Attacco al cuore dell’Europa. Terroristi uccidono oltre cento persone a Parigi

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La strategia dell’Isis punta a destabilizzare le democrazie occidentali, fomentando l’odio e alimentando una spirale di violenza inarrestabile

Per ora è la Francia a pagare il tributo di sangue più elevato alla cieca brutalità del terrorismo islamico e alle strategie dell’Isis. Dopo le stragi di Charlie Hebdo e del supermercato Kosher, dopo l’attentato del treno sventato da alcuni coraggiosi passeggeri, una violenza scioccante si abbatte su Parigi. Obiettivi luoghi di divertimento e di svago, uno stadio, una storica sala da concerto come il Bataclan, un bar e alcuni ristoranti. Il messaggio è chiaro. D’ora in avanti nessuno può dirsi al sicuro. L’Isis colpisce le basi della nostra cultura, minando i principi stessi della libertà e della democrazia.

Preoccupano le modalità offensive. Alle minacce verbali, diffuse con i più moderni mezzi di comunicazione, seguono i fatti. Sei diversi attacchi pianificati nello stesso giorno, per trasformare un pacifico tessuto urbano in un autentico scenario di guerra. Veri e propri gruppi d’assalto addestrati per provocare il maggior danno possibile, ragazzi giovanissimi indottrinati e pronti al sacrificio estremo pur di colpire il mondo occidentale, ma anche combattenti esperti, reduci dalle varie guerre che devastano la Siria, l’Afghanistan e altri luoghi del Medioriente. Chiunque si opponga fattivamente agli interessi dell’Isis è un obiettivo sensibile. L’abbattimento dell’aereo russo sui cieli del Sinai lo testimonia ampiamente.

Si era parlato molto dei lupi solitari, di cellule ardue da debellare in quanto imprevedibili e autonome. Ora siamo di fronte ad un qualcosa di diverso, ad un’organizzazione capillare in grado di programmare massacri con scientifica spietatezza. Ci sarà tempo per denunciare le falle nei servizi segreti. Ora siamo davvero di fronte all’11 settembre della Francia, che rischia di essere il primo tassello di una lunga scia di sangue. Le minacce a Londra, Washington e Roma appaiono infatti, ora più che mai, perfettamente credibili.

L’Isis si mostra in grado di portare avanti un’operazione militare in ambito europeo, senza che nessuno possa porvi rimedio. L’Europa, al contrario, non sembra in grado di organizzare un’analoga risposta nei territori occupati dal califfato. La domanda allora è sempre la medesima. Cosa fare dopo i bombardamenti, che non sono in alcun modo risolutivi? Per ora si registra un’accelerazione nei colloqui di Vienna, volta a individuare una soluzione per la Siria, viatico indispensabile all’edificazione di un mondo più sicuro.

Vladimir PutinLa recente strage del jet russo, il massacro di Beirut contro la roccaforte sciita di Hezbollah, tutto indica un disegno ambizioso e ben preciso. Imporre il proprio credo terrorizzando la popolazione inerme, spingendo i governi ad agire d’impulso, fomentando una spirale di odio e di violenza che rischia di divenire inarrestabile. Certo il semplice innalzamento delle misure di sicurezza non basta. L’Europa deve meditare sui propri errori, ma deve anche elaborare una strategia comune. Gioverebbero agli equilibri internazionali la risoluzione del conflitto ucraino e la ripresa dei rapporti con Mosca, viatico per l’elaborazione di un piano globale di lotta al terrorismo. Putin stesso, in un suo telegramma di cordoglio indirizzato ad Hollande, auspica sforzi congiunti della comunità internazionale contro il terrorismo. Anche Obama, intervenendo alla tv, ha parlato di un attacco all’umanità intera e ai suoi valori primari.

Il presidente francese si è rivolto alla popolazione, in un discorso che evoca scenari di guerra che credevamo lontani, proclamando lo stato di emergenza sull’intero territorio e la momentanea sospensione dell’area Schengen. Un primo successo per l’Isis, che aspira condizionare l’Europa frustrando qualsiasi aspirazione democratica e libertaria, portando avanti il proprio progetto totalitario.

Riccardo Cenci

Foto © European Union

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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