Giovani e futuro: rendiamoli protagonisti del Mondo che cambia

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Non più solo soggetti da proteggere, ma cittadini attivi nel conquistare un domani di miglior benessere

È un vero e proprio appello, e riguarda soprattutto i giovani. Conosciamo la voce di suor Anna Monia Alfieri, una voce coraggiosa e chiara che non sente ragioni dinanzi a fatti e situazioni che destano la sua preoccupazione. Ci pare di poter dire che da pasionaria, quale si è recentemente definita e come appare nella intervista a Eurocomunicazione, la religiosa non ammetta replica ad attacchi rivolti a persone in qualche misura vulnerabili. Così è Elly Schlein, offesa – minacciata – da scritte e simboli che la mano non dovrebbe poter disegnare. Afferma Alfieri: «Episodi, quelli ai quali mi riferisco, che sembrano riportare alla ribalta le nefaste ideologie che hanno seminato morte e distruzione per tutto l’arco del Novecento. E non solo».

Il potere del linguaggio

La sua condanna non può che essere accolta, condivisa, ma va naturalmente tradotta in politiche concrete, in linguaggio dai toni misurati, in nuovi investimenti nell’ambito della cultura, nel rilancio e valorizzazione – cura – della classe docente.

giovaniLe pagine forse più aberranti della storia dell’uomo riecheggiano nel pensiero di Suor Anna. «Come non poter pensare ai campi di concentramento e al loro orrore: gli ebrei sopravvissuti ci hanno aiutato a comprendere gli orrori del nazismo e del fascismo. Come dimenticare, sull’altro fronte, il periodo buio delle foibe, gli italiani uccisi dai soldati titini per il solo fatto di essere italiani e quindi, agli occhi di Tito, fascisti. O come non pensare ai gulag della Siberia». La politica – la più alta forma della carità, secondo Paolo VI – deve essere protetta, ma deve anche saper proteggere.

Speriamo che lo faccia finalmente e di nuovo in maniera bipartisan, senza fare demagogia o, peggio, lanciare messaggi che a loro modo chiamano violenza. Difatti, a volte anche il silenzio danneggia: accade, ad esempio, quando non si condannano le violenze verso rappresentanti dell’altra parte politica. Avversario, non nemico.

Nuove generazioni

I giovani stanno a guardare. Anche quando sembrano distratti, sempre connessi – ma mai in autentico ascolto, magari sdraiati come nella pubblicazione di Michele Serra, continuano la loro osservazione critica di madri e padri, insegnanti e allenatori. Cercano guide, cercano ispirazione.

Intanto le famiglie si sfaldano. Molte quelle monogenitoriali, quasi tutte – anche quelle tradizionali (non è una parolaccia, anche se per taluni suona strana) – in crescente affanno per far fronte alla crisi multifattoriale che colpisce da Nord a Sud. Non è da meno il mood di molti docenti, che rappresentano l’altra figura chiave dell’adolescenza e della prima giovinezza. Esterni alla più ristretta cerchia familiare, vi sono anche gli insegnanti a dare un imprinting importante per costruire il futuro. Quel bagaglio di usanze, valori, regole, modalità di interazione basata su rispetto e democrazia passa pure attraverso questi adulti che trascorrono con i nostri figli il più alto numero di ore a settimana.

Ma i nostri ragazzi stanno bene?

E i loro docenti sono ancora sufficientemente motivati e in grado di essere maestri di vita e cogliere le potenzialità di ragazzi e ragazze? L’insegnamento è ancora una vocazione?
Dice la giurista ed esperta di politiche scolastiche: «Conosco i giovani e i nostri giovani sono quelli del post Covid che hanno vissuto un periodo difficile che ha seminato in loro paura, smarrimento, con il conseguente abuso di psicofarmaci diffuso per gestire l’ansia, per non pensare, per dormire, per estraniarsi dalla realtà, abuso di psicofarmaci e alcool che fanno perdere la vita ai nostri ragazzi».
La scuola, soprattutto nelle zone più disagiate, è spesso l’unica agenzia educativa a occuparsi dei nostri giovani. L’abbandono degli studi prima del diploma è più diffuso per il 25,8% dei ragazzi con genitori con – al massimo – la licenza media, scende al 6,2% se i genitori hanno un titolo secondario superiore e al 2,7% se almeno un genitore è laureato.

Il tasso di occupazione dei giovani che abbandonano gli studi nel 2021 era pari al 33,5%. Il tasso di Neet – giovani che non lavorano e non studiano – è stato adottato dall’Unione europea nel 2010 come principale indicatore dello spreco delle energie e intelligenze delle nuove generazioni di un territorio. Nel 2021 in Italia questi rappresentavano il 23,1% della popolazione con età tra i 15 e i 29 anni. Dato che evidenzia quanto la nostra comunità dilapida il potenziale delle nuove generazioni, a scapito non solo dei giovani stessi, ma anche delle proprie possibilità di sviluppo e benessere.

Solitudine

Forse dovremmo occuparci anche di questo. Dovremmo, insomma, colmare il buco nero che li fa sentire soli – purtroppo lo sono troppo spesso – e intercettare quel millimetrico spazio di apertura verso l’esterno e dare loro occasioni e strumenti per rafforzarsi come cittadini responsabili e attivi nella comunità in cui vivono. Il rischio di perdersi, in carenza di sistemi esperti di orientamento e accompagnamento, peraltro, è molto più elevato oggi che in passato. Lo scenario è differente, le sfide in parte inedite, la capacità di immaginarsi grande è una fotografia sfocata, opaca.
La ricetta proposta in tempo di Covid-19 dal professor Alessandro Rosina reclama un cambio di paradigma. «Spostare le nuove generazioni dalla difesa all’attacco, ovvero dalla condizione di soggetti da proteggere a quella di cittadini attivi nel conquistare un futuro di miglior benessere, significa imboccare un sentiero virtuoso di crescita che produce ricadute positive per tutti». Docente universitario e scrittore, Rosina studia le trasformazioni demografiche, i mutamenti sociali, la diffusione di comportamenti innovativi.
A livello collettivo, un’adeguata consistenza della popolazione giovane-adulta, consente a un Paese di crescere e di ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil, ma anche di mantenere la sostenibilità del sistema di welfare in una popolazione che invecchia. A livello individuale, una buona formazione e l’inserimento nei tempi e modi adeguati nel mondo del lavoro consentono un futuro previdenziale, di salute e benessere personale più solido.

Accompagnare, dare fiducia

Nel 2020 Rosina pubblica la policy paper I Neet in Italia. Dati, esperienze e indicazioni per efficaci politiche di attivazione, da cui emergono una serie di considerazioni – raccomandazioni utili alla riflessione. Se messe nelle condizioni adeguate, le nuove generazioni sono, difatti, la componente della società maggiormente in grado di mettere in relazione le proprie potenzialità con le specificità del territorio e le opportunità delle trasformazioni in atto. Rischiano, invece, di veder scadere le proprie prerogative e di trovarsi maggiormente esposte a vecchi e nuovi rischi quando i cambiamenti vengono subiti anziché anticipati e governati.

Rimettere i nostri ragazzi nel ruolo di protagonisti è un atto dovuto, anche se forse difficile da compiere per mille resistenze, preoccupazioni, sentimento di perdita. Ma non possiamo rimandare oltre: le nuove generazioni sono il modo attraverso cui la società sperimenta il nuovo del Mondo che cambia. Le difficoltà dei giovani e l’aumento delle disuguaglianze generazionali vanno quindi intese come il segnale che la società non sta andando nella giusta direzione. Cambiamo al più presto la nostra rotta.

 

Chiara Francesca Caraffa

Foto © Redattore Sociale, The Daily Cases, Il Capoluogo, Oggi Scuola

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Chiara Francesca Caraffa
Impegnata da sempre nel sociale, è Manager del Terzo Settore in Italia, ove ricopre ruoli istituzionali in differenti Organizzazioni Non Profit. Collabora con ETS in Europa e negli Stati Uniti, dove promuove iniziative per la diffusione della consapevolezza dei diritti della persona, con particolare attenzione all'ambito socio-sanitario. Insegna all'International School of Europe (Milan), dove cura il modulo di Educazione alla salute. Cultrice di Storia della Medicina e della Croce Rossa Internazionale ed esperta di antiquariato, ha pubblicato diversi volumi per Silvana Editoriale e per FrancoAngeli.

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