Processo Becciu, Vaticano chiede 177 milioni di risarcimento

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Le difese degli imputati si apprestano ora a smontare pezzo per pezzo le accuse nelle prossime cinque udienze

 

Sono riprese, in Vaticano, le udienze del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, comunemente denominato “Processo Becciu” dal nome del cardinale che all’epoca avrebbe effettuato investimenti spregiudicati della Segreteria di Stato vaticana all’insaputa di Papa Francesco. Un cardinale sotto processo, finanzieri senza grandi credenziali, funzionari laici della Santa Sede implicati. La gestione segreta di centinaia di milioni di euro, soldi provenienti dai fedeli di tutto il Mondo, per sostenere parte delle spese del Papa, delle comunità religiose, ma anche le opere di carità per i poveri. Investimenti temerari e commissioni pagate a intermediari privi di scrupoli, questo il filone del processo.

Il danno al Vaticano quantificato dalla parte civile

L’avvocato Paola Severino ha quantificato la grave “lesione” provocata dalla vicenda della compravendita del palazzo di Londra. Si ricorda che il suddetto avvocato, scelta dal Vaticano, è stata ministro della Giustizia del Governo Monti e fu la prima donna a ricoprire questa alta carica nella storia d’Italia. Lo Ior (Istituto per le opere religiose) chiede la restituzione di 206 milioni di euro di fondi, una richiesta provvisionale di 98 milioni di euro in quanto “fortemente danneggiati” dal punto di vista mediatico, in 130 Paesi del Mondo.

Nella sessantanovesima udienza nell’Aula allestita dei Musei vaticani l’ex ministro della Giustizia nella sua requisitoria ha affermato: «questo caso è assimilabile al peggior scandalo di corruzione che portò al suicidio di Roberto Calvi».

I danni valutati da una società esterna al Vaticano

La Segreteria di Stato ha incaricato una “società esperta”, la Volocom srl, di valutare le lesioni provocate dagli imputati. Questa ha calcolato il danno di immagine in un valore oscillante tra i 98 e 170 milioni di euro con giusta mediazione di 138 milioni. La Severino ha parlato anche delle «gravi condotte e architetture finanziarie poste in essere dagli imputati prima dell’affare di Londra. A partire dalla proposta di investimento su pozzi di petrolio in Angola avanzata nel 2014 da Becciu, su spinta dell’imprenditore Antonio Mosquito, mai però realizzato. Fu questo suo atteggiamento che ha rappresentato un cambio di rotta rispetto alle operazioni finanziarie, prudenti, che la Segreteria di Stato era solita fare».

Si tratta infatti di ben duecento milioni di dollari che il sostituto per gli Affari generali della segreteria di Stato mons. Angelo Becciu, avrebbe voluto investire in una piattaforma Becciupetrolifera Offshore in Angola, investimento fortemente sconsigliato. Questa somma faceva parte di un tesoro nascosto (si parla di 650 milioni di euro) fuori da ogni controllo contabile e amministrato da un ristretto gruppo di alti prelati fiduciari, che facevano parte dell’Ufficio allora gestito dall’arcivescovo Becciu, coadiuvato da mons. Alberto Perlasca e dall’economo della Segreteria di Stato il laico Tirabassi.

I filoni dell’inchiesta

Secondo il promotore di giustizia, Alessandro Diddi, ci sono tre filoni collegati tra loro. Il primo è l’investimento nelle quote di un palazzo di lusso a Londra acquistato dopo la decisione di non dar seguito all’investimento della piattaforma petrolifera in Angola. La Segreteria di Stato diede in gestione al broker Mincione un fondo che fu utilizzato per acquistare un palazzo da sviluppare. Poi concesse le stesse quote in gestione ad altro broker Gianluigi Torzi che mantenne però per sé le uniche azioni con diritto di voto, di conseguenza il controllo del palazzo. Infine rilevò l’intero palazzo che lo scorso anno è stato rivenduto per 186 milioni di sterline mentre era stato acquistato per 300 milioni di euro.

Il secondo filone dell’inchiesta è il contributo dato dalla Segreteria di Stato alla Caritas di Ozieri, per lo sviluppo di una cooperativa Spes, presieduta dal fratello del cardinale Becciu. In questo caso l’accusa è di peculato.

Il terzo filone riguarda una presunta esperta di geopolitica, Cecilia Marongia, “arruolata” dalla Segreteria di Stato, avrebbe utilizzato cospicue somme a lei erogate per operazioni di salvataggio di ostaggi, in particolare per il riscatto di una suora colombiana, rapita da una banda di malfattori in Mali, ma in realtà il denaro fu adoperato solamente per acquisti personali.

Il cardinale Becciu si dichiara assolutamente innocente e secondo il suo legale «gli interventi delle parti civili finora non hanno scalfito in alcun modo la prova della sua innocenza emersa nitida in dibattimento».

Per il processo sono in calendario altre 15 udienze fino al 6 dicembre e, presumibilmente, prima di Natale si andrà a sentenza.

 

Giancarlo Cocco

Foto © Vatican News, Wikipedia

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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