La crisi senza fine di Lisbona

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Dopo 4 anni di aiuti e austerity, il Portogallo è finalmente riuscito ad uscire dalla crisi economica. Ma la timida ripresa rischia di essere schiacciata dalla debolezza politica.

La storia portoghese degli ultimi anni può insegnarci qualcosa. Il Paese che, dopo aver avuto ingenti somme da Bce e Fmi per far fronte alla crisi, è riuscito a saldare il suo debito ed è ora indipendente. Il Portogallo è il luogo dove forse il metodo finno-tedesco dell’austerity ha funzionato. Anche se ad un alto prezzo.

Partiamo dal maggio 2014. Dopo tre anni di aiuti europei – una somma di 78 miliardi di euro – Lisbona riesce finalmente a ripagare il debito alla Troika, senza ricorrere a degli aiuti extra per supportare il Paese nel post-crisi. Ciò ha spinto il premier Pedro Passos Coelho ad esclamare “missione compiuta”.

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Pedro Passos Coelho

Il prezzo pagato dai portoghesi è stato carissimo: disoccupazione giovanile al 40%, 400.000 posti di lavoro in meno, 500.000 cittadini portoghese emigrati per ragioni di lavoro (su una popolazione totale di circa dieci milioni di abitanti).

I vertici europei e tedeschi considerano comunque il Portogallo un esempio riuscito della cura per la crisi attraverso i tagli e le tasse.

A differenza di quanto accaduto in Grecia, il Portogallo dal 2011 è stato ed è governato dalla destra di Coelho. Questo governo ha provveduto a privatizzare le poste, i gruppi energetici Edp e Ren, la società di gestione aeroportuale Ana e la compagnia aerea nazionale Tap. Ha anche provato a tagliare stipendi e pensioni dei dipendenti pubblici, ma la misura si è rivelata anti costituzionale perché discriminatoria.

Lo scorso ottobre, le nuove elezioni. A vincere le elezioni “Portugal à Frente”, la coalizione con a capo Coelho che non ha ottenuto, con il 36%, la maggioranza in Parlamento. Il partito socialista guidato da Antonio Costa, secondo partito del Paese, si è fermato al 32%, e ha subito annunciato la non disponibilità ad eventuali coalizioni. Gli altri partiti di sinistra si sono uniti nel Bloco de Esquerda.

Il governo è nato dunque già fragile e si è subito palesato lo spettro di nuove elezioni per l’anno nuovo. Bisogna comunque dire che il governo di Coelho è stato l’unico ad essere rivotato dopo aver applicato misure di austerity.

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Anibal Cavaco Silva

Il partito di Coelho ha proposto una coalizione con il Bloco de Esquerda al fine di ottenere la maggioranza assoluta, ma molte sono state le contrattazioni su temi caldi (come l’uscita dall’euro o dalla Nato). A fermare la trattativa il presidente portoghese, Anibal Cavaco Silva, che si è rifiutato di conferire l’incarico a sinistra affermando: «In 40 anni di democrazia, nessun governo in Portogallo è mai dipeso dall’appoggio di forze politiche antieuropeiste, […] di forze politiche che chiedono di abrogare il Trattato di Lisbona, il Fiscal Compact, il Patto di crescita e di stabilità, lo smantellamento dell’unione monetaria e di portare il Portogallo fuori dall’Euro, oltre alla fuoriuscita dalla Nato. […] Dopo aver affrontato il programma di assistenza finanziaria, con pesanti sacrifici, è mio dovere, e rientra nei miei poteri costituzionali, fare tutto ciò che è possibile per prevenire l’invio di falsi segnali alle istituzioni finanziarie, agli investitori e ai mercati».

La cosa ha ovviamente fatto infuriare i partiti di sinistra che hanno affermato che non avrebbero mai dato la fiducia ad un governo di minoranza. Cosa che in realtà hanno fatto salvo poi toglierla 11 giorni dopo, provocando la caduta del governo.

Diversi scenari si presentano adesso.

10246370_10203632927086686_7199777761627110725_nSilva potrebbe incaricare la sinistra di formare un governo, oppure formare uno attraverso la “iniziativa presidenziale” o ancora andare a nuove elezioni (comunque non possibili fino a giugno 2016).

L’opzione dell’incarico a sinistra sembrerebbe essere scartata dallo stesso Silva, che ha dichiarato «Al momento non mi si è presentata nessuna alternativa valida, credibile e coerente». Intanto la vita politica del Paese si è ormai polarizzata, mentre le proteste dei cittadini crescono.

Proteste contro la debolezza del governo, proteste contro Silva, accusato di tenere più in considerazione la Troika che i propri cittadini, proteste contro un Paese che seppure ha superato la crisi, nei fatti l’economia reale dice un’altra cosa.

Quale futuro per il Portogallo?

Ilenia Maria Calafiore

Foto © Wikicommons

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Ilenia Maria Calafiore
Nata nel 1989, è laureata in Comunicazione Internazionale presso l’Università di Palermo con una tesi in filosofia politica dal titolo “Teorie e pratiche per la Giustizia Globale“. Nel suo percorso universitario ha approfondito le tematiche storiche ma anche linguistiche relative alla Russia e ai popoli slavi. Ha partecipato ad alcuni progetti internazionali come il Model United Nation a New York ed il Finance Literature of Youth a Togliatti, Russia. A fine 2014 si laurea con il massimo dei voti in Studi Internazionali presso l'Università di Pisa con la tesi “Spunti per uno studio delle politiche della Federazione Russa nel bacino del Mar Nero”.

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