Omaggio a Basiletti, lo scopritore della Brescia romana

0
491
basiletti

Una mostra a Palazzo Tosio a Brescia racconta l’avventura umana e professionale del pittore con la passione per l’archeologia, promotore nell’Ottocento degli scavi nel cuore della Città

Aprile 1823. Siamo a Brescia, che fa ancora parte del regno Lombardo-Veneto, sotto gli austriaci. Un visionario quarantenne bresciano, Luigi Basiletti, ha un’idea straordinaria: far riemergere le radici romane della Città. Un’impresa tutt’altro che semplice, perché il centro abitato si è sviluppato proprio dove sorgeva la Brixia romana. Ma Basiletti è un’entusiasta: ha organizzato una raccolta fondi per avviare gli scavi, in tre mesi è riuscito a mettere insieme quanto gli serve per iniziare e convincere chi conta. Questa straordinaria avventura oggi è raccontata nella mostra “Luigi Basiletti e l’Antico”, ospitata a Palazzo Tosio a Brescia (nella foto, in apertura, una delle sale). L’esposizione ricostruisce la figura di Luigi Basiletti (17801859) e l’importante contributo da lui dato alla storia della Città. Inaugurata il 4 aprile, proprio a 200 anni dall’inizio degli scavi nell’area del Capitolium, e resterà aperta fino 3 dicembre prossimo, nell’ambito del ricco palinsesto Brescia Capitale della Cultura 2023.

La formazione a Roma

Questo Schliemann bresciano in realtà non era un archeologo. Luigi Basiletti era un pittore talentuoso (di lato, un autoritratto eseguito all’età di 25 anni, nel 1805). Aveva studiato in diverse scuole, fra cui l’Accademia Clementina di Bologna. E come tutti gli aspiranti artisti dell’epoca, nel 1803 si reca a completare la sua formazione nella Città Eterna. Qui conosce Canova, si immerge nel neoclassicismo allora in voga, si fa catturare dalla bellezza di quelle rovine che la nobiltà di tutta Europa veniva ad ammirare nel Grand Tour. Il giovane artista si appassiona alla pittura non solo di ritratto, ma anche di soggetti mitologici, di paesaggi e di siti archeologici che va a visitare girando per le campagne laziali e campane. Disegna, schizza, crea i suoi promemoria per i grandi dipinti che in seguito realizzerà, molti dei quali sono esposti nella mostra a Brescia.

L’incontro con il suo mecenate

BasilettiA Roma Luigi Basiletti fa la conoscenza di un suo concittadino: il conte Paolo Tosio, in viaggio con la moglie Paolina. Sarà un incontro decisivo per la futura carriera del pittore. Tosio diventerà amico e mecenate, acquisterà le sue opere (a destra, il quadro di Basiletti “Il tempio della Sibilla a Tivoli” del 1821, nella collezione di Tosio) e lo ingaggerà come consulente d’arte per la sua collezione. Non solo: lo incaricherà anche del restyling di Palazzo Tosio, oggi sede dell’Ateneo di Brescia. Paolo Tosio è una figura chiave nella storia culturale bresciana: il lascito della sua collezione è stato il punto di partenza dell’importante Pinacoteca cittadina.

Il sogno: un museo per la Città

basiletti_bresciaGli assidui soggiorni romani e la frequentazione dei siti archeologici avvicinano sempre di più Basiletti all’archeologia. Non c’è da stupirsi, quindi, quando nel 1822 si fa promotore di una campagna di scavi a Brescia e prepara una planimetria per poter procedere. Gode del sostegno dell’Ateneo, la più antica istituzione culturale cittadina, e del benestare comunale. E ha un sogno: aprire un museo. «L’archeologia per lui era una scienza, non un passatempo», commenta Francesca Morandini, curatrice della mostra insieme a Roberta D’Adda e Bernardo Falconi. «Aveva intuito quanto poteva essere importante per educare le persone e dare consapevolezza delle proprie radici». La fortuna gli arride: nel 1826, viene trovata la statua bronzea della Vittoria Alata, oggi uno dei simboli di Brescia. Il sogno diventa realtà, con l’apertura del Museo Patrio di antichità nel 1830 (nella foto, una sala di Palazzo Tosio).

I dissapori e l’uscita di scena

BasilettiPittore, progettista, archeologo, disegnatore, viaggiatore. Come sottolinea Roberta D’Adda, Basiletti è tutto questo, forse anche di più. È anche ideatore del Museo Bresciano Illustrato, un progetto editoriale nato per documentare i reperti e il lavoro archeologico. Non essendo ancora stata inventata la fotografia, Basiletti spinge per la presenza di incisioni, che mostrino le scoperte. Ma durante la lunga gestazione di questa monumentale opera, qualcosa va storto. Dissapori che spingono Basiletti a rinunciare, a chiamarsi fuori. Finisce così il suo impegno archeologico nella sua Città natale. Ma l’avventura umana, culturale e artistica del poliedrico personaggio merita di essere riscoperta. Magari con una visita guidata gratuita a Palazzo Tosio (nella foto, a destra) alla mostra “Luigi Basiletti e l’antico” (martedì e giovedì alle 15, sabato e domenica alle 15, 16 e 17. Prenotazione obbligatoria sul sito dell’ateneo: https://www.ateneo.brescia.it/orari-visite-palazzo-tosio).

 

Maria Tatsos

Foto © Adicorbetta, Maria Tatsos

Articolo precedenteDopo l’era Minenna, Adm e Guardia di Finanza firmano la pace
Articolo successivoItalo Calvino a 100 anni dalla nascita
Maria Tatsos
Giornalista professionista, è laureata in Scienze Politiche e diplomata in Lingua e Cultura Giapponese presso l'IsiAO di Milano. Attualmente lavora come freelance per vari periodici femminili, collabora con il Museo Popoli e Culture del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) e con il Centro di Cultura Italia-Asia. Tiene corsi di scrittura autobiografica ed è autrice di alcuni libri, che spaziano dai diritti dei consumatori alle religioni asiatiche. È autrice del romanzo storico "La ragazza del Mar Nero" sulla tragedia dei greci del Ponto (2016) e di "Mai più schiavi" (2018), un saggio su Biram Dah Abeid e sulla schiavitù in Mauritania, entrambi editi da Paoline. Nel tempo libero coltiva fiori e colleziona storie di giardini, giardinieri e cacciatori di piante che racconta nel corso "Giardini e dintorni".

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui