Europa e immigrazione: fra egoismi e solidarietà

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(Post concesso in esclusiva da Eurocomunicazione alla Rappresentanza in Italia della Commissione europea, vedi link)

 

Il terreno dell’immigrazione resta un banco di prova fondamentale per la tenuta dell’ Unione Europea, il luogo nel quale si riscontrano le maggiori divergenze fra gli Stati membri. L’estenuante trattativa che ha portato ad una temporanea soluzione della vicenda greca ci ha insegnato che non è affatto semplice trovare un’identità di vedute nella gestione politica dei momenti critici. In particolare l’azione europea in ambito migratorio appare frammentaria, costantemente in bilico fra una ventilata volontà solidaristica e il prevalere sistematico degli egoismi nazionali. Forze populiste ed euroscettiche minano i principi della democrazia instillando nei popoli la paura del diverso, cercando di aumentare il proprio consenso elettorale in un contesto ancora fortemente provato dalla crisi. Eppure l’immigrazione non dovrebbe essere percepita esclusivamente come un problema, ma anche come una risorsa. Basti pensare che i lavoratori stranieri contribuiscono in maniera importante agli equilibri del sistema previdenziale e all’incremento del Pil, oltre a garantire la crescita demografica in un’Europa smarrita di fronte alle sfide poste dal futuro.

'Camp Choucha'L’auspicata presa di coscienza della complessità dei fenomeni migratori e il tante volte annunciato salto di qualità nella gestione dei flussi sono rimasti sulla carta, senza trovare concreta attuazione. Emblematica a tale proposito la vicenda delle quote. Dietro la spinta mediatica seguita all’ennesima tragedia del mare si proponeva una ripartizione dei migranti nei singoli Paesi, in base alla reale capacità di accoglienza. L’opposizione è stata immediata e decisa, in particolare da parte della Spagna e della Polonia. Il Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha dovuto operare una parziale marcia indietro, elaborando una proposta più discreta e meno vincolante per i singoli membri. L’intesa finalmente raggiunta parla di circa trentaduemila profughi, attualmente presenti in Italia e in Grecia, da ricollocare e ridistribuire nei diversi Stati in base a criteri come quelli del Pil e del tasso di disoccupazione. Un risultato minimo ma comunque inatteso rispetto a pochi mesi fa, un progetto i cui effetti verranno valutati fra sei mesi, e il cui percorso tortuoso testimonia delle difficoltà incontrate in materia. Basti pensare alla posizione dell’Ungheria, la quale annuncia la costruzione di un muro anti migranti al confine con la Serbia e non si dice disposta a contribuire al sistema delle quote. Anche Austria, Gran Bretagna e Danimarca hanno dimostrato un atteggiamento di forte chiusura al riguardo.

Sergio Mattarella, on the left, and Jean-Claude Juncker
Sergio Mattarella, a sinistra, con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker

Secondo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella la decisione dell’Unione Europea di distribuire i migranti, seppur su base volontaria, rappresenta un primo passo importante per condividere un problema che non è esclusivamente italiano. Non a caso nei suoi recenti incontri europei ha cercato di porre la questione come tema prioritario, essenziale per la governance del nostro continente.

L’incremento dei flussi migratori provocato dall’instabilità politica e dai conflitti che scuotono il Mediterraneo deve spingere l’Europa verso nuovi percorsi. Il fenomeno è ampio ma non bisogna drammatizzare. Gran parte dei rifugiati trova infatti accoglienza nei Paesi limitrofi. Il Libano, la Giordania e la Turchia sono le mete più immediate per coloro i quali, costretti a fuggire per salvare la propria vita da guerre e persecuzioni, si ripropongono di tornare in patria nel momento in cui le condizioni lo rendano possibile.

Se l’idea di una eliminazione delle frontiere è destinata a restare nel regno dell’utopia, inutile e dannosa appare una politica di chiusura totale. Occorre poi considerare come il fenomeno degli sbarchi via mare sia solo un segmento di un panorama più ampio, che coinvolge in maniera massiccia le frontiere dell’est Europa. L’emigrazione non è dunque un qualcosa di esclusivamente africano e medio-orientale, ma interessa gran parte dell’Asia e le realtà create dalla frammentazione dell’ex Unione Sovietica.

Federica Mogherini at the podium
L’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri Federica Mogherini

Una soluzione passa naturalmente per una pacificazione del Mediterraneo, obiettivo a lungo termine di non facile attuazione. Arduo è individuare interlocutori credibili in aree fortemente destabilizzate. Qualsiasi iniziativa in territorio straniero deve ricevere l’approvazione del governo locale, pena l’essere considerata un atto di ostilità. Anche il progetto dei campi di raccolta in Nord Africa, sulla carta condivisibile, cozza contro l’instabilità e la pericolosità di ambienti caratterizzati da scontri violenti fra opposte fazioni, dove risulta difficile garantire protezione ai migranti.

Occorre un salto di qualità nella politica estera dell’Unione Europea. Tessere una rete di accordi con i Paesi più affidabili dell’area, elaborando una strategia globale volta a stroncare il traffico di esseri umani e le organizzazioni che lo gestiscono, può contribuire ad avviare processi virtuosi anche nelle zone più difficili. Il vero cambiamento deve giungere però dall’interno, e deve coinvolgere la mentalità stessa della UE. Solo avviando una politica coerente e coesa l’Europa potrà svolgere il ruolo che le compete, arginando le forze euroscettiche e contribuendo in maniera decisiva a ridefinire gli equilibri dello scacchiere internazionale.

Riccardo Cenci

Foto © European Community, 2015

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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