Dieselgate: quali conseguenze per la Germania e per l’Europa?

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La Merkel usa il pugno duro. Dal ministero di giustizia annunciata class action. L’Unione europea sapeva dell’esistenza di software illegali

Dieselgate: questo il nome che è stato attribuito allo scandalo che ha travolto la Volkswagen. Uno scandalo che ha colpito in primo luogo la Germania, ma che rischia di avere serie conseguenze per tutti i Paesi europei. La casa automobilistica tedesca, che comprende anche i marchi Audi, Seat e Skoda, avrebbe truccato i test sulle emissioni, grazie all’installazione di un software che era in grado di dare risultati fino a 40 volte inferiori rispetto a quelli reali. Una vera e propria “truffa” come l’ha definita il “Financial Times” a danno dei consumatori della quale, sembra, in molti erano a conoscenza. Sarebbero 11 milioni le autovetture coinvolte, delle quali 1 milione in Italia, secondo quanto dichiarato dal viceministro ai Trasporti Riccardo Nencini.

Lo scandalo ha avuto effetti immediati sul piano finanziario, economico e di immagine. L’automotive ricopre infatti un ruolo centrale all’interno dell’economia tedesca. Wolkswagen rappresenta il primo datore di lavoro in Germania e muove anche un consistente indotto sia in patria che all’estero. Difficile stimare l’impatto che il diselgate avrà sull’economia tedesca, con i 18 miliardi di multa ventilati negli Usa e l’incredibile danno di immagine che di certo influenzerà le scelte presenti e future di un gran numero di consumatori. Sembra tuttavia più che probabile che ora la Wolkswagen dovrà dire addio al suo primato mondiale.

Angela MERKELUno scandalo di queste proporzioni, tuttavia, che coinvolge un colosso dell’industria automobilistica, divenuto simbolo dell’economia di un intero Stato, non può non trascinare con sé anche il suo Paese. In questo momento infatti, è l’immagine dell’intera Germania ad avere su di sé gli sguardi di tutto il mondo. Lo sa bene Angela Merkel che, con il suo governo, ha sempre dato grande importanza alle politiche green e ora si trova dar conto di uno scandalo di queste proporzioni.

La Cancelliera sceglie dunque il pugno duro e chiede piena trasparenza sulla questione. Il dieselgate, infatti, potrebbe rivelarsi per la Merkel una buona occasione per far salire quel gradimento che, dopo le scelte del suo governo relativamente all’emergenza immigrazione, non è mai stato così basso. Ecco dunque che il ministero della Giustizia tedesco annuncia di voler introdurre, dal 2016, una class action per tutelare maggiormente i consumatori. Alla Wolkswagen è stato inoltre intimato un ultimatum: entro il 7 ottobre la casa di Wolfsburg dovrà eliminare il software illegale dalle autovetture diesel e farle risultare idonee agli standard di emissione. La KBA (ufficio automobilistico federale tedesco) ha stabilito che, se entro quella data le auto non rispetteranno i parametri nazionali, verrà loro ritirato il permesso di circolazione.

Anche l’Unione europea incalza sulla questione, richiedendo che venga fatta «piena chiarezza» innanzitutto sui numeri delle auto coinvolte nello scandalo e sollecitando tutti gli Stati membri ad avviare indagini a livello nazionale. La posizione dell’Ue è chiara: per controllare i livelli di emissione è necessario effettuare test su strada e non più sui rulli in laboratorio. Tra le proposte, anche la possibilità di effettuare test a sorpresa per controllare i livelli di emissione. Idea che sembra non essere piaciuta alla Gran Bretagna se è vero che il Dipartimento per l’ambiente avrebbe consigliato ai propri rappresentanti del Parlamento Ue di votare contro questa proposta.

Del resto, secondo quanto rivelato dal “Financial Times” Bruxelles non ignorava l’esistenza di strumenti per truccare i test di emissioni inquinanti. Già nel 2013, infatti, nel rapporto Joint Research Center, l’Unione aveva richiamato l’attenzione delle istituzioni europee sul pericolo rappresentato da questi software illegali, proponendo già da allora di effettuare i test su strada.

 

Valentina Ferraro

Foto © Wikicommons – European Parliament

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Valentina Ferraro
Laureata in letteratura contemporanea, ha lavorato per diversi anni come editor per una casa editrice romana, per poi avvicinarsi alla sua più grande passione: la scrittura, intesa come mezzo di comunicazione a 360 gradi. Ha iniziato scrivendo di cinema e cultura per diverse testate sia online che cartacee (fra queste, “Il quotidiano della Sera” e il settimanale “Il Punto”). Dopo il primo viaggio a Bruxelles, nel 2014, ha scoperto un forte interesse per l’Unione europea, iniziando così ad approfondire le tematiche relative all’Ue. La spiccata curiosità per l’universo della “comunicazione 2.0” l’ha portata a mettersi alla prova anche come blogger. Di recente la scrittura ha incontrato un’altra sua grande passione: l’enogastronomia.

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