L’attualità dell’opera pucciniana “Tosca”

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Tosca

L’opera lirica è stata portata in tournee in importanti teatri delle Marche con cantanti veramente all’altezza

L’opera “Tosca” di Giacomo Puccini è certamente un capolavoro musicale immortale. Ma è ancora attuale per le nuove generazioni? Si potrebbe affermare di sì. Contiene sentimenti, la lotta fra il bene e il male, cose che i giovani vedono attraverso altri strumenti: i social; nuovi linguaggi mediatici.

Eppure “Tosca” di Puccini affascina. E lo stesso autore, mangiapreti, con il suo sigaro e donnaiolo, sentiva in un questa eroina della passione, il suo personaggio più moderno. «Questa musica la può scrivere solo Dio e poi io». Peccato di presunzione certamente, ma la teatralità artificiosa e il male “quale forza propriamente demoniaca, esterna, nemica e soddisfatta di sé”, come ha scritto il grande musicologo Fedele D’Amico, firmano la modernità dell’opera e del personaggio non tradizionale, nonostante il triangolo baritono Scarpia, rivale, il tenore Mario Cavaradossi e l’amante soprano Tosca, eroina comune a tutto il melodramma d’Ottocento, anche se nuovo in sé e rispetto a quanto aveva scritto fino allora Puccini.

Innocenza, amore, coraggio

Nel suo prezioso epistolario, che la casa fiorentina Olschki sta pubblicando con coraggio editoriale ma anche con un grande esprit culturale, si notano più di tutto i passaggi dei suoi personaggi. Dalla gelida manina di Boheme, innocenza e amore puro, al coraggio di Manon Lescaut, fino ad arrivare alla prepotenza sciolta nell’amore di Turandot. In “Tosca”, l’amore angelicato della Violetta di Traviata del maestro Verdi, inserita nella trilogia popolare del maestro di Busseto, diventa erotismo senza più motivazioni morali, fino all’atto estremo della morte per suicidio. Violetta è vittima del suo stesso amore. L’amore melodrammatico dell’Ottocento, in cui Eros e Ethos si confondono continuamente e dove la malattia diviene un leitmotiv esistenziale che, come una cartina al tornasole, si espande nella musica.

InTosca” invece domina l’Eros che si effonde in beata pienezza e che è pago di sé. Si esaurisce per poi prendere nuova lena. “Tosca” è moderna, perché è un’opera d’azione reinserita nell’unità di tempo e di luogo, principi heideggeriani, con il suo tempo discontinuo simbolo del XX secolo, dalle tinte plumbee, gli ottoni laceranti e minacciosi soprattutto nel primo Atto dell’opera. Il timbro sinistro orchestrale diventa il marchio truce ma anche affascinante dell’opera pucciniana, sulle tessiture estreme e inquietanti e con l’uso frequente dei contrabbassi. Questi aspetti chiaro scurale, che hanno origine nella pittura di Caravaggio, hanno una possibilità di confronto con il quarto atto di Otello di Verdi. Anche qui la passione dettata dalla gelosia riprendono gli stilemi belcantistici di Puccini.

Personaggi indimenticabili

Dunque “Tosca” è un’opera attuale perché oscilla di continuo fra azione e riflessione lirica che sostituiscono e rinnovano la vecchia alternanza operistica di recitativo e aria. La modernità dell’opera sta nelle vicende di Tosca in tre location, una chiesa romana dominata dall’influsso papalino rappresentato dal potere di Scarpia, il palazzaccio di quest’ultimo che metaforicamente è come quello di Don Rodrigo di manzoniana memoria, dove prepotenza e tirannia vogliono dominare sulle persone e i loro sentimenti e Castel sant’Angelo il luogo del sacrificio e dell’espiazione. In questi ambienti Puccini crea dei personaggi indimenticabili e firma un ritratto indelebile di quel mondo bigotto e corrotto. Un esito artistico con risvolti etici che, ancora ai nostri giorni, non ha perso la sua attualità e precorre la figura di un’altra vittima eroina per amore e passione: Carmen di Bizet.

L’esecuzione

ToscaGrazie alla passione e competenza artistica del maestro Stefano Bartolucci che ha diretto l’orchestra Raffaello, “Tosca” di Puccini, opera lirica in tre atti su libretto di Illica e Giacosa, è stata portata in tournee in importanti teatri delle Marche. Dal famoso Teatro Gentile di Fabriano, al comunale di Cagli, dal teatro Regina di Cattolica, al teatro Raffaello Sanzio di Urbino. Un progetto coraggioso dopo il lungo black out dovuto al Covid, ma con cantanti veramente all’altezza. “Tosca” interpretata da un grande soprano palermitano Felicia Bongiovanni e Anna Caterina Cornacchini, la splendida voce di Dario Ricchizzi in Mario Cavaradossi; la drammaturgia vocale di Ferruccio Finetti e Carlo Morini in Scarpia; il sagrestano interpretato da Davide Bartolucci e Spoletta da parte del tenore Patrizio Saudelli. Poi alcuni coristi interpreti di ruoli minori: Flavio Mezzolani in Sciarrone, Olivier Mani il Carceriere e il Pastorello con V. Lani, A. Meyer e Z. Vasileva.

Un ruolo centrale dell’opera è stato svolto da Ken Watanabe in Angelotti e dai cori di voci bianche: scuola primaria A. Di Nuzio di Fabriano, le Piccole Voci Durantine di Urbania e le Allegre note (Riccione) e Lettimi (Rimini) e i cori de I Cantori della Città Futura di Vallefoglia e il coro del teatro La Regina di Cattolica, diretti dal maestro Gilberto Del Chierico. A questo proposito anche il teatro La Regina di Cattolica ha ripreso nella sua programmazione polivalente la stagione lirica con successo di pubblico e di critica. Per ultimo, ma non per importanza, la regia e messinscena a cura del pesarese Giuliano Ferri coadiuvato da Giorgio Filippini. Una regia tradizionale per un’opera che già nei suoi contenuti è rivoluzionaria.

 

Paolo Montanari

Foto © Paolo Montanari

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