La giustizia europea dà ragione al manager italiano Nobile Capuani

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Capuani

L’ex calciatore e dirigente di settori giovanili oggetto di assurde accuse di truffa assolutamente inesistenti

San Benedetto del Tronto. Nobile Capuani è un noto manager di settori giovanili calcistici, dimorante nella Riviera delle Palme e oggi è più sereno di qualche anno fa per una vicenda che lo ha ferito duramente nell’animo. Il suo nome è legato, in ambito sportivo e non solo, a una giovanile calcistica spagnola che fu acquistata nel 2016 dal Capuani.

Il suo nome è apparso in quell’anno su testate giornalistiche famose, spagnole. In quanto il manager italiano è stato oggetto di assurde accuse di truffa assolutamente inesistenti.

I fatti

Ci racconta la vicenda lo stesso Capuani, che abbiamo incontrato a San Benedetto del Tronto sul Lungomare. «Nel 2016 mi sono recato in Spagna e divenni “Presidente eletto” della squadra calcistica Jumilla Club di serie “C”. Dopo un attento controllo della quantità di debiti ho pagato tra dicembre e gennaio del 2015/16 circa 230.000 euro. Così facendo ho azzerato i debiti, come volevano i dirigenti spagnoli, sotto la tutela di un avvocato tesserato in real federazione spagnola di futbol, avvocato Juamma, di cui detengo foto e conversazioni mail, fatte con lui».

«Qualche giorno dopo» – prosegue Capuani – «l’allenatore, all’epoca dei fatti Joseco e il preparatore Juaime, chiedendomi lo stipendio mensile da pagare pari a una cifra esorbitante, cioè pari a mezzo budget per un totale annuo tra tasse e netto di 120.000 euro totali. Ciò era assurdo poiché non comparivano come costi da pagare poiché mi avevano garantito che entrambi erano pagati da uno sponsor. Da questo aspetto ero sereno quindi io non dovevo nulla».

«Ho chiesto che mi mostrassero un contratto e dopo qualche giorno me ne portarono uno che, a una verifica, appurai essere una certificazione non regolare. Una perizia calligrafica lo ha poi dimostrato. Mi sono rivolto quindi a un legale spagnolo, mi fu consigliato da Alessandro Gaucci tramite conoscenze dopo un incontro a Madrid. Prese in carico la mia situazione dicendomi che era chiaro ed evidente che era la federazione spagnola di futbol che non stava facendo il proprio dovere, bensì usava il suo potere in maniera illegale e che lui avrebbe sistemato tutto in due mesi».

Dalla padella alla brace

«Questo avvocato iniziò fin da subito una battaglia legale con i due allenatori sollevandoli dall’incarico. Per questo ogni giorno eravamo sui giornali spagnoli. Fece due conferenze pesanti dove affermava chiaramente che ero stato truffato, che i contratti erano falsi e che riportavano evidenti irregolarità. Ma nonostante tutto questo la federazione spagnola non mi ha mai tutelato e non ha mai preso la posizione di controllo e io non mi davo pace. Non capivo. A febbraio di quell’anno successe un altro fatto incredibile: avevo in mano una ricevuta di un bonifico effettuato dalla federazione spagnola di € 50.500,00 mai arrivato sul conto della società. Erano i crediti federativi. Ma neanche per questo la federazione mi riceveva, quando andavo in segreteria non mi davano spiegazioni».

«Fino ad arrivare al 29 marzo del 2016 quando arriva una mail dalla federazione dove mi sanzionavano con un articolo (Noif 163). Spiegava che, poiché non avevo pagato i due contratti dei due allenatori, applicavano l’articolo e bloccavano il club per una cifra pari agli importi dei contratti degli allenatori. Stava accadendo una cosa assurda: non mi mostravano gli originali, non mi davano risposte sui soldi che dovevo avere, ma applicavano un regolamento. Su quale base? Fui costretto a rientrare immediatamente in Italia per cercare di trovare qualche sponsor e finire la stagione».

Colpo di scena

«Ma qui successe l’inverosimile: il mio avvocato fece un comunicato stampa sui giornali secondo il quale avevo ceduto la gestione del club a lui e che in un bar avevo firmato un accordo. Un film incredibile! Ma la cosa più assurda è che tutto era avallato dalla federazione spagnola, che pur non avendo i poteri di riconoscere un presidente, accetta questa situazione completamente illegale, poiché la mia società era una A.s.d. (Associazione sportiva dilettantistica, ndr) e che per cambiare il presidente necessitava applicare le regole dello statuto. Cioè nominare un’assemblea ordinaria ed effettuare una votazione, accettare le dimissioni, poi rinominare un nuovo presidente. Parlo di una tempistica di almeno 45 giorni minimo».

«Come poteva la federazione farmi questo, era davanti agli occhi di tutti. Non sono bastati i miei viaggi e le conferenze stampa. Ho protocollato tutto ogni giorno. Mi sembrava di vivere un incubo. Alla fine mi è stato tolto il club con una  comunicazione dove la federazione spagnola mette la ciliegina sopra la torta. Da tutore di regole si passa a una vergognosa storia di illegalità sportiva: tra il mio avvocato e la federazione c’era un accordo ben preciso, che ho smascherato poi in tribunale civile e penale successivamente, poiché il documento è stato annullato. Le firme, infatti, non erano mie».

«Nel frattempo» – prosegue Capuani – «nel 2017 divenni direttore sportivo della Eldense di Valencia. Cominciò a girare voce che le partite della Eldense erano truccate. Misi fuori squadra i giocatori che ritenevo coinvolti. La partita che fece scalpore fu quella con il Barcellona “B” e la Eldense che terminò per 12 a 0. Fu uno scandalo e partirono le accuse nel calcio scommesse».

La gogna

Nobile Capuani e l’allenatore furono arrestati. Capuani fu trattenuto per ben 20 ore in carcere e alla fine risultò essere l’unico indagato. «Avevano bisogno di un capro espiatorio» dichiara Capuani. Portato dinanzi al giudice spagnolo, questi dopo averlo sentito a lungo lo liberò subito.

Ci spiega quindi Capuani: «Sui giornali sono comparso come un mafioso, mi hanno definito, essendo italiano, con il titolo di “Don” ma sono soltanto una persona per bene che è stato preso  in mezzo». Sta aspettando che venga concluso il processo relativo alla cessione dello Jumilla ed è fiducioso di un verdetto positivo per lui.

Il Verdetto della Corte di giustizia europea

Capuani si è rivolto  alla Corte di giustizia europea che gli ha dato ragione sul fatto che l’avvocato Marini che lo difende in Italia, ha dimostrato che, colpevolmente, nonostante gli anni passati, il processo a Capuani non si è ancora svolto.

Capuani ha sempre dichiarato di essere fiducioso nella giustizia spagnola, in particolare auspica il riconoscimento che la squadra giovanile calcistica Jumilla gli sia stata tolta con mezzi poco leciti. Spera che si possa giungere alla verità in tempi brevi e già – ci ha rivelato – sta preparando una richiesta di risarcimento di svariati milioni di euro in quanto ci confida alla fine: «Ho sempre lavorato giustamente e non ho mai fatto male a nessuno e ciò deve essermi riconosciuto».

 

Giancarlo Cocco

Foto © Giancarlo Cocco, Nobile Capuano

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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