Dalle stelle cadenti agli asteroidi killer dei dinosauri

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Asteroidi

Corpi rocciosi che bruciano in atmosfera ma che possono anche impattare al suolo

 

Gli asteroidi sono corpi rocciosi residuali rimasti dalla formazione del nostro Sistema Solare. Sono una sorta di Pianeti minori: non hanno un’atmosfera, ma possono avere, in alcuni casi, dei satelliti che orbitano loro intorno.

I più grandi sono piccoli Pianeti

Non esiste una dimensione standard per poter definire un asteroide: nel nostro sistema solare ce ne sono milioni, le cui dimensioni variano da pochi metri di larghezza a centinaia di chilometri di diametro. Il più grande è Cerere che ha un diametro di circa 952 chilometri: è così vasto da essere definito anche come Pianeta nano. La maggior parte degli asteroidi orbita tra Marte e Giove ed è composta principalmente di roccia, ma alcuni contengono anche metalli, in particolare nichel e ferro.

I meteoriti

Può accadere che del materiale roccioso si stacchi dagli asteroidi per ablazione, o per vaporizzazione ed erosione, dando vita ai cosiddetti meteoroidi. I meteoriti sono ciò che rimane di questi corpi celesti dopo il passaggio attraverso l’atmosfera terrestre, cioè le rocce che arrivano sulla superficie. Si parla, invece, di meteora, quando il meteoroide si incendia completamente nel passaggio dallo spazio alla nostra atmosfera e nessuna parte raggiunge la Terra. Lo sciame meteorico è un fenomeno generato da una pioggia di questi corpi celesti che si consumano molto prima di raggiungere il suolo: sono meteore quelle che chiamiamo comunemente le stelle cadenti.

La fine dei dinosauri

L’ipotesi più accettata riguardo alla causa dell’estinzione dei dinosauri è l’impatto di un asteroide o di un meteorite di grandi dimensioni sulla Terra che si è verificato circa 65 milioni di anni fa. Questo evento ha portato all’estinzione di circa il 75% di tutte le specie presenti, inclusi i grandi rettili non aviari. Questo impatto avvenne nella zona dell’attuale penisola dello Yucatán, in Messico. L’esplosione generò un’enorme quantità di polveri, gas e detriti che vennero rilasciati nell’atmosfera, causando un significativo raffreddamento globale e una riduzione della luce solare che raggiungeva la superficie terrestre.

Eventi catastrofici ogni cento milioni di anni

Statisticamente sappiamo che ogni diecimila anni un oggetto di novanta metri cade sul Pianeta generando un’esplosione da cento megatoni, maggiore di quella della bomba H più potente mai sperimentata. Ogni centomila anni un oggetto di novecento metri lo colpisce con la forza di dieci milioni di bombe atomiche simili a quella di Hiroshima. In sintesi, e con una scala di pericolosità crescente, la situazione può essere così riassunta. Molti degli oggetti più piccoli si disintegrano quando raggiungono l’atmosfera e non hanno alcun effetto. Ogni centomila anni circa un asteroide più grande di un chilometro colpisce la Terra; ogni cento milioni ne cade uno più grande di sei chilometri, in grado di causare un’estinzione di massa.

L’evento di Tunguska nel 1908

La mattina del 30 giugno 1908, in una remota Regione della Siberia, un grande meteoroide, o una cometa, provocò una esplosione a un’altitudine di 5–10 chilometri dalla superficie della Terra abbattendo decine di milioni di alberi e generando un bagliore visibile a 700 km di distanza. Esso rappresenta il più importante evento esplosivo naturale registrato nella storia recente in prossimità della Terra. L’ipotesi più accreditata, come causa del fenomeno, è l’esplosione di un asteroide sassoso di dimensioni comprese fra i 30 e i 60 metri di diametro che si muoveva a una velocità di almeno 15 chilometri al secondo (54.000 km/h). La deflagrazione del corpo celeste sarebbe avvenuta a un’altezza di 8 chilometri. La resistenza offerta dall’atmosfera può aver frantumato l’asteroide. La conseguente vaporizzazione dell’oggetto roccioso potrebbe aver causato la grande onda d’urto che ha colpito il suolo.

Lo spauracchio dell’asteroide Apophis

Apophis è un oggetto NEO (Near Earth Object) che si stima abbia un diametro di circa 340 metri. È stato scoperto nel 2004 e inizialmente ritenuto uno degli asteroidi più pericolosi che avrebbero potuto avere un impatto sulla Terra. La valutazione dell’impatto è cambiata dopo che gli astronomi hanno tracciato il percorso di Apophis e determinato con maggior precisione la sua orbita. Rappresenta un’opportunità di saperne di più su come si formano i Pianeti, e su come è evoluto il nostro Sistema Solare. Inoltre, la maggior parte degli asteroidi potenzialmente pericolosi conosciuti, le cui orbite si trovano entro 4.6 milioni di miglia dalla Terra, possono essere molto utili per la ricerca sulla difesa planetaria.

La missione Osiris-Apex della Nasa

Entro il 2 aprile 2029, circa due settimane prima dell’incontro ravvicinato di Apophis con la Terra, le telecamere di Osiris-Apex, una navicella spaziale dedicata allo studio, inizieranno a scattare immagini dell’asteroide. Durante questo periodo sarà osservato da vicino anche dai telescopi terrestri. Ma nelle ore successive all’incontro ravvicinato, Apophis apparirà troppo vicino al Sole nel cielo per essere osservato dai telescopi ottici terrestri. Ciò significa che qualsiasi cambiamento innescato dall’incontro ravvicinato verrà rilevato meglio dal veicolo spaziale. Il 13 aprile 2029 Apophis passerà molto vicino alla Terra, a circa 32mila km, meno di un decimo della distanza dalla Luna. La missione ci fornirà nuove informazioni sugli asteroidi simili, incluso il modo in cui potremmo deviarne uno in rotta di collisione con la Terra.

 

Nicola Sparvieri

Foto © Esquire, IlGiornale.it, ilPiacenza, Galileo

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Laureato in Fisica, si è occupato di superconduttività e spazio. Ha insegnato Fisica Generale alla Sapienza ed è membro dell'Accademia Internazionale di Astronautica. Giornalista pubblicista, è titolare di un blog. Scrive di scienza, società, ambiente e sostenibilità. Cofondatore di RISE, associazione noprofit che promuove la nascita di startup sostenibili. Ama i suoi nove figli e i numerosi nipoti il cui numero è destinato ad aumentare.

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