Siria, tra bombardamenti e danni del terremoto di un anno fa

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Siria

«Ci si aspettava che gli Usa avrebbero condotto una rappresaglia, ma ogni attacco contribuisce a un’escalation», ha affermato Borrell

 

Un nuovo attacco a una base militare americana registrato in seguito allo scambio di colpi in Siria e Iraq tra Usa e le milizie filo-Iran sparse nella Regione, colpevoli di aver ucciso il 28 gennaio con droni kamikaze tre soldati americani in una base in Giordania. Un drone, secondo quanto riferito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, ha colpito l’avamposto Usa uccidendo cinque combattenti curdi. «Cinque membri delle Forze democratiche siriane a guida curda sono stati uccisi e circa 20 sono rimasti feriti da un attacco con droni dopo la mezzanotte sul campo petrolifero di Al-Omar», la più grande base della coalizione guidata dagli Usa in Siria, ha dichiarato Rami Abdel Rahman, capo dell’Osservatorio.

In un comunicato, la “Resistenza islamica” in Iraq ha rivendicato la responsabilità dell’attacco.

I fatti

La rappresaglia è iniziata il 2 febbraio tramite raid aerei con caccia e bombardieri B-1 Lancer contro ottantacinque obiettivi tra Siria e Iraq dei gruppi paramilitari affiliati all’Iran. Alti funzionari dell’amministrazione Biden hanno dichiarato che si tratta solo della prima di una serie di azioni attuate in modo discrezionale nei tempi e nei modi ritenuti opportuni. L’attacco americano non era diretto contro personale iraniano, segnalando così la volontà di Washington di evitare un’escalation con Teheran. Tuttavia, il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan non ha escluso l’opzione di colpire il territorio della Repubblica islamica. Inoltre, nel fine settimana, le Forze armate di Usa e Regno Unito hanno bersagliato tredici siti degli Huthi in Yemen con attacchi aerei e missili da crociera Tomahawk.

Escalation preoccupante

«Ci si aspettava che gli Usa avrebbero condotto una rappresaglia, perché era stato annunciato, ma ogni attacco contribuisce a un’escalation e i ministri hanno espresso preoccupazione: noi facciamo la nostra parte lanciando la missione nel Mar Rosso, che spero sia autorizzata al prossimo Consiglio Affari esteri e usando la nostra diplomazia per evitare il ciclo di azionereazione». Lo ha affermato l’alto rappresentante Ue Josep Borrell al termine del Consiglio informale che si è tenuto a Bruxelles.

«Il minimo comune denominatore della posizione Ue su Gaza è la necessità di avere pause umanitarie per aiutare i civili, ma poi quando si arriva a votare all’Onu la richiesta di una tregua alcuni Paesi membri votano a favore, altri si astengono e alcuni votano contro. È difficile avere un impatto quando ci sono posizioni così diverse, nel corso del Consiglio abbiamo però assistito a una convergenza delle posizioni», ha precisato.

Terremoto, un anno dopo

I due forti terremoti e le scosse di assestamento che hanno colpito la Turchia e la Siria nel febbraio 2023 hanno causato oltre 56.000 morti e milioni di sfollati, con circa 6,2 milioni di bambini colpiti. Un minore su tre di quelli che hanno perso la casa un anno fa Siriavive ancora in rifugi temporanei, e tutti lottano con l’ansia e altri problemi di salute mentale dovuti al trauma.

In Turchia, circa 2,4 milioni di persone, tra cui 660.000 bambini, costrette ad abbandonare le loro case e a vivere in insediamenti temporanei in tende e container metallici stretti quanto un parcheggio. A un anno di distanza, oltre 761.000 persone, tra cui 205.000 bambini, non sono ancora tornate a casa. 1 famiglia su 2 ha evidenziato cambiamenti nello stato psicologico o nel comportamento dei propri figli, 1 su 5 mostra segni di comportamenti aggressivi

In Siria, i bambini sopravvissuti al terremoto hanno dovuto affrontare una crisi economica e un’escalation del conflitto, che ha ulteriormente danneggiato scuole e centri sanitari. Migliaia di persone non hanno accesso a un riparo e al cibo e gran parte dell’assistenza del programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite nelle aree colpite dal terremoto è sospesa. Circa 2 genitori su 3 dicono che i propri figli vivono in uno stato di “tristezza“, 1 su 3 che i bambini hanno incubi e/o difficoltà a dormire.

Ricerca

Da un’indagine condotta da Save de Children sulle famiglie che vivono in siti formali e informali in Turchia è emerso che il 60% fatica a procurarsi gli articoli igienici di base. Secondo le Nazioni Unite, le persone che vivono in un’area informale su 4 dicono di non avere sufficiente accesso all’acqua. Mentre la maggior parte delle famiglie sfollate è riuscita a rimandare i propri figli a scuola, il 30% dei genitori ha avuto difficoltà a sostenere i costi.

In Siria quest’anno sono aumentate le persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria: sono circa 1,5 milioni in più e il 45% sono bambini. Ciò significa che un totale di 16,7 milioni di persone, quasi il 90% della popolazione, ha ora bisogno di aiuti. È il numero più alto dall’inizio della guerra, quasi 13 anni fa. Molti bambini hanno dovuto lasciare le loro case, spesso più di una volta. Migliaia vivono in tende di fortuna e campi per sfollati, con i genitori che lottano per fornire cibo sufficiente, acqua pulita e vestiti caldi.

L’impatto del sisma

Le bambine e i bambini in Siria stanno lottando per elaborare e affrontare tutto ciò che hanno subito un anno fa. All’indomani dei terremoti, l’85% dei bambini con disabilità che hanno parlato con i partner di Save the Children hanno riferito di avere difficoltà a interagire con le famiglie, gli amici, gli insegnanti e altre persone a causa delle esperienze vissute durante i terremoti.

Da una valutazione, condotta in entrambi i Paesi devastati dal sisma, è emerso che quasi il 70% degli intervistati in cinque aree della Siria ha riferito di “tristezza” tra i bambini, e circa il 30% ha segnalato casi di minori con incubi e/o difficoltà a dormire. In 4 aree colpite dal terremoto in Turchia, la metà delle famiglie intervistate (51%) ha riferito di cambiamenti nello stato psicologico o nel comportamento dei propri figli, con il 49% che ha mostrato segni di ansia e il 21% che ha manifestato comportamenti aggressivi.

 

Ginevra Larosa

Foto © Contropiano, UNHCR, Sunrise Usa

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