Ttip: l’accordo di libero scambio fra Usa e Ue continua a dividere

0
337

Intanto in America il Senato nega a Obama l’istituzione della “Trade Promotion Authority” per accelerare i tempi sul Partenariato

Esattamente un mese fa, con più di 700 manifestazioni sparse in città di tutto il mondo, attivisti, organizzazioni, ma anche semplici cittadini esprimevano il loro fermo dissenso al Ttip. “Global Day of Action”, così venne chiamata quella giornata, che coinvolse anche città del Sud America e della Nuova Zelanda, passando per le principali capitali europee, quali Londra, Berlino, Parigi, Roma. Fra i principali motivi della protesta, il Trattato Transatlantico di libero scambio tra Usa ed Unione europea. Ttip è la sigla che sta a indicare l’accordo di Partenariato sul commercio e gli investimenti fra Ue e Usa, i cui negoziati sono stati avviati nel luglio del 2013 e proseguono tuttora.

Il Ttip mira a creare la più ampia zona di libero scambio al mondo, il che comporterebbe la riduzione dei dazi doganali, ma anche l’eliminazione, per alcuni settori, di quelle che vengono definite barrire non tariffarie, ovvero i regolamenti tecnici, gli standard di qualità o le regole sanitarie. Ed è proprio questo uno dei punti cruciali che più preoccupa i cittadini e le organizzazioni che sono scesi in piazza: il timore è che non venga adeguatamente difesa la tipicità dei prodotti europei, a tutto vantaggio dei grandi esportatori. Senza parlare dei rigidi standard attualmente imposti dall’Ue, che potrebbero venir elusi a favore di una maggior “flessibilità”: questo potrebbe portare ad un preoccupante livellamento in negativo degli standard di sicurezza non soltanto ecologica, ma anche sociale e giuridica.

The European flag next to the flag of the United StatesEppure, nonostante le proteste della società civile, Usa e Ue sembrano più determinati che mai a portare a termine i negoziati. Tanto che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, aveva addirittura tentato di accelerare i tempi con la richiesta della “Trade Promotion Authority”, ovvero una speciale concessione che gli avrebbe permesso di gestire autonomamente i negoziati, lasciando al Congresso soltanto il potere di approvare o rifiutare l’accordo finale. Il Senato ha tuttavia rifiutato al Presidente, evidentemente preoccupato di portare a termine i negoziati entro lo scadere del mandato, l’istituzione di questa autorità. Dall’altra parte dell’Oceano, anche il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, vuole stringere i tempi, ed ha addirittura dichiarato di auspicare che si possa chiudere l’accordo entro fine anno.

Eppure, anche in Italia, il Ttip continua a dividere la politica: in prima fila contro l’accordo soprattutto gli europarlamentari del MoVimento 5 Stelle che hanno presentato diversi emendamenti relativi all’immissione, attraverso il Ttip, di pratiche attualmente non ammesse in Europa, soprattutto nel settore agricolo (si pensi, per esempio ad animali clonati o a prodotti contenenti sostanze ora vietate nell’Ue).

Altre parti politiche, come il presidente Renzi, continuano invece a vedere nel Ttip una grande opportunità per l’Italia e l’Unione europea. Proprio in questi giorni, Salvatore Cicu, europarlamentare di Forza Italia, parlando dell’accordo di libero scambio ha dichiarato: «Dobbiamo partire da un dato: il nostro mercato interno è bloccato, arranca, ha difficoltà, il 90% di quello che ci può interessare, in termini di crescita, riguarda l’internazionalizzazione. In questo grande accordo si parla di abbattimento di barriere doganali. Secondo uno studio della Commissione Ue, c’è una straordinaria partecipazione delle nostre Pmi nella realtà americana. Migliaia di imprese che già inseriscono i nostri prodotti in quel mercato, producendo già margini di crescita».

Valentina Ferraro
Foto © European Commission, 2015

Articolo precedenteGiornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia
Articolo successivoAndrea Bocelli ambasciatore della famiglia nelle Cattedrali d’Europa e nel mondo
Valentina Ferraro
Laureata in letteratura contemporanea, ha lavorato per diversi anni come editor per una casa editrice romana, per poi avvicinarsi alla sua più grande passione: la scrittura, intesa come mezzo di comunicazione a 360 gradi. Ha iniziato scrivendo di cinema e cultura per diverse testate sia online che cartacee (fra queste, “Il quotidiano della Sera” e il settimanale “Il Punto”). Dopo il primo viaggio a Bruxelles, nel 2014, ha scoperto un forte interesse per l’Unione europea, iniziando così ad approfondire le tematiche relative all’Ue. La spiccata curiosità per l’universo della “comunicazione 2.0” l’ha portata a mettersi alla prova anche come blogger. Di recente la scrittura ha incontrato un’altra sua grande passione: l’enogastronomia.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui