Terremoto in Turchia e Siria, la terra trema ancora

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Turchia

Sono 26 milioni, fonte Oms, le persone che necessitano di assistenza nei territori colpiti dal sisma

Cumuli di macerie al posto di case, ospedali, moschee, scuole: la sequela di scosse ha raso al suolo molto sia in Turchia che in Siria. 47.000 morti, migliaia di dispersi, milioni di senzatetto, numeri difficili da leggere e contestualizzare nel 2023. Due settimane dopo, l’entità della devastazione è ancora da valutare: l’impatto non sarà pienamente compreso per decenni.

Sale a 8 il numero di vittime e sono quasi 300 i feriti, colpiti da due nuove scosse registrate nella provincia sudorientale di Hatay, a un passo dalla Siria. Scosse – 4.300 – che non lasciano tregua alle vittime e ai soccorritori, che hanno già tratto in salvo quasi 115.000 sepolte sotto le macerie e assicurato assistenza a oltre 1.600.000 persone.

L’attività sismica è stata avvertita in Egitto, Israele, Giordania e Libano, dove martedì scuole e servizi pubblici sono stati chiusi. Forte la tensione tra la gente.

Turchia la più colpita, Siria in ginocchio

TurchiaIl bilancio delle vittime in Turchia ha superato le 41.000 unità, ma si teme un ulteriore innalzamento del numero, già sconvolgente. Oltre 345.000 appartamenti, infatti, sono stati distrutti, e resta alto il numero di dispersi.

Nella sola Turchia, si stima che 1 milione di persone vivano in tende e rifugi temporanei, mentre sarebbero almeno 80.000 i feriti ricoverati negli ospedali. Il direttore per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità, Hans Kluge, afferma che i soccorritori stanno affrontando «il peggior disastro naturale nella Regione da un secolo a questa parte. Evento che ha determinato la più grande operazione di salvataggio del suo genere nei 75 anni di storia dell’organizzazione».
In Siria, già devastata da difficili anni di guerra e restrizioni, sono morte – secondo le autorità locali – oltre 5.800 persone. E fino a 5 milioni sono o potrebbero rimanere senzatetto, molti già sfollati dopo essere fuggiti dalla guerra civile.

Aiuti umanitari

La situazione umanitaria è disperata, quella politica ha molte falle. Bashar al-Assad, dittatore siriano, è stato recentemente convinto ad aprire altri due valichi di frontiera con la Turchia in modo che più aiuti potessero raggiungere il nord-ovest, dove 12 anni di aspri combattimenti hanno complicato i soccorsi internazionali. Purtroppo, però, fonti del programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite hanno diffuso notizia che le autorità locali nel nord-ovest della Siria non stanno dando l’accesso richiesto ai convogli di aiuti.
Gli Imam, nelle moschee di tutto il Mondo, in queste lunghe e drammatiche settimane hanno celebrato riti funebri per quei morti in Turchia e Siria – morti senza bara e senza funerali, a volte senza un nome – che non hanno potuto ricevere i riti di sepoltura.

Ora cresce la preoccupazione per le problematiche di ordine sanitario che, presto, potrebbero prendere il sopravvento su tutto. Se il freddo è un problema rilevante, lo sono anche l’igiene e la diffusione di malattie infettive, quale ad esempio il colera. Occorre adottare misure concrete per proteggere la popolazione colpita, e per farlo sono partite raccolte fondi ubiquitarie, caratterizzate da appelli impossibili da tacitare.

Ricaduta a lungo termine

C’è rabbia e frustrazione, lo sgomento è diventato preoccupazione per il futuro. Il Governo turco, difatti, è ora sotto la lente di ingrandimento: perché si è sottratto all’obbligo di far rispettare i regolamenti edilizi? E ancora: perché dal terremoto del 1999 non ha fatto abbastanza per rendere gli edifici più resistenti alle scosse? Anzi, le scelte politiche sono andate nella direzione opposta; tanto che nel marzo 2019, a pochi giorni dalle elezioni, ha proclamato un’amnistia retroattiva per i lavori di costruzione non dichiarati.

TurchiaScelta scellerata, già da allora aspramente criticata dagli ingegneri strutturisti. La ragione? Avrebbe messo, lo vediamo bene ora, in pericolo la vita di milioni di cittadini. Erano migliaia. Si parla – fonte l’Unione delle Camere degli ingegneri e degli urbanisti di Istanbul – di 75.000 edifici nella zona del terremoto non in regola con gli standard di costruzione antisismica.

Molti entrano sicuramente nel novero di quelli crollati, ma nel 2019 era sufficiente pagare una multa per avere la coscienza a posto, nonostante gli avvertimenti di ingegneri e architetti.

Destinazione futuro

D’altra parte, salito al potere nel 2003, il presidente turco Erdoğan ha profondamente legato la sua conduzione alla promessa di un boom edilizio. Ed ora, con le elezioni forse già a maggio, saprà spiegare come tanti edifici siano crollati così facilmente, seppellendo decine di migliaia di persone nel sonno?
Ora restano, a futura memoria, due enormi fessure sulla superficie terrestre, dove la terra si è divisa fino a sette metri in direzioni opposte su un arco di centinaia di miglia. E mucchi di detriti: qua e là un palloncino rosso e bianco, la bandiera turca che si posa dove è morto un bambino.
Lo ha voluto un gruppo di volontari di Hatay, una delle aree turche più colpite dal sisma. Ideato dal fotografo Ogun Sever Okur, il progetto intende legare un palloncino accanto ad ogni luogo in cui il sisma ha cancellato una vita bambina. «Ogni volta che leghiamo un palloncino mi fa male il cuore – riferisce Okur all’agenzia Reuters – finora abbiamo legato 1000-1500 palloncini, ma spero che continueremo fino a raggiungere tutte le parti della Città, ogni casa dei bambini che hanno perso la vita».
La situazione è in evoluzione, e si avvia verso una nuova fase che va dal salvataggio al recupero dei resti delle tantissime vittime.

 

Chiara Francesca Caraffa

Foto © Getty Images, Terre marsicane

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Chiara Francesca Caraffa
Impegnata da sempre nel sociale, è Manager del Terzo Settore in Italia, ove ricopre ruoli istituzionali in differenti Organizzazioni Non Profit. Collabora con ETS in Europa e negli Stati Uniti, dove promuove iniziative per la diffusione della consapevolezza dei diritti della persona, con particolare attenzione all'ambito socio-sanitario. Insegna all'International School of Europe (Milan), dove cura il modulo di Educazione alla salute. Cultrice di Storia della Medicina e della Croce Rossa Internazionale ed esperta di antiquariato, ha pubblicato diversi volumi per Silvana Editoriale e per FrancoAngeli.

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