Italiani “bamboccioni”: 6 giovani su 10 a casa con mamma e papà

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Secondo l’Eurostat nel Belpaese il 66% dei ragazzi fra i 18 e i 34 anni vive con i genitori. In Danimarca sono il 3%. Tutti “mammoni” o vittime della crisi?

Chiamateli “mammoni”, “cocchi di mamma” o, come fece l’ex ministro Padoa Schioppa, “bamboccioni”. Il risultato non cambia: una buona parte dei giovani dello Stivale vive ancora a casa con i genitori. A confermare quello che a molti poteva sembrare un semplice luogo comune legato alla tradizione che dipinge i giovani del Belpaese particolarmente “affezionati” alla famiglia, sono i dati Eurostat. Secondo l’Ufficio statistico dell’Ue, infatti,  nel 2014 il 66% di italiani fra i 18 e i 34 anni viveva ancora a casa con i genitori: che equivale a dire che sei giovani su dieci stanno ancora con mamma e papà. Numeri che fanno pure più effetto se confrontati con quelli degli altri Paesi europei, in particolar modo se si guarda a Nord, con il 3,7% della Svezia, o il 3% della Danimarca.

Con il suo 66% l’Italia si colloca al di sopra di 20 punti percentuali rispetto agli altri Stati membri, seconda soltanto alla Croazia. Sono cifre che fanno riflettere, perché rispecchiano la difficoltà di un Paese in crisi che paga lo scotto di una disoccupazione giovanile assai preoccupante. E se, soprattutto all’estero, lo stereotipo dell’italiano “cocco di mamma” è duro a morire, di certo la crisi occupazionale non aiuta.

Per analizzare meglio i numeri diffusi dall’Eurostat e farsi un’idea di quanti giovani si trovino a dover vivere nella famiglia d’origine per necessità e quanti invece per scelta, è sufficiente osservare gli altri dati resi noti dall’Ufficio di statistica. Si noterà allora che la percentuale cresce se si considera la fascia d’età compresa fra i 25 e i 34 anni, ovvero proprio quella in cui si dovrebbe iniziare un percorso lavorativo, magari in seguito alla conclusione degli studi.

Quasi la metà dei giovani italiani di questa età, invece, vive con i genitori, contro un 29,2% registrato in media nell’Ue (11,2% in Francia e 15,5% nel Regno Unito, solo per citarne alcuni). Andando ancora più a fondo nella lettura dei dati Eurostat si scopre poi che, fra i giovani italiani fra i 25 e i 34 anni che stanno ancora con la propria famiglia di appartenenza, il 44,2% ha un lavoro a tempo pieno (contro il 54,8% in media dell’Ue), il 18,3% sta ancora studiando mentre il 20,6% è disoccupato.

Esiste dunque una percentuale di “mammoni” che, avendo un posto di lavoro, forse potrebbe provare ad “avventurarsi”, staccarsi dalla propria famiglia e vivere autonomamente. Bisognerebbe capire quanti di questi giovani italiani non vogliano farlo per scelta e quanti invece non considerino la loro occupazione sufficientemente “stabile” o il proprio stipendio adeguato per poter iniziare un percorso di vita indipendente.

Tutte variabili che, purtroppo, non possono emergere dai dati Eurostat. È tuttavia evidente che la crisi economica e occupazionale incide fortemente sulle scelte di vita dei giovani italiani. Nel quadro sociale che emerge dai dati dell’Ufficio di statistica dell’Ue, infatti, i genitori italiani costituiscono un importante sistema di welfare, lo stesso che, una volta nonni, consentirà ai figli  di lavorare e portare a casa due stipendi, senza che, almeno uno, si disperda fra baby sitter e asili nido. Perché se l’Italia è il Paese dei “mammoni”, di certo è anche la patria dell’arte dell’arrangiarsi. Che, in tempo di crisi, costituisce una qualità di non poco conto.

Valentina Ferraro
Foto © Creative Commons

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Valentina Ferraro
Laureata in letteratura contemporanea, ha lavorato per diversi anni come editor per una casa editrice romana, per poi avvicinarsi alla sua più grande passione: la scrittura, intesa come mezzo di comunicazione a 360 gradi. Ha iniziato scrivendo di cinema e cultura per diverse testate sia online che cartacee (fra queste, “Il quotidiano della Sera” e il settimanale “Il Punto”). Dopo il primo viaggio a Bruxelles, nel 2014, ha scoperto un forte interesse per l’Unione europea, iniziando così ad approfondire le tematiche relative all’Ue. La spiccata curiosità per l’universo della “comunicazione 2.0” l’ha portata a mettersi alla prova anche come blogger. Di recente la scrittura ha incontrato un’altra sua grande passione: l’enogastronomia.

1 commento

  1. Non sono italiano e mi ha toccato per un periodo vivere con i mie suoceri italiani . Genitori italiani di classe media . Hanno fatto una casa per ogni figlio davanti a casa loro . Partiamo da questo punto : Se pretende che i figli si sposino e vivono vicino a loro . In tanto se pretende anche che loro sposi siano disposti a vivere vicino a una famiglia che non è la sua di origine . Se pretende in tanto che marito e moglie siano dipendente , immaturi per stare sempre sotto occhio dei genitori biologici o non ma sempre genitori cioè con una autorità superiore a questa nuova famiglia in tutti ambiti . Mi chiedo allora se la colpa è di questi poeti ragazzi asfiati della mancanza di libertà ? Ci saranno sicuramente le eccezione ma la regola è che non è il problema dobbiamo trovarlo ancora più in dietro .

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