Al MAST di Bologna una mostra fotografica racconta il difficile rapporto fra individuo e industria
Fra le invenzioni terminologiche del nostro tempo l’espressione capitale umano, con la quale si intende indicare l’insieme delle competenze e delle conoscenze acquisite dal lavoratore, assume un valore particolare in un contesto europeo sempre più minato dal problema della disoccupazione. Se infatti da un lato si sottolinea il valore di investimento relativo al singolo individuo, la cui crescita professionale viene considerata quale pilastro imprescindibile della società, dall’altro tale parametro rischia di perdere significato in un contesto nel quale la disoccupazione giovanile, pur con tutti i distinguo fra i vari paesi dell’Unione, ha raggiunto dimensioni preoccupanti.
Non a caso il regista Paolo Virzì ha ripreso proprio l’espressione capitale umano quale titolo del suo ultimo film, trionfatore ai recenti David di Donatello, rovesciandone totalmente il significato, svelando i meccanismi di una società che stritola l’individuo invece di valorizzarne le capacità, accentuando le differenze sociali. Un discorso che trascende i limiti del nostro Paese per assumere un valore universale.
Il capitale umano nell’industria è anche il titolo di una interessante mostra in corso di svolgimento al MAST (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) di Bologna, forte di circa 250 scatti che intendono offrire una panoramica sull’evoluzione del mondo del lavoro con particolare attenzione all’individuo.
L’avvento e il successivo massiccio sviluppo dell’industrializzazione investe il contesto europeo mutando equilibri fondamentali per la società. Da quel punto in avanti continua sarà la dinamica fra rivendicazioni dei lavoratori e interessi aziendali, complessi e sovente conflittuali i rapporti fra operai e industria.
Una mostra che, insieme ai grandi nomi della fotografia, espone anche scatti di collaboratori di fabbriche e imprese dei quali abbiamo perso le tracce, testimonianze anonime ma fondamentali per ricostruire percorsi che altrimenti rischierebbero di essere dimenticati.
Fra le opere più toccanti quella di Robert Doisneau, il quale fotografa il refettorio vuoto della Renault con un occhio colmo di poetica malinconia, file di sedie e panche pronte ad accogliere i lavoratori in pausa mensa. Cruda e realistica la visione di Sebastião Salgado, con i corpi dei minatori che emergono dalla cava come dannati da un girone dantesco. Ricordiamo ancora il tedesco August Sander il quale, nella sua etica ambizione di tracciare una commedia umana dalle proporzioni balzachiane, ha sofferto in prima persona la persecuzione nazista. La sua immagine del lavoratore fiaccato dai mattoni è ormai un’icona del nostro tempo. Non mancano infine opere del realismo socialista, come il saldatore ritratto da Emmanuil Evzerikhin, il quale appare come un eroe della modernità e del progresso. Una mostra che intende far riflettere sul reale significato dell’espressione capitale umano, sui concetti troppo spesso trascurati di dignità e valore dell’individuo.
Riccardo Cenci
Credits foto:
Sebastião Salgado
„Brasil“, Gold Mines, Serra Pelada, 1986
© Sebastião Salgado/Amazonas Images/Contrasto
Robert Doisneau
Réfectoire de la Coopé, usines Renault, 1937
© Robert Doisneau, courtesy Atelier Robert Doisneau, Paris
August Sander
Handlanger, 1928
© August Sander, Die Photographische Sammlung/SK Kultur Köln, Courtesy of FEROZ Galerie Bonn
Il capitale umano nell’industria
MAST – Bologna
Dal martedì al sabato ore 10.00-19.00