Scandalo LuxLeaks, Sassoli: «Juncker non può stare zitto, deve chiarire»

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E l’attuale premier del Lussemburgo perde il controllo: «È inaccettabile che si getti il mio Paese nella merda»

“LuxLeaks”: uno scandalo che coinvolge 340 multinazionali e, soprattutto, il neo presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. È stata un’inchiesta giornalistica condotta dai cronisti dell’International Consortium of Investigative Journalism a far emergere i rapporti fra il governo del Lussemburgo e colossi del calibro di Gazprom, Deutsche Bank, Ikea, Amazon, Procter & Gamble, Pepsi. Si parla di favoritismi fiscali che sarebbero stati concessi dalle massime autorità del Lussemburgo alle multinazionali in modo tale da permettergli di spostare ingenti flussi finanziari senza praticamente pagare tasse. Il tutto è avvenuto mentre Juncker era alla guida del Paese.

Ciò che ha destato ancora più scandalo è il fatto che l’insieme di questi accordi segreti risulti, come emerso dall’inchiesta, legale. L’Espresso, settimanale che ha ottenuto l’esclusiva dell’inchiesta per l’Italia, parla infatti di «un’emorragia di fondi, perfettamente legale, che sottrae risorse dall’economia del resto dell’Ue».Questo non può tuttavia fermare l’ondata di reazioni che la notizia ha sollevato. Fra le più forti, senza dubbio quella di Marine Le Pen che non ha esitato a chiedere dimissioni immediate per il presidente della Commissione Ue.

Anche i socialdemocratici, tuttavia, pur facendo parte della coalizione di governo all’interno dell’Ue, non hanno risparmiato critiche. Dai microfoni di Radio24 David Sassoli, vicepresidente dell’Europarlamento, ha dichiarato che Juncker «deve sentire l’obbligo di chiarire la vicenda. Accordi segreti di vantaggio – ha commentato – fatti che mettono in pericolo le relazioni tra Paesi della stessa Unione Europea: tutto questo deve essere chiarito, perché siamo in presenza di atteggiamenti che violano la logica della concorrenza». E sulla possibilità che il presidente della Commissione venga convocato dal Parlamento europeo Sassoli rivela che l’ipotesi «non è da escludere». E aggiunge: «Nel momento nel quale si è insediato, è venuto in Parlamento ed è stato interrogato su tante vicende, non è da escludere che sia chiamato a farlo anche su questo. Ma ripeto, non può stare zitto, deve chiarire a prescindere. È lui che deve sentire questa responsabilità».

Dal fronte opposto, il Ppe non ha fatto mancare il suo sostegno compatto al presidente della Commissione: «È chiaro che la Commissione deve investigare sulla situazione del Lussemburgo – ha dichiarato il capogruppo Manfred Weber – ma Juncker ha detto chiaramente che sarà imparziale e non interverrà». Mentre Antonio Tajani, vicepresidente del Ppe, ha dichiarato: «Non c’è nessuna responsabilità diretta nella vicenda».

Anche Pier Carlo Padoan, presidente di turno dell’Ecofin, ha ritenuto di intervenire a favore di Juncker dichiarando che quanto emerso dall’inchiesta può essere interpretato come «il risultato di un clima in cui c’è molta più trasparenza».

Di certo la reazione più accesa è stata quella dell’attuale premier del Lussemburgo, Xavier Bettel che, senza usare mezzi termini, ha dichiarato: «È inaccettabile che si immerga il Lussemburgo nella merda».

 

Valentina Ferraro
Foto © European Community, 2014

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Valentina Ferraro
Laureata in letteratura contemporanea, ha lavorato per diversi anni come editor per una casa editrice romana, per poi avvicinarsi alla sua più grande passione: la scrittura, intesa come mezzo di comunicazione a 360 gradi. Ha iniziato scrivendo di cinema e cultura per diverse testate sia online che cartacee (fra queste, “Il quotidiano della Sera” e il settimanale “Il Punto”). Dopo il primo viaggio a Bruxelles, nel 2014, ha scoperto un forte interesse per l’Unione europea, iniziando così ad approfondire le tematiche relative all’Ue. La spiccata curiosità per l’universo della “comunicazione 2.0” l’ha portata a mettersi alla prova anche come blogger. Di recente la scrittura ha incontrato un’altra sua grande passione: l’enogastronomia.

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