Lo Stato dovrà pagare oltre 10 milioni di euro come indennizzo per 350 cittadini che hanno contratto virus in seguito a emotrasfusioni. Sotto accusa i ritardi nei risarcimenti
120mila: questo il numero di persone contagiate da sangue infetto in Italia fra gli anni Settanta e gli anni Novanta. Una cifra enorme che, tra l’altro, prende in considerazione soltanto i viventi.
Lo scandalo del sangue infetto risale alla fine degli anni Ottanta quando vennero messe in circolazione sacche di sangue contagiato che, attraverso trasfusioni o nel corso di operazioni chirurgiche, causò la contrazione di virus come l’Aids o l’epatite a un numero considerevole di persone.
Moltissime, nel corso degli anni, le richieste di risarcimento al ministero della Salute. In molti casi i pazienti vittime delle trasfusioni con plasma infetto ed emoderivati hanno combattuto, insieme ai propri legali, una lotta durata decine di anni, segnata da ricorsi, sentenze talvolta ignorate e, soprattutto, lunghissime attese che, in alcuni casi, hanno portato alla morte dei pazienti prima ancora che potessero accedere ai risarcimenti. Anche per questi motivi la sentenza emessa ieri dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo acquista ancora maggior valore.
Con essa lo Stato italiano è stato infatti condannato al risarcimento di oltre 350 cittadini infettati attraverso le trasfusioni di sangue o in seguito a un’operazione. Si tratta di pazienti nati fra il 1921 e il 1993 che avevano presentato ricorso a Strasburgo.
«I ricorrenti – si legge in una nota della Corte – hanno diritto a un risarcimento poiché è stato provato il collegamento causa-effetto fra la trasfusione di sangue e la loro infezione, ma i ricorrenti lamentano la lunghezza dei procedimenti per il risarcimento o le conciliazioni amichevoli e che non è stato posto effettivo rimedio ai loro casi».
La “causa pilota” con la quale è stato presentato il primo ricorso al Strasburgo risale al 2012 ed è stata avanzata dall’Associazione giovanile talassemici di Lecce. Attorno a questo causa sono stati poi riuniti gli altri ricorsi provenienti da tutta Italia.
Secondo la sentenza emessa dalla Corte, sebbene la legislazione italiana e il relativo indennizzo da essa previsto si possano considerare sufficienti, i ritardi nei risarcimenti (superiori a sette anni e, in alcuni casi, arrivati addirittura a 14) sono assolutamente inammissibili. Di qui la condanna per danni morali.
Valentina Ferraro
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Qualcuno mi può aiutare per comunicarmi con un avvocato di trasburgo per sangue infetto perché qui in Italia non vogliono pagarti e ti rigetta o sempre la sentenza chiedo aiuto a qualcuno che ha avuto sentenza a trasburgo grazie