Italia chi?

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Con il premio Nobel per la pace assegnato all’Ue e il successivo Consiglio europeo gli ultimi giorni del 2012 si chiudono con tanti dubbi e gaffe nei confronti del nostro Paese. Ma le problematiche riguardanti le istituzioni comunitarie non sono da meno delle nostre, aggravate dalla perdurante crisi. Anche se, lentamente come sempre, il processo di unione va avanti

Il sentimento che lega gli italiani all’Europa è ancora molto forte, nonostante il periodo di prolungata crisi economica internazionale che ha colpito non solo i mercati del Vecchio Continente, ma anche le sue istituzioni. Lo dimostra la reazione forte, per alcuni sorprendente, con cui tanti singoli connazionali hanno protestato per il mancato inserimento di qualsiasi riferimento al nostro Paese nell’ormai famoso video con cui la presidenza del Consiglio Ue ha voluto celebrare il premio Nobel, assegnato alle istituzioni comunitarie (non senza polemiche) per i 60 anni di pace assicurati dalla realizzazione delle Comunità prima (Cee e Ceca) e Unione poi. Un processo di convergenza che, seppur in maniera elefantiaca, procede inesorabilmente anche grazie alle ultime decisioni dello stesso Consiglio, riunitosi la scorsa settimana a Bruxelles.

IL VIDEO

Siamo voluti andare a fondo e capire come sia potuto succedere che nel video celebrativo, con cui la presidenza del Consiglio Ue, in accordo con Parlamento e Commissione europea, volevano sintetizzare in pochi minuti i meriti dell’accordo fra gli Stati, appena usciti dalla Seconda Guerra Mondiale, che ha permesso al Vecchio Continente di rimanere in pace così a lungo, come non succedeva da secoli. Nel video in questione ci sono immagini dei principali statisti europei, tutti ben specificati, con interviste a semplici cittadini in varie località d’Europa, soprattutto Francia e Germania, ma anche Paesi dell’Est di recente acquisizione (nella Ue) e luoghi simbolo come la Bosnia, dove in verità si è più sentita la mancanza dell’istituzione comunitaria quando i Balcani sono stati martirizzati dall’ultima guerra. Per fare ciò siamo partiti dalle denunce dei tanti italiani che sui post dei principali quotidiani (e anche direttamente a Bruxelles) hanno manifestato tutta la loro indignazione. Alcuni di questi, “volontari della notizia” che aiutano spesso il lavoro di noi giornalisti, informano il corrispondente a Bruxelles de La Stampa Marco Zatterin della presenza del video su youtube. Immediatamente Zatterin, dopo averlo visionato, scrive un tweet (dal suo @straneuropa) “5 mins e 43 di spot su l’Europa e il Nobel senza una voce italiana, un politico italiano, un’immagine italiana” e di seguito altrettanto fa Lorenzo Robustelli sul sito eunews.it, di cui è direttore, con l’articolo “L’Italia, con la nascita dell’Unione e il Nobel per la pace, non c’entra nulla. Parola di Herman van Rompuy”. Le segnalazioni arrivano anche alla rappresentanza italiana presso l’Ue e il mattino seguente l’ambasciatore Feroci fa notare il grave errore. A seguire scuse ufficiali da parte degli uffici del Consiglio e al video viene aggiunto qualche secondo con l’immagine di De Gasperi e del Trattato di Roma. Colpevole, per modo di dire, della nostra sparizione nella storia dell’Europa comunitaria una produttrice a cui era stato appaltato il video in pochi giorni. Una esterna, ma con contratto a tempo indeterminato. Questo per evitare le ingenti spese del Parlamento e della Commissione europea che hanno strutture interne audiovisive. Certo, l’intenzione non era quella del complotto – è chiaro, viste le scuse e l’immediata modifica del video – ma che nessun altro abbia visionato e dato il “via libera” all’uscita ufficiale del video a noi appare quantomeno strano.

IN ITALIA

Come si usa sovente dire, a volte “la pezza è peggiore del buco”. Qualche secondo raffazzonato e inserito lascia ancora perplessi. Certo la visibilità del Paese non è stata delle migliori negli ultimi anni, ma questo non toglie come l’Italia abbia avuto un ruolo fondamentale come Paese fondatore e come ispiratore di proposte europee poi riprese da tutti. Basti pensare alle idee federaliste di Altiero Spinelli che (vedi intervista a seguire) sembrerebbero realizzarsi dopo anni o al contributo nella storia delle istituzioni comunitarie. Ma se fosse accaduto con la Germania o con la Francia cosa sarebbe successo? E poi l’idea che solo da noi non paga mai nessuno degli errori commessi, forse dovremmo cominciare a togliercela. Abbiamo parlato con i rappresentanti del press office del Consiglio, che ci hanno spiegato il loro punto di vista. Tutto sarebbe nato dalla decisione di basare il montaggio del video da inserire su youtube sulla base delle motivazione del Comitato per il premio Nobel: riconciliazione post-guerra franco tedesca, caduta del Muro di Berlino e guerra dei Balcani. «Questi erano i momenti dello scenario, molto breve, che non poteva contenere tutto. Le immagini del Trattato di Roma c’erano già ma le abbiamo rese più chiare. Si basava tutto sull’emozione provocata dai tre fatti. Le polemiche sono giunte solo dall’Italia». Forse perché più volte nel video si parla di Germania, Francia, Spagna, Polonia, Bosnia, Danimarca, Grecia, Belgio, Lussemburgo e perfino Gran Bretagna (che continua a osteggiare l’Unione da dentro, dopo averlo fatto per i primi anni da fuori).

AL NOBEL

Nel discorso del presidente permanente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy a Oslo, non pochi hanno letto un seguito a ciò che era successo nei giorni precedenti. Non sarebbe stato casuale quel richiamo a Roma “Città Eterna” (detto nella nostra lingua) e alle radici italiane del progetto europeo. Stemperata la polemica, almeno da parte di Van Rompuy, in questo modo, sembrerebbe che se ne fosse creata con un altro Paese fondatore, vista l’assenza del premier del Lussemburgo (nonché presidente permanente dell’Eurogruppo, reo di aver accusato Francia e Germania di troppo protagonismo nei mesi passati) Jean-Claude Juncker alla cerimonia. Quasi tutti gli altri erano presenti, capi di Stato e di governo dei 27 (anzi dei 28, vista la presenza della Croazia che entrerà dal 1° luglio 2013), meno l’euroscettico Cameron per la Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Svezia. Apertamente polemiche le assenze del premier maltese e cipriota. Il primo per la vicenda che ha portato l’ex commissario Dalli a dimettersi e il secondo perché escluso dal podio della premiazione nonostante fosse il presidente di turno europeo.

L’improvvisa accelerazione della crisi di governo in Italia, con il Pdl che ha di fatto anticipato la sfiducia all’esecutivo, a cui il presidente Monti ha risposto calendarizzando le sue dimissioni, subito dopo l’approvazione della legge di Stabilità, ha scatenato le prese di posizione da parte dei partner europei. Impauriti dal fatto che il risanamento del nostro Paese si possa interrompere ci sono state, già durante la cerimonia, e poi nei giorni successivi, richieste ufficiali di riproposizione del professore, ai limiti dell’ingerenza. Soprattutto nei confronti del rientro in campo dell’ex premier Berlusconi. Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz lo ha attaccato esplicitamente, altri leader hanno utilizzato la formula più diplomatica dell’apprezzamento del lavoro svolto da Monti rispetto al passato.

IL BILANCIO

La lotta sui fondi da tagliare al bilancio Ue aveva contrapposto per mesi il Consiglio europeo al Parlamento e alla Commissione. Dopo mesi di tira e molla, che avevano causato anche crisi istituzionali, la Camera unica di Bruxelles ha finalmente approvato la rettifica di bilancio 2012 e il bilancio 2013. Salvi diversi programmi e finanziamenti che riguardavano cittadini, imprese, consorzi e università, fra cui l’Erasmus. Almeno a breve. Poi si vedrà. Certo è che a una serie di spese (folli, in alcuni casi, come avere una doppia sede del Parlamento), in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo in Europa, dovranno essere ridotte pena l’aumentare di un certo euroscetticismo. Fa ben sperare, invece, l’accordo trovato in seno all’ultimo Consiglio europeo della scorsa settimana per una tabella di marcia per il completamento dell’Unione economica e monetaria e l’istituzione di un meccanismo di vigilanza unico degli enti creditizi.

Giovanni De Negri (dal settimanale nazionale Il Punto n° 01_02/2013, versione cartacea qui: 50-52 esteri ITALIA CHI)

Foto © European Union, 2012

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Giovanni De Negri
Giornalista professionista ed esperto di comunicazione ha iniziato come conduttore in alcune emittenti televisive locali per poi passare a ogni altro genere di media: quotidiani, periodici, radio, web. Ha alternato l’intensa attività giornalistica con quella di amministratore di società e di docente, a contratto titolare di insegnamento o come cultore della materia, presso Università pubbliche e private, italiane e straniere, per l’Esercito e per la Scuola superiore dell’economia e delle finanze. Ha inoltre lavorato presso Uffici stampa della P.A. (Palazzo Chigi, Regione Lazio e Comune di Roma) e realizzato eventi/convegni presso la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL)

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