La Barcellona di Picasso e Gaudí in mostra a Ferrara

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L’esposizione allestita nel Palazzo dei Diamanti mira evocare nella sua interezza un’epoca ricchissima di fervore ribelle e di fermenti creativi

Molto è stato detto riguardo la Parigi fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, fulcro della scena artistica europea e non solo, centro delle esperienze estetiche più disparate e significative. Meno si sa riguardo le atmosfere e le idee che abitavano Barcellona nel medesimo periodo, burrascosa città denominata Rosa di fuoco con riferimento ai numerosi attentati dinamitardi che ne turbavano l’apparente tranquillità, e al fervore creativo che la percorreva.

Una interessante mostra, allestita nel ferrarese Palazzo dei Diamanti, cerca di far luce su una realtà ancora in parte ignota. L’ambito cronologico pensato dai curatori Tomàs e Boye Llorens parte dal 1888, anno in cui l’Esposizione Universale sancisce la crescita della città catalana quale polo di attrazione culturale, al 1909, annus horribilis segnato dalle contestazioni della classe operaia e dalla conseguente dura repressione ordinata dalle autorità. Fra queste coordinate la realtà urbana di Barcellona muta considerevolmente, sulla scia del progresso economico e di quelle idee moderniste che aleggiavano come una corrente inarrestabile sull’intera Europa.

225L’identità catalana assume forme peculiari, come quelle sognate da Gaudí, geniale interprete di una realtà ancora in bilico fra passato e futuro. Effettivamente la sua opera può apparire sconcertante proprio perché da un lato si mostra devota verso la tradizione, mentre dall’altro viene accesa da improvvise e inaspettate derive fantastiche. Arcaica e moderna al tempo stesso, l’arte di Gaudí appare originale come la personalità del suo creatore, di volta in volta descritto come un santo o un folle, un visionario assolutamente lontano da qualsiasi corrente o definizione preconcetta. Forte il suo legame con la terra natia e con il suo pensiero solidale, importante il rapporto con le radici familiari, dalle quali derivano la sua vocazione artigiana e la sua capacità di ripensare lo spazio. I suoi schizzi architettonici balenano sulla carta come chimere irraggiungibili, pensieri utopistici che trascendono una realizzazione concreta.

0014aLa Barcellona nella quale precipita il giovane Gaudí è una città in crescita vertiginosa. Siamo nel 1869, nel pieno di quel rinascimento della Catalogna che è il punto di partenza dell’esposizione. Il secondo polo di attrazione è rappresentato da Picasso e dal suo genio poliedrico. Fra questi due estremi si muove una galassia di artisti poco noti al grande pubblico, la cui opera risulta essenziale nel definire l’ambito nel quale ci stiamo muovendo, la «tensione fra frenesia e depressione» che, come sottolineano i curatori, individua i caratteri del modernismo catalano.

Una mostra completa che ai dipinti accosta opere grafiche, immagini concepite per la nascente pubblicità, bozzetti teatrali, arredi, gioielli, ceramiche e tutti quegli oggetti necessari a evocare il fantasma di un passato ormai trascorso. Stati d’animo mutevoli agitano il visitatore, che rivive le speranze e le disillusioni di un’epoca colma di promesse e contraddizioni.

288Dalle nebbie del tempo emergono ad esempio i profili di Ramón Casas, il quale ci trasporta nelle atmosfere della Spagna più cupa e sanguinaria nel quadro La garrota, o ancora di Hermen Anglada Camarasa, dalle estenuate atmosfere simboliste e dal colorismo acceso che ricorda i Fauve. Ecco poi i paesaggi visionari di Joaquim Mir, come l’inquietante Abisso, Majorca del 1901, o l’attenzione quasi morbosa verso i gitani e i diseredati di Isidre Nonell. Anche il gigante Picasso è presente con una scelta raffinata della sua sterminata produzione, nella quale spiccano numerose opere figurative giovanili raramente esposte.

Una stagione irripetibile documentata per la prima volta nella sua interezza, in una esposizione che sfugge i criteri consueti per rappresentare quasi un’immersione proustiana in un mondo trascorso, evocato ancora una volta grazie alla magia dell’esperienza estetica.

Riccardo Cenci

 

La rosa di fuoco

La Barcellona di Picasso e Gaudí

Dal 19 aprile al 19 luglio 2015

Ferrara, Palazzo dei Diamanti

Orari:

dal 19 aprile al 31 maggio: 9.00 – 19.00

dal 1 giugno al 19 luglio: 10.00 – 20.00

Tariffe

intero: € 11,00 ridotti € 9,00

 

Immagini a partire dall’alto:

1) Hermen Anglada Camarasa

Il pavone bianco, 1904

Olio su tela, cm 78,5 x 99,5

Colección Carmen Thyssen-Bornemisza

© by SIAE 2015

 

2) Antoni Gaudí

Chiesa della Colònia Güell, esterno, 1908-10

Carboncino, acquerello e gouache su carta eliografica, mm 610 x 475

Collezione María del Carmen Gómez Navarro

 

3) Pablo Picasso

I tetti di Barcellona, 1902

Olio su tela, cm 58,5 x 60,8

Barcellona, Museu Picasso. Dono dell’artista, 1970

© Succession Picasso, by SIAE 2015

 

4) Aleardo Villa

Amor (Cigarillos París), 1901

Pastello su carta, cm 130 x 90

Olot, Museu de la Garrotxa

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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