Vita Dulcis: l’antico e il moderno

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Vita dulcis

Al Palazzo delle Esposizioni Francesco Vezzoli costruisce una mostra che, parlando della Roma antica, mette in scena la nostra contemporaneità

Immersiva, coinvolgente e totalmente contemporanea, questi alcuni degli aggettivi che potrebbero essere applicati alla mostra Vita Dulcis. Paura e desiderio nell’Impero romano, progetto espositivo pensato da Francesco Vezzoli per declinare in maniera inedita la tematica archeologica, liberandola da qualsiasi tono polveroso per restituirla al nostro sentire. Un approccio sensuale e ludico che riesce a collegare con naturalezza passato e presente, secondo la pratica estetica sviluppata recentemente dall’artista, costruendo una narrazione nuova e stimolante per i fruitori.

La dolce vita

Prendendo in prestito il titolo del film più rappresentativo dell’immaginario felliniano, la mostra intende rappresentare, con peculiare commistione di realtà e fantasia, quell’infinita galleria di tipi umani che popolavano l’antica Roma. Un evento corale, come lo era il film, barocco e apparentemente disordinato, ma in realtà colmo di spunti e suggestioni. Se il passato si presenta in veste di frammento, anche la narrazione procede per ellissi, per accostamenti arditi, in una veste poetica che ha le caratteristiche del sogno.

Cinema, arte e archeologia

Le diverse sezioni che compongono il percorso espositivo si animano di spezzoni filmici, di opere confezionate dallo stesso Vezzoli, in dialogo con reperti dell’antichità, molti dei quali mai presentati al pubblico. Ne scaturisce un mosaico originale, lontano da qualsiasi accademismo, dagli orizzonti universali ma profondamente intriso di romanità. L’allestimento teatrale appare indubbiamente efficace, in particolare nell’impianto luministico e in alcune invenzioni, come nelle teste poste su piedistalli neri che, nell’oscurità della sala, paiono galleggiare nel nulla.

La vita e la morte

Vita dulcisAccolgono il visitatore sei sculture luminose, una particolare mescolanza di bellezza classica e moderno divismo. L’ideale muliebre addita sogni patinati e irrealizzabili. Dalle icone del desiderio al culto delle divinità oltramondane, con l’esposizione di una lunga teoria di lapidi funerarie che culminano nella proiezione del colossal Cabiria di Pastrone. Dalla luce dei riflettori all’abisso oscuro il passo è breve.

La guerra, il piacere e le donne

La brutalità della guerra scorre nelle immagini tratte dal Gladiatore di Ridley Scott. Le forzature imposte agli eventi storici non stonano in un allestimento dove il gruppo di Achille e Pentesilea del II secolo d.C. contrappunta i busti confezionati dallo stesso Vezzoli con spiccato gusto pop. Busti di Antinoo truccati come David Bowie in Aladdin Sane, incoronati dalle improbabili aureole tracciate dai neon, si stagliano sulle immagini del film Sebastiane di Jarman, storia del santo rivisitata in chiave omosessuale e girato in lingua latina. Il fascino misterioso di Cleopatra giganteggia nella celebre pellicola di Mankiewicz, mentre un prisma che ricorda Dark side dei Pink Floyd espone uteri votivi che alludono all’eterno femminino. Il vizio sfrenato si esplicita nelle immagini tratte dal Satyricon di Polidoro, protagonista un istrionico Ugo Tognazzi, e da quello di Fellini, formidabile affresco sul declino.

I diversi volti del potere

I busti e i ritratti degli imperatori evocano la grandezza di Roma, ma anche la sua fragilità. Vezzoli si diverte a scomporre le teste di Marco Aurelio e Domiziano, innestandole su corpi femminili. Immagini grottesche che contrappuntano le scene, colme di umorismo, di Mio figlio Nerone, interpretato dalla maschera di Alberto Sordi.

Tra realtà e finzione

Trailer for a remake of Gore Vidal’s Caligula, presentato alla Biennale veneziana nel 2005, riproduce il promo di un film mai girato. La presenza di importanti icone del mondo dello spettacolo, da Gerard Butler a Benicio del Toro, da Helen Mirren a Courtney Love, sembrerebbe investire di inconfutabile credibilità quello che in realtà è un falso. I barocchismi erotici e l’ambientazione hollywoodiana introducono la tematica del rapporto fra realtà e finzione, fra l’essere e l’apparire. Giunto a conclusione del percorso lo spettatore comprende come la mostra in realtà inviti a riflettere sulla nostra contemporaneità, come parli del nostro tempo, di una società declinante persa nelle proprie tecnologiche ritualità.

 

Riccardo Cenci

Foto © Riccardo Cenci

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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