Torna la polemica suI controverso riconoscimento al presidente Usa: resa dei conti all’interno del Comitato assegnatore?
Per la prima volta nella storia del Premio Nobel per la Pace, un presidente del Comitato per l’assegnazione del prestigioso riconoscimento è stato rimosso dal suo incarico: si tratta di Thorbjørn Jagland, ex Primo ministro norvegese, da inizio marzo “degradato” a semplice membro votante. La notizia di per sè parrebbe una semplice nota di cronaca, se non fosse per un particolare: Jagland è l’uomo che nell’autunno 2009 prese la controversa decisione di assegnare il Nobel per la Pace a Barack Obama (con lui nella foto), da meno di un anno alla Casa Bianca.
Da Oslo, dove il Comitato per il Nobel per la Pace ha sede, non è giunta alcuna motivazione ufficiale di tale sostituzione nè commenti da parte del nuovo presidente Kaci Kullmann Five, che si è solo limitata a definire «buoni» i sei anni di presidenza del suo predecessore, aggiungendo che questa sua opinione è «largamente condivisa» dagli altri membri. Ma dietro il diplomatichese della Signora Kullman Five, è evidente che il siluramento di Jagland si collega al forte imbarazzo del Comitato per un riconoscimento rivelatosi sbagliato, perchè assegnato sotto la spinta emotiva che l’elezione di un afroamericano a presidente degli Stati Uniti d’America aveva generato in tutto il mondo.
Una decisione molto discussa, considerata anche la valenza altamente politica che il Premio Nobel per la Pace ha da sempre: per la prima volta in 114 anni il vincitore non veniva insignito per meriti propri, ma “incentivato” a lavorare per la Pace nel mondo. Un po’ come se ad una matricola universitaria venisse consegnata la laurea al momento dell’iscrizione come incentivo a studiare.
Apparsa fin da subito una scommessa azzadata, la scelta sostenuta da Jagland non mancò allora di suscitare dubbi nello stesso Comitato da lui presieduto: Obama avrebbe recepito il messaggio? Oggi, a distanza di sei anni, Jagland ha scoperto a sue spese che il detto “chi sbaglia, paga” vale anche per lui: Obama ha deluso le speranze di chi lo aveva investito prematuramente del titolo di Uomo di Pace. A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina.
Non si può non considerare che a riaccendere le polemiche (mai sopite) tra i membri del Comitato norvegese possano essere stati anche gli eventi militari in cui gli USA si sono trovati coinvolti, in maniera più o meno diretta, negli utlimi mesi in Ucraina. Ai membri che nel 2009 si opposero alla decisione di Jagland non deve proprio essere andata giù l’intransigenza con cui il Presidente americano si è approcciato alla guerra civile che ha insanguinato la repubblica ex sovietica. In particolare, non deve essere affatto piaciuta la mancata presenza di Obama, come Nobel per la Pace, nei complicati colloqui svoltisi di recente a Minsk tra Poroshenko, Putin, la Merkel e Hollande: decisamente, non è stato il comportamento più adatto a chi sei anni fa venne considerato alla pari di Mandela, di Aung San Suu Kyi, del Dalai Lama e di Madre Teresa di Calcutta.
Alessandro Ronga
Foto © Official White House Photo / S. Appleton 2009