Bramante a Milano in occasione dei cinquecento anni dalla morte

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Una mostra alla Pinacoteca di Brera approfondisce il rapporto fra l’artista e l’ambiente lombardo

Sovente eclissata dalla strabordante e multiforme genialità leonardesca, la figura di Donato Bramante emerge dalle nebbie della storia grazie ad una mostra allestita alla Pinacoteca di Brera in occasione dei cinquecento anni dalla morte dell’artista. Una personalità poliedrica che trascende il mero ambito architettonico, terreno sul quale la sua importanza è ampiamente riconosciuta, rivelando qualità di cosmografo, di poeta e di pittore.

Leonardo e Bramante chiudono il Quattrocento e aprono il sipario sul nuovo secolo. L’impatto della loro opera a Milano è determinante, foriero di novità dalle conseguenze profonde. La mostra dal titolo Bramante a Milano. Le arti in Lombardia 1477-1499 mira svelare un’esperienza della quale, fino ad oggi, si sapeva poco.

Dalle campagne urbinati Bramante arriva a Bergamo nel 1477, forte di un bagaglio culturale che ha in Leon Battista Alberti e in Piero della Francesca i principali referenti riguardo rispettivamente l’architettura e la pittura.

La cosiddetta Incisione Prevedari, dal cognome dell’orafo che si impegnò a lavorare col bulino l’originale disegno di Bramante, inaugura la sua esperienza milanese. Si tratta della raffigurazione di un tempio diroccato, abitato da figure misteriose e decorato da elementi altrettanto enigmatici. Un’invenzione la quale diviene immediatamente un manifesto di soluzioni architettoniche, un repertorio al quale attingere a piene mani.

3. BRAMANTE Uomo d'arme 1[1]La Chiesa di Santa Maria presso San Satiro, nata appunto accanto ad un tempietto paleocristiano, sembra tradurre proprio le istanze del disegno. Qui l’attività di Bramante viene notata da Gaspare Ambrogio Visconti, che diverrà suo amico e mecenate. Il suo ruolo nell’ambito della Milano Sforzesca è sancito dal rapporto con gli aristocratici fra i più colti e illuminati. L’artista si conferma un grande regista di spazi, che Ludovico il Moro non tarda ad impegnare nelle opere architettoniche più importanti. Dal 1492 è pienamente attivo nei cantieri ducali, pur conservando una propria autonomia dalle logiche cortigiane.

Il suo linguaggio rivoluzionario permea lo spirito del tempo, i suoi repertori decorativi animano l’immaginario pittorico di Vincenzo Foppa e di Bernardino Butinone, quanto i codici miniati di Matteo da Milano. Bartolomeo Suardi sarà tanto colpito dalla sua maniera, operandogli accanto ad inizio carriera, da assumere l’appellativo di Bramantino.

Come pittore Bramante è incline ad una classica monumentalità che guarda a Mantegna. Lo testimoniano le residue decorazioni del palazzo di Gaspare Ambrogio Visconti, dove l’artista risiede per lungo tempo. Nei frammenti staccati degli affreschi i volumi colossali degli Uomini d’arme tradiscono atteggiamenti non troppo minacciosi, così come le opposte personalità dei due filosofi Eraclito e Democrito danno vita ad una raffigurazione di immediata comunicatività. Il pessimismo del primo assume caratteri quasi caricaturali, mentre l’ottimismo del secondo si traduce in un sorriso bonariamente affabile.

1. BRAMANTE Cristo a_3F4F98[1]Con il Cristo alla colonna Bramante esegue un’opera di una veridicità formidabile. La precisa anatomia del corpo testimonia uno studio assiduo del dettato leonardesco. La luce che proviene da un lato illumina i particolari del volto, la barba e la capigliatura eseguiti con virtuosistica perizia. Il Cristo distoglie lo sguardo dallo spettatore, quasi a marcare la propria solitudine, il proprio indicibile dolore. Ignota la destinazione, forse un committente privato, di questa che è l’unica tavola dipinta dall’artista a noi nota.

Una mostra che in alcun modo può essere esaustiva di un mondo creativo legato a prodezze architettoniche, ma che vuole instillare nel visitatore il desiderio di percorrere il territorio, andando magari al castello di caccia di Voghera di Isabella d’Este e Ludovico il Moro, o recandosi al Duomo di Pavia, o ancora ammirando la straordinaria illusione prospettica della già citata Chiesa di Santa Maria presso San Satiro.

Riccardo Cenci

 

Bramante a Milano. Le arti in Lombardia 1477-1499

Pinacoteca di Brera

Dal 4 dicembre 2014 al 22 marzo 2015

Orari: da martedì a domenica 8.30 – 19.15 chiuso il lunedì

Biglietti: intero € 10,00 ridotto € 7,00

Catalogo: Skira

Immagini

in alto: Eraclito e Democrito

al centro: Uomo in arme

in basso: Cristo alla colonna

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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