Da Gaza al Mar Rosso, rischio allargamento del conflitto

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Mar Rosso

Le tensioni stanno colpendo una delle rotte commerciali più importanti del Mondo, con potenziali ripercussioni su oltre il 40% del commercio mondiale

 

Mentre il Regno Unito e gli Stati Uniti bombardano i siti Houthi, i disordini nel Mar Rosso stanno aumentando e si profila la possibilità di una crisi di grandi dimensioni. Gli scontri sul confine Iran-Pakistan e il sostegno ai gruppi armati anti Israele aprono uno scenario preoccupante. Inoltre, è a rischio la ripresa economica globale. L’Europa potrebbe dover affrontare costi energetici elevati dovuti ai ritardi nelle spedizioni.

Chi sono gli Houthi?

Gli Houthi sono un gruppo politico e religioso armato che si identifica con la minoranza musulmana sciita dello Yemen, gli Zaidi. Insieme a Hamas e agli Hezbollah libanesi, si sono schierati contro Israele, Usa e Occidente. Il movimento, fondato negli anni ’90 da Hussein al-Houthi, dall’inizio del nuovo secolo, si è contrapposto come gruppo antagonista armato contro il presidente Saleh e il suo vice e successore Hadi. Nel 2014, durante la primavera araba, i ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran, sono scesi dalla loro roccaforte settentrionale nello Yemen e hanno conquistato la Capitale Sana’a.

La guerra con l’Arabia Saudita

Nel 2015 gli Houthi hanno costretto Hadi a fuggire all’estero scatenando la reazione dell’Arabia Saudita contraria all’espansionismo iraniano nella Regione. Nello stesso anno quindi i sauditi diedero vita a una coalizione anti-Houthi a cui si unirono, tra gli altri, gli stessi Emirati Arabi Uniti. In 10 anni di guerra in Yemen sono morte più di 350mila persone secondo l’Onu. Nell’aprile 2022, le parti in conflitto avevano raggiunto un accordo per una tregua. Ma il 10 ottobre scorso il leader Houthi aveva annunciato l’entrata del suo Governo nel conflitto contro Israele a fianco di Hamas e del cosiddetto “asse della resistenza” guidato dall’Iran.

Attacchi degli Houthi nel Mar Rosso a navi mercantili occidentali

Gli Houthi hanno iniziato a prendere di mira le navi commerciali occidentali a causa della guerra israelo-palestinese. Sono state attaccate decine di navi commerciali occidentali Mar Rossoin transito davanti alle coste yemenite nel Mar Rosso. Gli assalti sono stati intensificati dal 17 ottobre, cioè da quando un attacco israeliano ha colpito un ospedale di Gaza, uccidendo e ferendo molti civili. Gli Houthi affermano che non smetteranno fino a che non sarà raggiunto un cessate il fuoco permanente a Gaza. Gli attivisti yemeniti hanno a loro attivo un arsenale militare capace di colpire con missili balistici e droni di fabbricazione iraniana obiettivi distanti anche duemila chilometri, come avvenuto di recente contro installazioni petrolifere saudite e degli Emirati.

L’impatto economico globale

Oltre il 15% del traffico marittimo mondiale passa per il Mar Rosso, che diventa così una delle vie d’acqua strategiche più importanti al Mondo. Circa 123,5 milioni di tonnellate di merci sono scambiate attraverso il Mar Rosso e più di 22.000 navi lo hanno attraversato nel 2022, secondo gli ultimi dati. Complessivamente, ben il 12% dei volumi di commercio globale utilizza questa rotta commerciale. Gli attuali disordini costringono l’utilizzo di rotte più lunghe, aggirando il Capo di Buona Speranza.

Ciò comporta un’impennata delle tariffe di spedizione. Inoltre, la deviazione aggiunge circa 10 giorni o 3.500 miglia nautiche alla distanza abituale, con conseguente aumento dei premi assicurativi. Secondo Xeneta (piattaforma che monitora le tariffe di trasporto marittimo containerizzato nonché quelle del trasporto aereo), le tariffe di trasporto tra l’Estremo Oriente e il Nord Europa sono aumentate del 124%. Di conseguenza, tutti i beni e le merci che viaggiano in container non solo arriveranno a destinazione in ritardo, ma il prezzo rifletterà l’aumento dei costi. Ciò si tradurrà in un aumento dei prezzi finali e dell’inflazione.

Impatti sull’economia italiana

Per quanto riguarda l’Italia, secondo il nostro ministro degli esteri Tajani «il danno economico è già iniziato per i nostri porti, soprattutto quelli del Sud, ma anche quello di Genova». E i dati lo confermano: le navi che oggi attraversano il Canale di Suez sono circa 250, rispetto alle oltre 400 di prima delle tensioni con le milizie sciite degli Houthi. «I rischi sono soprattutto economici, perché un viaggio facendo il periplo dell’Africa costa molto più di uno che attraversa il Canale di Suez, aumentano i costi delle assicurazioni delle navi e dei prodotti che vengono esportati o importati e noi siamo un Paese esportatore, visto che l’export è il 40% del nostro Pil», ha spiegato il vicepremier.

Se le navi continuassero a essere costrette a circumnavigare l’Africa, il rischio a medio termine è quello di una perdita di centralità del Mediterraneo nel commercio internazionale, e di conseguenza dei porti italiani.

La condanna delle Nazioni Unite

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione sulla sicurezza marittima nel Mar Rosso per chiedere la cessazione delle ostilità. La risoluzione adottata con undici voti a favore e quattro astensioni, tra cui la Russia che condanna con la massima fermezza gli attacchi Houthi alle navi mercantili e commerciali dal 19 novembre, chiedendo al gruppo di cessare immediatamente tutti gli attacchi.

Il testo chiede il rispetto dell’esercizio dei diritti e delle libertà di navigazione da parte delle navi mercantili e commerciali, in linea con il diritto internazionale. Inoltre “prende atto del diritto dei Paesi membri”, in conformità con il diritto internazionale, di difendere le proprie navi dagli attacchi, compresi quelli che minano i diritti e le libertà di navigazione. La risoluzione condanna la fornitura di armi agli Houthi ed “esorta alla cautela e alla moderazione per evitare un’ulteriore escalation della situazione nel Mar Rosso e nella Regione in generale”.

Le reazioni militari di rappresaglia

Il Regno Unito e gli Usa hanno lanciato un’offensiva aerea di rappresaglia, e il presidente statunitense Biden ha ordinato attacchi “in risposta diretta a quelli senza precedenti degli Houthi contro navi marittime internazionali nel Mar Rosso”. Le forze della coalizione hanno preso di mira più di 16 Città e colpito 60 obiettivi, secondo i rapporti ufficiali del Comando centrale statunitense (Centcom). Inoltre, gli Usa hanno recentemente abbattuto due missili antinave lanciati nel sud del Mar Rosso e tre piccole imbarcazioni sono affondate mentre tentavano un assalto a una nave cargo. Il coinvolgimento delle forze statunitensi, britanniche e della coalizione rischia di trasformare una crisi regionale in una crisi globale.

Sebbene l’operazione guidata dagli Usa abbia originariamente ottenuto il sostegno dell’Europa, tuttavia, Francia, Spagna e Italia hanno preso le distanze dalla reazione militare per evitare di acuire le tensioni e portare a un’escalation del conflitto.

Eventuali reazioni europee

In attesa delle discussioni su un’eventuale missione navale europea, che secondo un documento del corpo diplomatico Ue dovrebbe prevedere l’invio di “almeno tre cacciatorpediniere o fregate antiaeree con capacità multi-missione per almeno un anno”, il portavoce del Seae (Il Servizio europeo per l’azione esterna), Peter Stano, ha affermato che «gli attacchi Houthi sono completamente ingiustificabili. Sono attacchi di missili e droni contro navi commerciali, in nessun modo possono essere legali», esprimendo totale sostegno alla risoluzione con cui l’Onu ha chiesto agli Houthi di fermarsi immediatamente. La linea tracciata dall’Ue vuole tenere slegate le due crisi, quella Israelo-palestinese e quella del Mar Rosso. «Quello che gli Houthi stanno facendo, che sia secondo loro legato al conflitto a Gaza o meno, è illegale e va fermato», ha precisato ancora Stano.

 

Nicola Sparvieri

Foto © Euronews, UN photo, Open

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Laureato in Fisica, si è occupato di superconduttività e spazio. Ha insegnato Fisica Generale alla Sapienza ed è membro dell'Accademia Internazionale di Astronautica. Giornalista pubblicista, è titolare di un blog. Scrive di scienza, società, ambiente e sostenibilità. Cofondatore di RISE, associazione noprofit che promuove la nascita di startup sostenibili. Ama i suoi nove figli e i numerosi nipoti il cui numero è destinato ad aumentare.

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