Elezioni in Spagna: vince il Pp di Rajoy ma non conquista la maggioranza

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Si conclude l’epoca del bipolarismo. Alto il rischio di ingovernabilità. I Podemos di Pablo Iglesias terza forza politica del Paese con 69 seggi

Erano state annunciate come le prime elezioni spagnole “all’italiana” e, all’indomani del voto, i risultati hanno confermato le aspettative. Come previsto, le consultazioni di ieri hanno sancito la fine del bipolarismo spagnolo tra Pp e Psoe che, dalla fine della dittatura di Franco e per quarant’anni, aveva governato il Paese. Lo scenario che si prospetta oggi è ben diverso dalla stabilità politica che finora aveva contraddistinto la Spagna: a “vincere” è il premier uscente Mariano Rajoy e il suo Pp. Vistosamente in calo, non riesce tuttavia a conquistare la maggioranza e si ferma al 28,7%  con soli 122 seggi su 350. A seguire c’è il Psoe di Pedro Sachez: 22,1% e 91 seggi. La vera novità di queste elezioni sono i Podemos di Pablo Iglesias che diventano terza forza politica con 69 seggi. Il partito dei post-indignados è inoltre primo in Catalogna e nel Paese Basco. Se si considerano i 40 seggi del quarto partito (13,9%), quello dei liberali Ciudadanos, si inizia a comprendere quali contorni stia assumendo il futuro Parlamento spagnolo.

Nella serata di ieri, Rajoy ha cercato di rassicurare gli elettori dicendosi pronto a tentare in ogni modo di costituire un «governo stabile», obiettivo non facile per il quale, ha aggiunto, «sarà necessario parlare molto e raggiungere accordi». E infatti non soltanto il Pp non ha raggiunto la maggioranza assoluta, ma neanche un’eventuale coalizione con Ciudadanos, che appare come la corrente politicamente più vicina al partito di Rajoy, riuscirebbe a conquistare i 176 seggi. Lo stesso vale per il fronte Psoe-Podeoms.

Stando così le cose, diventerebbero decisivi, per costituire la maggioranza, i partiti nazionalisti che, probabilmente, non concederebbero il loro appoggio senza richiedere nulla in cambio. L’unica altra alternativa possibile per uscire da quest’impasse sembrerebbe essere una “grande coalizione” sul modello tedesco fra i primi due partiti del Paese. Ipotesi fortemente respinta finora dai due leader che, tuttavia, ora appaiono meno categorici al riguardo.

Il rischio dal quale la Spagna cerca di fuggire è quello di un ritorno alle urne, già paventato da Pablo Iglesias che, nel suo primo discorso post elezioni davanti a stampa ed elettori, ha ipotizzato la possibilità di chiedere al governo una verifica a metà legislatura.

Ciò che emerge dai risultati di queste elezioni è una tendenza che si sta diffondendo ormai in tutta Europa: i partiti “vecchio stampo” non convincono più, non hanno più la forza di reggersi da soli sulle proprie gambe. Dall’altra parte, le “nuove” correnti politiche che si dicono contro il sistema (e spesso contro l’austerità o contro l’Europa stessa) guadagnano terreno e raccolgono un numero sempre maggiore di consensi.
È il caso dei Podemos e Ciudadanos in Spagna, del Front National di Marine Le Pen in Francia, del MoVimento 5 Stelle in Italia. Il malcontento, la rabbia e la paura per il futuro che la crisi economico-finanziaria di questi anni ha portato con sé, ha fatto sì che gli elettori ricercassero qualcosa di nuovo, talvolta dai tratti fortemente estremisti, in risposta alla situazione drammatica che stanno vivendo.

Ecco dunque che, per scongiurare l’avanzata di questi partiti, la politica torna a formare grandi coalizioni e gli elettori, dopo un periodo caratterizzato dalla disaffezione e dall’astensionismo, tornano in massa alle urne. Sia le regionali francesi che le legislative spagnole hanno infatti registrato un tasso di affluenza molto alto. I partiti politici, da parte loro, si vedono costretti a costituire alleanze che, fino a qualche anno fa sarebbero state impensabili: si pensi al “fronte repubblicano” francese per fermare l’avanzata della Le Pen o, in Italia, all’ormai noto “Patto del Nazareno” far Renzi e Berlusconi. Ora è il turno della Spagna che, all’indomani del voto, si trova a dover affrontare una situazione quantomeno complicata.

Valentina Ferraro
Foto © Creative Commons

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Valentina Ferraro
Laureata in letteratura contemporanea, ha lavorato per diversi anni come editor per una casa editrice romana, per poi avvicinarsi alla sua più grande passione: la scrittura, intesa come mezzo di comunicazione a 360 gradi. Ha iniziato scrivendo di cinema e cultura per diverse testate sia online che cartacee (fra queste, “Il quotidiano della Sera” e il settimanale “Il Punto”). Dopo il primo viaggio a Bruxelles, nel 2014, ha scoperto un forte interesse per l’Unione europea, iniziando così ad approfondire le tematiche relative all’Ue. La spiccata curiosità per l’universo della “comunicazione 2.0” l’ha portata a mettersi alla prova anche come blogger. Di recente la scrittura ha incontrato un’altra sua grande passione: l’enogastronomia.

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