Il gioco al rialzo di Erdogan: «Ankara nella SCO con Mosca e Pechino»

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La Turchia potrebbe aderire all’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (SCO) di cui fanno parte Russia e Cina se l’Ue non muterà atteggiamento nei suoi confronti

Che Recep Tayyip Erdogan ultimamente non fosse entusiasta di far parte dell’Ue lo si era capito. Che ammiccasse ad Oriente pure. Ora peró il presidente turco scopre le carte e non fa mistero di valutare un definitivo abbandono delle trattative con Bruxelles, per traghettare piuttosto la Turchia all’interno dell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione, l’organismo politico-economico nato nel 1996 per rafforzare la sicurezza e la cooperazione economica in Eurasia, a cui nel 2017 aderiranno India e Pakistan che si aggiungeranno a Russia, Cina, Kazakhstan, Uzbekistan, Kyrgyzstan e Tagikistan.

erdogan_putin_antalya_summitSecondo quanto riportato domenica dal quotidiano turco Hurriyet, Erdogan ha riferito ad alcuni giornalisti – presenti sull’ aereo che lo riportava in patria dopo una visita in Pakistan – di aver giá affrontato l’argomento con Vladimir Putin e il presidente kazako Nursultan Nazarbayev (che pure nel 2013 aveva rivelato un interessamento del presidente turco ad entrare nella nascente Unione Economica Eurasiatica di promossa dalla Russia). Che la cosa poi si concretizzi o meno resta da vedersi, dato che il riavvicinamento con Mosca non è poi così saldo come sulle rive del Bosforo vogliono far credere: ma è un dato di fatto che gli strali di Erdogan (volutamente diffusi a mezzo stampa) segnano un ulteriore punto di frizione nel quanto mai difficoltoso processo d’integrazione della Turchia nell’Unione Europea, messo ora a dura prova dalla repressione post-golpe messa in atto dal presidente turco e dalla dose di malcelata diffidenza per tale motivo calata sul tavolo delle trattative, che certo non agevola il dialogo.

FULE TURKEYIn questo momento, a fare il gioco del governo turco é soprattutto la spaccatura tra i membri Ue tra chi vorrebbe far definitivamente arrestare il processo di adesione dopo il ripristino della pena di morte in Turchia e chi, come Germania, Francia e Gran Bretagna vuol lasciare ancora aperta la porta al “Sultano”. Che sembra l’unico a guadagnarci in questo momento, visto che approfittando delle solite divergenze in ambito comunitario può cinicamente permettersi di lanciare ultimatum a Bruxelles. Perchè di questo si tratta, in sostanza: un chiaro messaggio ai 27 (più uno) che Ankara le condizioni le detta, non le subisce. E tra queste c’é l’ introduzione dell’ agognata (da parte di Ankara) liberalizzazione del regime dei visti d’ ingresso nell’ Ue, parte saliente dell’ accordo sui migranti, a cui il leader turco ora pretende venga data attuazione entro la fine dell’ anno: «Aspetteremo fino ad allora e qualcosa dovrà accadere, altrimenti ci saranno conseguenze sull’accordo sui migranti». La minaccia è servita.

Alessandro Ronga
© European Community, Wikicommons

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Alessandro Ronga
Giornalista e blogger, si occupa di Russia e dei Paesi dell'ex Urss. Scrive per il quotidiano "L'Opinione" e per la rivista online di geopolitica "Affari Internazionali". Ha collaborato per il settimanale "Il Punto". Nel 2007 ha pubblicato un saggio storico sull’Unione Sovietica del dopo-Stalin.

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