L’Arcivescovo artefice della liberazione di Milano

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Il Vaticano si adoperò per evitare spargimento di sangue dei cittadini durante il ritiro delle truppe tedesche incalzate dagli alleati. Perché Mussolini abbandonò il tavolo

25 aprile 1945, mercoledì, a Milano la gente cammina in fretta, le biciclette numerose e le rarissime automobili, il Duomo milanese con il  sagrato, una grande città dilaniata e spogliata nei suoi viali, il volto scuro degli abitanti, sono le quattro del pomeriggio i negozi di alimentari con le grandi vetrine squallide, si riempiono d’un tratto di massaie ma anche di tanti anziani e ragazzini ognuno con le cedole della tessera annonaria in mano, l’aria rassegnata per la prevedibile inutilità della coda. Tutto è razionato, c’è chi possiede più di due tessere, acquistate da chi non ne aveva bisogno, la borsa nera imperversa, molti per sfamarsi hanno venduto le cose più care, orecchini, anelli. Quelle tessere servono per acquistare un po’ di pane, qualche patata, la saccarina che sostituisce lo zucchero scomparso da anni.

Lo stato d’animo della gente è teso, tutti comprendono che la liberazione dai nazi-fascisti è vicina. Qualcosa aleggia nell’aria. Una atmosfera di incertezza e di sospetto è dappertutto. Ognuno “sa” le ultime notizie di Radio Londra, c’è il coprifuoco e persone dello stesso palazzo incontratesi davanti ad un monumentale apparecchio radio hanno capito dai messaggi: «questa volta ci siamo gli anglo americani stanno arrivando». Proprio in quel 25 aprile chi si trovava a passare davanti all’Arcivescovado, a due passi dal Duomo, non poteva immaginare cosa stesse accadendo all’interno. In una grande stanza austera e silenziosa, verso le quattro del pomeriggio, due uomini seduti su un sofà l’uno accanto all’altro, l’uno il principe della Chiesa sottile e minuto e un uomo in divisa della milizia, uno era l’arcivescovo di Milano Schuster, l’altro Mussolini.

SchustercardinalIl padrone di casa, con sollecitudine paterna, cercò di offrire un piccolo “conforto” l’altro si schernì «grazie solo un bicchierino di rosolio e un biscotto». Iniziarono a conversare per circa un’ora, dovevano aspettare una delegazione del Comitato di Liberazione in quanto Schuster si era offerto da mediatore per una via d’uscita alla guerra con la resa di Mussolini agli alleati senza condizioni, al pari di Bonaparte non gli restava che affrontare rassegnato il suo destino. Le parole di Mussolini mostrarono rassegnazione. Schuster gli chiese se aveva intenzione di continuare la guerra sulle montagne e il duce lo rassicurò: «sarà ancora per poco poi mi arrenderò con le 3.000 camice nere che porterò con me». Entrarono i delegati del CLN senza alcun saluto, saltando le presentazioni  cominciarono a parlare di resa incondizionata del Duce e delle camicie nere. Poco dopo le cinque Mussolini lasciò l’Arcivescovado senza dare risposta al Comitato di Liberazione. Lascerà Milano la sera stessa.

I delegati del CLN in realtà quel pomeriggio  avrebbero dovuto incontrarsi anche con un altro personaggio, il generale Karl Wolff per trattare con lui anche la resa dei tedeschi ma questi non giunse mai a Milano, anzi nella notte prese la strada della Svizzera ove in realtà anche Mussolini avrebbe voluto rifugiarsi. Tutta la vicenda era iniziata nell’estate del 1944 quando Hitler era sfuggito miracolosamente ad un attentato dei generali ribelli. Le cose andavano male per i tedeschi, gli alleati avevano conquistato l’Africa settentrionale, erano sbarcati in Italia quindi in Francia, i russi soverchiavano ogni difesa nei Balcani. Fu allora che i gerarchi nazisti cominciarono a prospettarsi una soluzione politica per salvare dalla distruzione la Germania. Anche Mussolini a più riprese aveva cercato di convincere il dittatore tedesco ad una soluzione politica, ma Hitler fu irremovibile. Il più attivo tra i gerarchi tedeschi nella ricerca di una soluzione fu proprio Himmler, capo delle SS. Il suo piano prevedeva un colpo di Stato inteso a sostituirsi ad Hitler nella guida della nazione, con l’appoggio degli Angloamericani cui avrebbe offerto i suoi servigi.

Karl Wolff
   Karl Wolff

Per queste riunioni si pensò ad un terreno neutrale di incontro: il Vaticano. Fu designato Wolff di prendere contatto con la Santa Sede, il generale aveva incontrato anche Pio XII. L’avanzata rapida degli americani resero di fatto impossibili i colloqui, che si decise di proseguirli con il Cardinale Schuster Arcivescovo di Milano. Tali approcci si concretizzarono tra il settembre e ottobre 1944. Schuster era intervenuto più volte con i tedeschi a favore della popolazione milanese ma anche con Mussolini per tenere a bada le squadracce fasciste. Pur garbato e cortese nei modi il Cardinale era in realtà persona di carattere, forza d’animo, di una inflessibilità singolari e  doti diplomatiche. Schuster si teneva in contatto con il Vaticano tramite il nunzio pontificio di Berna.

Gli alleati con l’offensiva contro la “linea gotica” erano in procinto di liberare tutta l’Italia con la fine dell’occupazione tedesca e del governo di Salò. Il 15 marzo 1945 ebbe inizio quella a Washington fu chiamata “operazione sunrise”. Due uomini a Zurigo scesero da un aereo si trattava del generale americano Lemnitzer e del generale inglese Airey e si incontrarono con Wolff che aveva segretamente passato la frontiera. L’incontro doveva mettere a punto la resa incondizionata delle venti divisioni tedesche sul fronte italiano – 800.000 uomini – senza spargimento di sangue. L’accordo prevedeva anche l’eliminazione di Hitler, la pace con la Germania in cambio della collaborazione di quest’ultima in funzione antisovietica il che avrebbe bloccato il diffondersi del comunismo in Europa. Himmler avrebbe sostituito Hitler. Si sperava nel Vaticano come base di partenza per la trattativa con gli alleati, in particolare con Schuster per una trattativa con il CLN.

Benito_Mussolini_portrait_as_dictator_(retouched)Schuster designò per tenere i contatti con i tedeschi uno dei suoi segretari Don Bicchierai. Il Cardinale divenne quindi il mediatore tra il CLN e Comando tedesco. Sembra incredibile ma di tutti questi incontri segreti tra alleati e tedeschi in Svizzera, Mussolini sapeva poco o nulla ed era lontano dal poter pensare che i tedeschi potessero loro trattare la resa all’insaputa di Hitler. Il 14 aprile Mussolini si era incontrato con Wolff insieme a Rahn e Dollman e aveva manifestato loro di aprire una trattativa con gli alleati tramite Schuster, nulla però fecero trapelare i tedeschi delle segrete trattative già in corso. Il colpo di scena avvenne invece proprio la sera del 25 aprile nell’anticamera dove attendevano gli accompagnatori del Duce che era a colloquio con Schuster. Don Bicchierai, forse ingenuamente, confidò alla delegazione fascista che i tedeschi da alcuni mesi stavano trattando la resa con gli alleati. Mussolini ne fu subito avvisato, furibondo abbandonò la riunione, tornò in Prefettura da dove si era mosso e disse a voce alta ad un ufficiale tedesco che lo salutava «il vostro generale Wolff ci ha traditi». Abbandonò la città puntando verso Como e verso la fine tragica del suo destino.

 

Giancarlo Cocco

Foto © Creative Commons (apertura Mario Venanzi)

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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