara, da dettagli pittorici di quadri a soggetto religioso, angeli, farfalle, uccelli. Ogni immagine proviene da una foto scontornata e inserita in una carta da rivestimento. È un’opera che trasmette gioia e rappresenta una sorta di viaggio dal buio alla luce, una rinascita.

 

Maria Tatsos

Foto © Adicorbetta, Maria Tatsos

 

Info: www.lacarrara.it

Biglietti: 16 euro (mostra temporanea + collezione permanente), solo collezione permanente 11 euro

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Maria Tatsos
Giornalista professionista, è laureata in Scienze Politiche e diplomata in Lingua e Cultura Giapponese presso l'IsiAO di Milano. Attualmente lavora come freelance per vari periodici femminili, collabora con il Museo Popoli e Culture del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) e con il Centro di Cultura Italia-Asia. Tiene corsi di scrittura autobiografica ed è autrice di alcuni libri, che spaziano dai diritti dei consumatori alle religioni asiatiche. È autrice del romanzo storico "La ragazza del Mar Nero" sulla tragedia dei greci del Ponto (2016) e di "Mai più schiavi" (2018), un saggio su Biram Dah Abeid e sulla schiavitù in Mauritania, entrambi editi da Paoline. Nel tempo libero coltiva fiori e colleziona storie di giardini, giardinieri e cacciatori di piante che racconta nel corso "Giardini e dintorni".

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