Windsor Framework: accordo con incognite

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Dopo gli incontri tra Rishi Sunak e von der Leyen, il 17 marzo i Paesi Ue definiranno i dettagli sull’Irlanda del Nord, dove gli unionisti pro-britannici bloccano l’esecutivo

Le relazioni tra Regno Unito e Unione europea hanno compiuto passi in avanti, ma la parte difficile inizia ora, nel concreto delle questioni. Il 27 febbraio 2023 il primo ministro britannico Rishi Sunak e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno siglato il Windsor Framework al Fairmont Hotel, presso Windsor Great Park (atto poi annunciato nell’edificio storico di Windsor Guildhall).

A questo punto, il 17 marzo i Paesi europei dovrebbero approvare le modifiche agli accordi precedenti, successivamente in un incontro a Bruxelles il 21 marzo i ministri degli Affari europei daranno la conferma. I documenti che accompagneranno il Northern Ireland Protocol richiedono una maggioranza qualificata. Se la tabella di marcia procede come previsto, entro il 17 aprile gli Stati Ue daranno il via libera a una riduzione di controlli nel settore agroalimentare e alla garanzia della distribuzione dei farmaci prodotti nel Regno Unito nella provincia autonoma. Il Democratic Unionist Party osserverà l’iter attraverso un gruppo di otto personalità unioniste (del Dup gli ex first minister nordirlandesi Peter Robinson e Arlene Foster).

Mediazione difficile anche per il “protocollo” precedente

Theresa May nel gennaio 2017 annunciò che Londra avrebbe lasciato il mercato unico europeo e l’unione doganale. Era necessario un documento (il backstop) per evitare che con le infrastrutture doganali si tornasse alla divisione “fisica” tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda. Per mantenere la provincia autonoma allineata con le regole europee – in caso di divergenze tra Uk e Ue – alla fine del 2017 venne elaborato il joint report, poi confermato nel withdrawal agreement del 14 novembre 2018. Diventato primo ministro del Regno Unito alla fine di luglio 2019, Boris Johnson chiese una revisione del backstop (era il 2 ottobre 2019). L’Irlanda del Nord avrebbe continuato a far parte dell’area doganale britannica, ma restando allineata agli standard europei sulle merci e quindi con la garanzia di controlli su quelle dirette dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord (potenzialmente destinate alla Repubblica d’Irlanda).

Si arrivo così a un withdrawal agreementcorrettocon il quale l’Uk avrebbe lasciato ufficialmente l’Unione europea il 31 gennaio 2020. Le incomprensioni hanno messo in pausa la partecipazione Uk a progetti Ue (incluso il programma Horizon, con i suoi novantacinque miliardi e mezzo per la ricerca) quindi oltremanica si attende ancora per l’accesso a piani come Copernicus, realtà importanti negli studi su clima, nucleare e tecnologie spaziali e informatiche. Dalla fine del 2020, Unione europea e Regno Unito cooperano comunque in campi strategici.

Cosa c’è di nuovo nel Windsor Framework

Lo schema Trusted Trader and Authorised Carrier, destinato a beni diretti dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord (esentati da gran parte dei controlli burocratici) con il nuovo framework viene esteso: il 9 gennaio 2023 il segretario agli esteri Uk, James Cleverly, e il vice presidente della commissione europea, Maroš Šefčovič, hanno confermato che il nuovo database britannico fornirà alla Unione europea informazioni in tempo reale sui prodotti in transito.

Nel commercio di generi alimentari, sarà sufficiente un certificato anche per carichi misti: le ispezioni riguarderanno solo l’otto per cento dei casi (dal 2025 il cinque). Il ruolo della Corte di Giustizia dell’Unione europea rimane valido. Risulta evidenziata la cooperazione tra Ue e Uk. Viene rafforzato il ruolo delle parti sociali nordirlandesi. Lo Stormont Brake, unfrenoa tutela delle singole comunità, ricalca la Petition of Concern – presente nel Good Friday Agreement, che il 10 aprile 1998 mise fine al conflitto armato nella provincia autonoma – trenta dei novanta componenti (Mlas) dell’assemblea legislativa nordirlandese possono opporsi a cambiamenti nelle leggi Ue (con impatto sulla vita quotidiana nella provincia autonoma). Il Governo del Regno Unito può poi chiedere all’intera assemblea locale di esprimere un voto e nelle quattro settimane successive sospendere l’applicazione di norme europee contestate (subentrerebbe un arbitrato internazionale tra Ue ed Uk).

Le obiezioni sollevate dai pro-britannici del Democratic Unionist Party

Nel testo si parla di separazione tra green lanes e red lanes: il verde qui sta per via libera alle merci britanniche destinate a rimanere in Irlanda del Nord, il rosso per controlli sui beni diretti nella Repubblica d’Irlanda. Viene chiarito inoltre che le regole fiscali Uk saranno valide anche nella provincia autonoma.Windsor I negoziatori hanno ascoltato attentamente la valutazione sull’accordo “né positivo né negativo” da parte del leader Dup Jeffrey Donaldson. Il segretario all’Irlanda del Nord, Chris HeatonHarris, ha assicurato al Dup che l’esecutivo spiegherà in quale modo l’accordo va incontro ai sette punti sollevati dal partito unionista pro-britannico e se necessario emenderà parti del Northern Ireland Act del 1998.

Il Democratic Unionist Party sottolinea l’articolo 6 degli Acts of Union del 1800 (diritti dei cittadini uguali nelle quattro Nazioni del Regno Unito) e le pari possibilità di acquisto di beni disponibili in Uk, teme il rischio di un confine doganale di fatto nel mare d’Irlanda (effetto delle norme previste per evitare il ritorno del confine su terra nell’Isola), vuole voce in capitolo da parte dei cittadini della provincia autonoma su eventuali nuove norme europee (l’area mantiene l’accesso al mercato comune), si oppone ai controlli su merci dirette provenienti dalla Gran Bretagna e a divergenze di norme all’interno dell’Uk.

La politica nordirlandese è divisa, in una assemblea bloccata dal veto del Dup

I ruoli di First Minister e Deputy First Minister hanno lo stesso peso, nell’esecutivo in Irlanda del Nord, ma entrambe le cariche sono vacanti fin dal 4 febbraio 2022, quando Paul Givan (Dup) si dimise per protesta proprio contro il Northern Ireland Protocol ora revisionato nel quadro del Windsor Framework.

Nelle elezioni per il rinnovo dell’assemblea, il 5 maggio 2022 lo Sinn Féin – repubblicani favorevoli alla riunificazione con il Sud dell’Isola – sotto la guida di Michelle O’Neill (Deputy First Minister dall’11 gennaio 2020 al 4 febbraio 2022) con il ventinove per cento ha sorpassato il Dup di Jeffrey Donaldson (crollato al ventuno per cento) ma quest’ultimo ha bloccato l’avvio di nuovo esecutivo e lavori assembleari: si appella a regole basate sul riconoscimento di maggioranze all’interno di ognuna delle due comunità (unionista protestante probritannica da una parte e repubblicana cattolica irlandese dall’altra) ma gli elettori nordirlandesi al referendum del 23 giugno 2016 hanno bocciato in maggioranza la Brexit, a differenza di altre parti del Regno Unito, e le categorie produttive preferiscono tutelare l’accesso al mercato comune europeo, una garanzia per l’economia integrata dell’isola d’Irlanda.

WindsorIl Dup è isolato: tutte le altre forze politiche, inclusa parte degli stessi Unionisti (i moderati dell’Ulster Unionist Party guidato da Doug Bettie) vogliono che le istituzioni siano sbloccate, per affrontare i problemi socio economici. Guardando all’equilibrio tra le due comunità, sommando Sinn Féin e Social Democratic and Labour Party (l’Sdlp rappresentato da Colum Eastwood, repubblicani moderati) i seggi sono 35 su 90, porzione dell’Assemblea uguale a quella rappresentata dagli unionisti pro-britannici di Dup e Uup.

Il quadro politico della provincia autonoma è cambiato assieme a quello del Regno Unito

Tra i più critici verso la sospensione delle istituzioni c’è l’Alliance, guidato da Naomi Long: con il rifiuto delle vecchie divisioni nazionali il partito di centro ha guadagnato voti oltrepassando il tredici per cento e raddoppiando gli eletti, ora diciassette. Invece Jeffrey Donaldson (Dup) si trova di fronte scelte difficili: nel partito, Sammy Wilson chiede di cavalcare ancora i gruppi lealisti contrari all’accordo. I consensi degli oltranzisti vengono raccolti dalla lista Traditional Unionist Voice: Jim Allister che ha mantenuto solo il suo seggio, ma triplicando i voti (ora oltre il sette per cento).

Nonostante tutto, la provincia autonoma propende per la riapertura del Governo locale e per accordi pragmatici. In più, il quadro è cambiato nel Regno Unito: i sondaggi rilevano ora che i brexiteers sono in minoranza nella popolazione civile. Rishi Sunak intende affrontare con gli accordi i problemi concreti e a questo fine è stato messo al posto di Liz Truss, che nel suo breve Governo – dal 6 settembre al 25 ottobre 2022 – aveva proposto una agenda simile a quella di Johnson.

Il Northern Ireland Protocol Bill, il disegno di legge con il quale Johnson minacciò di cambiare unilateralmente i patti con la Ue, era stato presentato proprio da Liz Truss (all’epoca al ministero degli Esteri) il 13 giugno 2022: la proposta è stata fonte di tensioni anche a Belfast, infine il 27 febbraio 2023 il Governo britannico ha annunciato l’abbandono del Ddl. Dentro al Partito Conservatore si è ridotto di numero il gruppo hard brexiteer European Research Group (Erg). Invece ai tempi del secondo Governo di Theresa May (durato dall’11 luglio 2017 al 14 luglio 2019) e poi con Boris Johnson fino al 6 settembre 2022, il Democratic Unionist Party riuscì a far pesare i suoi eletti e la sua intesa con l’ala Erg dei Conservatori.

Molti in Europa sono contrari a concedere vantaggi “gratuiti” a un Paese terzo

La lunga durata della vicenda Brexit ha messo sotto pressione i vari Governi in carica nel Regno Unito, sempre più stretti tra le difficoltà economiche (che Sunak è ora chiamato a sbrogliare) e la richiesta di completare il percorso di uscita dalla Unione europea. I Paesi Ue hanno insistito con la Commissione e il suo attuale vice presidente Maroš Šefčovič (protagonista dei colloqui con l’Uk) al fine di ottenere da Londra contropartite sostanziali, in cambio di ogni vantaggio che il Regno Unito si fosse visto concedere in settori dell’economia sul continente: con l’uscita dall’Europa, il diritto Uk a usufruire di facilitazioni commerciali non è più automatico.

Il Consiglio dei ministri dell’Unione europea e l’Europarlamento sono diventati, a partire dall’estate 2016, luogo di mediazione tra Stati concentrati sulla necessità di proseguire nella cooperazione tra Ue e Uk (soprattutto la Germania), altri che hanno mostrato atteggiamenti duri (Francia) verso il vicino uscente e infine molte Capitali che sottolineano come l’appartenenza all’Unione europea comporti doveri e diritti e che quindi essendo diventato un Paese terzo il Regno Unito non può aspettarsiregali” (la linea dei Paesi Bassi e anche degli Stati dell’Est europeo)

La Repubblica d’Irlanda scommette sul nuovo accordo

A Dublino, l’attenzione sulla ridefinizione dei rapporti tra Unione europea e Regno Unito è sempre stata altissima, per i forti legami che il Paese ha in entrambe le direzioni. L’economia ha beneficiato del percorso di pace avviato nel 1998 in Irlanda del Nord, con effetti positivi per lo sviluppo nella provincia autonoma ma anche nel Sud, dove si vuole evitare una “retromarcia” della produzione integrata in tutta l’isola (filiera agroalimentare) perciò la Repubblica d’Irlanda ha appoggiato il backstop e il successivo protocollo.

Costante è stata la necessità di garantire il controllo delle merci dirette a Sud, i Paesi appartenenti alla Ue sono responsabili di questo aspetto. Perciò il Taoiseach (premier) Leo Varadkar (Fine Gael) e il Tánaiste (vicepremier) Micheál Martin (Fianna Fáil) entrambi appartenenti a partiti di centro nella Repubblica, evidenziano l’importanza dei passi avanti. L’Irlanda ha ottenuto anche che la Common Travel Area tra Eire e Uk rimanga valida per tutti i residenti.

 

Aldo Ciummo

Foto © Sky News, EFA News, The Hindu, VATCalc, MyDup, Action Storm, Current Affairs

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Aldo Ciummo
Giornalista e fotografo specializzato in questioni del Nord Europa e dell’Unione europea, ha vissuto a lungo in Irlanda. Da free lance viaggia spesso nei Paesi scandinavi e scrive in inglese su testate internazionali, tra le quali “Eastwest”, o in italiano per "Eurocomunicazione" e “Startupitalia". In seguito alla laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha studiato Relazioni Internazionali alla Fondazione Lelio e Lisli Basso e Fotografia all’ISFCI a Roma.

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