Durand-Ruel: la storia del collezionista che inventò l’impressionismo

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Nell’ambito del progetto “La grande arte sul grande schermo” il film di Phil Gransky sulla grande mostra parigina, da giugno allestita a Philadelphia

A volte cambiare punto di vista aiuta ad approfondire tematiche che sembravano pressoché esaurite. E’ quello che accade all’impressionismo se abbandoniamo per un istante l’immagine consolidata degli artisti che diedero vita a questo movimento e che oggi sono universalmente venerati, per guardare alle loro opere con lo sguardo vergine del collezionista e mercante d’arte Paul Durand-Ruel, il quale fu fra i primi ad intuirne le potenzialità, difendendoli dagli strali velenosi della critica, appoggiandoli e sostenendoli sia dal punto di vista finanziario che da quello psicologico. «Senza di lui non saremmo sopravvissuti», disse Claude Monet, tributando un doveroso omaggio al lungimirante e coraggioso mecenate.

downloadIl 26 maggio oltre mille sale cinematografiche in tutto il mondo proietteranno il film realizzato da Phil Gransky come compendio e supporto della mostra Discovering the impressionists: Paul Durand-Ruel and the new painting, che dopo Parigi e Londra approda a Philadelphia, dal 23 giugno al 14 settembre prossimi. Un lavoro che, con l’ausilio di numerose testimonianze, intende chiarire le dinamiche interne al movimento impressionista e i dettagli dell’allestimento, parte del progetto La grande arte sul grande schermo distribuito in Italia da Nexo Digital.

untitledUn racconto appassionato dagli sviluppi catartici, considerando che l’arduo cammino dell’impressionismo sfocia in un clamoroso e duraturo successo. Ad emergere è lo spirito innovativo di Durand-Ruel, la sua capacità di rivoluzionare il mercato dell’arte mediante un’attenzione capillare dedicata ai propri pittori. A lui dobbiamo la passione per questi artisti esplosa negli Stati Uniti e mai venuta meno. Durand-Ruel affronta la sfida con mentalità imprenditoriale, acquistando quadri di artisti ancora sconosciuti (eclatante il primo incontro con  Manet, del quale comprò subito 23 quadri), o esponendo provocatoriamente nella sua galleria opere appena rifiutate dall’accademico Salon (come nel caso della Natura morta con mele di Courbet), organizzando mostre personali e collettive, curando cataloghi ragionati, in sostanza mettendo in campo strategie volte a promuovere uno stile nel quale credeva fermamente.

Circa novanta i dipinti presenti, opere di Monet, Pissarro, Renoir, Manet, Degas e Sisley, prestate da musei e da collezionisti privati. Pittori con i quali Durand-Ruel intratteneva rapporti personali. La tradizionale barriera fra estetica e vita reale tramonta in maniera definitiva. L’artista è sovente anche un amico, e non a caso Ruel amava circondarsi dei quadri che i suoi pittori creavano per lui. In cambio li assisteva con cura paterna, provvedendoli di abiti nuovi quando si mostrava la necessità, aiutandoli nel momento del bisogno.

«La mia pazzia alla fine era saggezza», scrisse Durand-Ruel prima di morire. Parole che la mostra e il film contribuiscono a illuminare nel loro significato più profondo.

Riccardo Cenci

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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