Il Pollenza da Tolentino

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Il Pollenza

Un grande rosso di stile bordolese, prodotto in 20.000 bottiglie annue. Molto apprezzato sui mercati internazionali. Una cantina fra le più belle d’Italia

Il Pollenza Marche Igt rosso si muove nel solco del Sassicaia: un grande rosso di stile bordolese, medesimo “padre” Giacomo Tachis, il grande enologo fortemente voluto dal conte Aldo Brachetti-Peretti nel momento in cui ha deciso che il resto della sua vita deve svolgersi nella produzione di vino di qualità a Tolentino, nelle Marche, dopo una vita lavorativa nel campo petrolifero.

Il Conte Aldo Brachetti-Peretti

«Ho investito tutta la mia liquidazione per acquistare i terreni del Pollenza dove c’era un castello del Cinquecento che ho fatto restaurare ed è diventata la mia dimora. Non mi sono mai pentito di aver investito i miei risparmi», spiega con soddisfazione il Conte. È una delle Aziende vitivinicole italiane che più somigliano ai chateau di Bordeaux con una cantina tra le più belle d’Italia curata personalmente dal conte Aldo. L’architetto Eugenio Francioni di Tolentino ha avuto la capacità e l’intelligenza di capire e collaborare con lui.

Giacomo Tachis è stato ilcostruttoredei grandi vini italiani nella seconda metà del Novecento: Sassicaia, Tignanello, Solaia, Cervaro della Sala, Saffredi, i vini del Castello dei Rampolla, di Donnafugata, di Argiolas. Tanto da poter affermare che tutti i vini moderni italiani siano in qualche modo discendenti del Sassicaia (Cernilli).

Il Pollenza Marche Igt rosso (20.000 bottiglie la produzione annua) è un vino aristocratico, non perché il produttore/proprietario il conte Aldo Brachetti Peretti fa parte dell’aristocrazia, ma perché il richiamo a Bordeaux è forte e il vitigno Cabernet Sauvignon (90%) con il contributo di Cabernet Franc (7%) e Petit Verdot (3%) è l’architrave del vino, il cuore pulsante, quello che dà vita ai rossi più apprezzati. Maturazione in tonneau di rovere francese per 15 mesi e affinamento in bottiglia per 24 mesi.

La prima annata de il Pollenza Marche Igt rosso è il 2001, 33 anni dopo l’uscita sul mercato del Sassicaia (1968), icona del vino italiano che è riuscito a rivaleggiare con i vini di Bordeaux.

Carlo Ferrini

Una verticale de Il Pollenza, che si è svolta nella residenza romana del conte Brachetti -Peretti, Il Pollenzasi è avvalsa del contributo di Carlo Ferrini, l’enologo dell’azienda, e del wine critic Daniele Cernilli, alias Doctor Wine. Ne “I racconti (e i consigli) di Doctor Wine” edito da Einaudi scrive: «Carlo Ferrini, ex enologo del consorzio del Chianti classico, ha avviato la carriera di freelance all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso. Ha una preparazione prima agronomica e poi enologica. Uno stilista del vino. La sua mano non è invasiva ma è riconoscibile, pur non snaturando le tipologie dei vari vini. È anche un ottimo assaggiatore, con una netta predilezione per i vini di Bordeaux». Carlo Ferrini è stato il successore naturale di Giacomo Tachis nel 2006 nella conduzione de Il Pollenza.

Una verticale del vino identitario dell’azienda di Tolentino con una selezione di annate 2006-2008-2010-2012-2015-2016-2019 che rappresentano anche la crescita qualitativa dell’Azienda, nata all’alba del Terzo Millennio con l’obiettivo di produrre vino di qualità in quella porzione di territorio delle Marche che è Tolentino, Città d’arte tra le più note e frequentata della Regione. I vini dell’azienda Il Pollenza (Il Pollenza Exclusive, Il Pollenza Metodo Classico, Pius IX Mastai, Angera, Cosmino, Brianello, Didi, Porpora) vengono prodotti in 300.000 bottiglie annue nei 60 ettari vitati esportate negli Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone, Francia, Germania, Danimarca.

Degustazione

2006

Uvaggio: cabernet sauvignon (70%), merlot (17%), cabernet franc (13%). Un’annata importante per il vino. Colore granato intenso. Al naso è avvolgente con note di mirtillo. Note balsamiche di eucaliptolo. Discreta acidità. Dimostra tutta la sua forza di invecchiamento.

2008

Uvaggio: cabernet sauvignon (65%), merlot (18%), cabernet franc (10%), petit verdot (7%). Il colore è molto intenso, più violaceo rispetto al 2006. Note speziate. La componente tannica è un po’ più scoperta. Ancora un vino estremamente giovanile che può essere tenuto in cantina ancora per anni. Il 2008 segna un passaggio stilistico da parte dell’enologo Carlo Ferrini.

2010

Uvaggio: cabernet sauvignon (60%), merlot (20%), cabernet franc (15%, petit verdot (5%). Apparentemente una grande annata come maturazione. Un colore granato intenso con profumi di maraschino. I tannini sono meno scoperti rispetto al 2008. Note alcoliche gliceride che danno avvolgenza, profondità. «Questo è da berne un secchio» sottolinea entusiasta Cernilli. Un cabernet che sente il clima mediterraneo e potrebbe essere scambiato come vino di Bordeaux. «La mia fissa è l’eleganza, acidità ed eleganza» sottolinea con forza, quasi un modello programmatico.

2012

Uvaggio: cabernet sauvignon (60%), merlot (25%), franc (10%), petit verdot (5%). Il colore è molto concentrato, leggermente meno del 2010. I profumi sono più fruttati. Note di frutta rossa. Qualche spezia. Non ha lo stesso equilibrio del 2010.

2015

Uvaggio: cabernet sauvignon (90%), merlot (7%), petit verdot (3%). È bambino. Colore viola, simbolo di gioventù, deve crescere ancora. Profumi fruttati, note di lampone. Tannini non eccessivi. Note speziate evidenti per la gioventù del vino. «Abbiamo avuto la grande attenzione a cogliere la vendemmia al momento opportuno».

2016

Uvaggio: cabernet sauvignon (92%), cabernet franc (5%), petit verdot (3%). Medesime caratteristiche del 2015, due grandi annate.

2019

Uvaggio: cabernet sauvignon (90%), cabernet franc (7%), petit verdot (3%). Esce adesso. Questo è stato un campione di botte. Ha un frutto notevole, ciliegia pura. Un cabernet veramente mediterraneo. Un vino moderno che rispecchia anche la maturazione dell’enologo Carlo Ferrini.

La piccola rivoluzione, anzi l’innovazione apportata da Carlo Ferrini nelle ultime annate si muove nella direzione di una eliminazione del merlot con il notevole aumento percentuale del cabernet sauvignon. Con Tachis l’impronta bordolese è più tradizionale, mentre con Ferrini il Pollenza ha un impronta più moderna, al passo con i tempi.

 

Enzo Di Giacomo

Foto © Enzo Di Giacomo

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Enzo Di Giacomo
Svolge attività giornalistica da molti anni. Ha lavorato presso Ufficio Stampa Alitalia e si è occupato anche di turismo. Collabora a diverse testate italiane di settore. E’ iscritto al GIST (Gruppo Italiano Stampa Turistica) ed è specializzato in turismo, enogastronomia, cultura, trasporto aereo. E’ stato Consigliere dell’Ordine Giornalisti Lazio e Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Revisore dei Conti Ordine Giornalisti Lazio, Consiglio Disciplina Ordine Giornalisti Lazio

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