Presentato a Roma, presso la sede di Confcommercio, lo studio dell’Osservatorio Congiunturale della Fida sui primi sei mesi del 2015
Lo studio sui primi sei mesi dell’anno, da parte dell’Osservatorio Congiunturale della Federazione italiana dettaglianti dell’alimentazione (Fida), è stato presentato nei giorni scorsi nella capitale italiana, presso la sede di Confcommercio. I dati sono confortanti, perché indicano una ripresa del settore dopo un lungo periodo di crisi.
Donatella Prampolini, presidente di Fida-Confcommercio, ha così commentato la ricerca: «Cresce la fiducia delle imprese del dettaglio alimentare in questi primi sei mesi del 2015; la strada della ripresa è stata imboccata, ma occorre molto tempo prima di recuperare il terreno perduto in questi anni. Tanti imprenditori risentono delle conseguenze della lunga crisi, vedendosi costretti a ridurre il personale o a rinviare gli investimenti e avvertono tutto il peso del fisco che si conferma un vero e proprio fattore di ostacolo alla crescita».
Il settore degli “Alimentari”, in Italia, comprende drogherie, salumerie-gastronomia, pollame e rosticceria, pasta fresca, pizza, dolciumi e dettaglio alimentare, frutta e verdure, pescherie, per un totale di oltre 126.000 piccole o micro aziende che garantiscono – sottolinea la Prampolini – «ciò che abbiamo nel piatto». C’è da dire in proposito che l’Unione europea spesso riunisce rappresentanti delle piccole imprese e autorità regionali e nazionali per discutere il futuro di queste aziende alimentari perché la gastronomia è parte del patrimonio culturale intangibile dell’Europa.
Dallo studio, risulta che il 6% delle imprese fa registrare un incremento medio in valore dello scontrino che si attesta sui 12-13 euro, rispetto alla grande distribuzione ove la media è sui 20 euro. Una fetta consistente di operatori italiani si è vista costretta, per la crisi, ad intervenire sul taglio di personale (è stato così per l’11% dei dettaglianti nel primo semestre del 2015), rinunciando ad assunzioni già previste o licenziando lavoratori a tempo determinato.
Di contro oltre il 6% delle imprese, operanti nel Belpaese, è intenzionato ad approfittare delle agevolazioni offerte dal Jobs Act in vista della seconda parte dell’anno. Il 45,8% ha subito una riduzione dei ricavi negli ultimi sei mesi e per questa ragione il 63,3% ha evitato di effettuare investimenti che aveva in programma, mentre il 23% si è dissuaso definitivamente dal farne. Riguardo il credito il 24% delle imprese del dettaglio alimentare ha fatto richiesta di credito negli ultimi sei mesi, il 39% se lo è visto accordare, il 30% ha ricevuto una somma inferiore a quella richiesta, il 20% se lo è visto rifiutare. Interessante quanto emerso nell’ambito della pressione fiscale. Negli ultimi due anni (2013-2014) l’80% delle imprese lamenta un aumento notevole del fisco sulla propria attività rispetto ai due anni precedenti mentre il 19,3% ritiene che sia rimasta invariata e un irrisorio 0,7% diminuita.
Pierluigi Ascani (nella foto a sinistra) di Format Research, uno dei curatori della ricerca, nel suo intervento ha dichiarato: «la sensazione generale è che questi anni di crisi, in Italia, stanno finendo (…) il temporale è finito ma i vestiti bagnati che abbiamo addosso non si sono ancora asciugati». Concetto ripreso sempre da Donatella Prampolini, che al termine della presentazione ha ricordato: «sono tante le aziende che in questi anni hanno chiuso i battenti per la pressione fiscale. Il governo ha trascurato queste piccole e micro-aziende che sono in realtà la spina dorsale della nostra economia e sono particolarmente interessate alle tradizioni alimentari del nostro Paese».
A margine dell’incontro la presidente di Fida a una specifica domanda ha precisato che alcuni dettaglianti sono sopravvissuti alla crisi diversificando e ricercando prodotti “alimentari di nicchia”, prodotti di piccole aziende artigianali che costituiscono l’eccellenza italiana, taluni diversificandole con quelle europee. Sono proprio i piccoli dettaglianti che favoriscono il contatto tra produttore e consumatore. Infine, a proposito dell’inchiesta della procura di Torino sull’olio extravergine di oliva, ha puntualizzato: «i negozi specializzati vanno alla ricerca di prodotti locali e sono i meno coinvolti perché riescono a garantire al cliente la provenienza del prodotto».
Giancarlo Cocco