Impressionisti e non solo in mostra al Complesso del Vittoriano

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A Roma oltre sessanta opere provenienti dal Musée d’Orsay per raccontare un’epoca fra le più ricche e feconde in ambito artistico

La sana incapacità a concludere di cui parla Italo Calvino nelle lezioni americane, intesa quale processo ininterrotto di costruzione e disfacimento, potrebbe facilmente applicarsi alla poetica impressionista, al lavorio infinito che anima l’attività dei suoi protagonisti. In quest’ottica lo sforzo a cogliere l’invisibile che si cela dietro l’apparenza del visibile si traduce sovente in una indagine attorno ai medesimi soggetti, portata avanti con inesausta volontà. Per questo la loro opera non deve essere scissa dallo spirito del tempo nel quale si trovano immersi, e può essere letta come una immensa celebrazione della modernità, impossibile da terminare proprio per la vastità della materia coinvolta. La rappresentazione del quotidiano, della vita concreta colta nel suo carattere epico, è indissolubilmente legata all’esperienza interiore, e come tale parte di un organismo vitale e pulsante.

Le balcon Manet Edouard (1832-1883) Paris, musée d'OrsayI curatori della mostra allestita al Complesso del Vittoriano lo hanno compreso a fondo. Un progetto espositivo che non resta limitato al fenomeno impressionista, ma propone una panoramica sull’ambiente dell’epoca, visto nelle sue innumerevoli sfaccettature. La realtà viene percepita nella sua magmatica interezza. L’arte ha il compito di ricostruirla, di raccoglierne i frammenti che inevitabilmente si disperdono, cercando di rendere immortale quanto è limitato e finito.

L’impressionismo sembra condividere l’idea proustiana di una fuga dalla pesantezza e dalla lenta pietrificazione che minacciano la realtà. Il genere del ritratto, al quale viene dedicata un’intera sezione della mostra, sfugge ogni codificazione accademica per cercare le invisibili peculiarità di un volto, in grado di trascendere la semplice raffigurazione delle caratteristiche fisiche del soggetto. Innumerevoli a questo punto le declinazioni possibili.

Partiamo dalla scultura. Le immagini modellate da Medardo Rosso condividono un’impressione di indeterminatezza. Un qualcosa di irreale e sfuggente le accomuna. La materia scultorea vibra come fosse un tessuto cromatico. Anche la Ballerina di quattordici anni di Degas vuole rivoluzionare i canoni imposti dalla tradizione. La critica la sbeffeggia come un modello anatomico, più adatto a un museo di patologia umana che non a una esposizione d’arte. Rodin dal canto suo ,cerca la «somiglianza dell’anima», la rivelazione della coscienza interiore tramite un gesto colmo di forza vitale. Nervoso e scattante lo stile di Paolo Troubetzkoy, principe russo il cui stile appare debitore nei confronti del già citato Medardo Rosso.

C’è poi la pittura. Ecco apparire il giovane Renoir, ritratto da Bazille in una posa disordinata e ricca di energia giovanile, i piedi appoggiati sulla sedia, quasi a simboleggiare il suo tenace rifiuto convenzioni. Claude Monet compare solo nell’interpretazione che ne dà Renoir, colto all’interno del suo studio con gli strumenti del mestiere a sancirne il ruolo. A tale proposito il tema dell’atelier risulta centrale. Emblematica l’opera di Bazille, nella quale viene raffigurato lo studio in rue de la Condomine che questi condivideva proprio con Renoir. La figura gigantesca al centro è lo stesso Bazille il quale, come apprendiamo da una lettera indirizzata al padre, viene curiosamente dipinto da Manet. Un esempio della stretta connessione fra questi artisti e dello spirito solidaristico che li lega. Bazille infatti sceglie di raffigurare un lavoro di Renoir rifiutato dal Salon, con piglio fortemente polemico nei confronti di ogni accademismo. Il quadro assume poi il carattere di un testamento, se consideriamo che il pittore morirà pochi mesi dopo nella guerra franco-prussiana.

Scene di vita borghese divengono alla moda. Il soggetto del Balcone di Manet, apparentemente innocuo, produce aspre reazioni critiche per il suo eludere i canoni gusto imperante. I protagonisti del dipinto appaiono estranei alla realtà, isolati l’uno dall’altro, quasi persi in un sogno interiore. Anche il tema dell’infanzia, dal sapore ancora una volta proustiano, viene presentato nei suoi molteplici aspetti. Spazio viene poi dedicato ad una protagonista importante come Berthe Morisot, il cui apporto al movimento viene spesso sottovalutato.

Un capitolo a parte merita Cézanne, chiuso nella propria ostinata e incessante ricerca formale, presupposto imprescindibile per l’arte moderna. Presenti in mostra la Donna con caffettiera, l’autoritratto del 1875 e Il giocatore di carte.

Non solo impressionisti, dicevamo. Ecco allora tutta una serie di artisti coinvolti nel grande fermento parigino. Di Giovanni Boldini troviamo il malizioso e scattante Ritratto di Madame Charles Max, mentre di John Singer Sargent l’altrettanto affascinante immagine della Viscontessa di Poilloüe di Saint-Périer.

Fra le opere più significative ricordiamo ancora L’altalena di Renoir, sorprendente nelle vibrazioni della luce attraverso il fogliame, emblema di un’stetica che, ancora oggi, non cessa di emozionare.

Riccardo Cenci

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Impressionisti

Tête-à-tête

Roma – Complesso del Vittoriano

15 ottobre 2015 – 7 febbraio 2016

Orario: dal lunedì al giovedì 9.30-19.30

venerdì e sabato 9.30-23.30

domenica 9.30-20.30

Biglietti: intero € 12,00 ridotto € 9,00

Catalogo: Skira

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Immagini

In evidenza: Frédéric Bazille
L’atelier di Bazille
1870 olio su tela

In alto: Edouard Manet
Il balcone
1868 – 1869 olio su tela

Al centro: Auguste Rodin
Victor Hugo
1897 busto in bronzo e ghisa su piedistallo

In basso:Berthe Morisot
Giovane donna in abito da ballo
1879 olio su tela

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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