Accordi di Minsk unica soluzione per uscire dalla crisi a Est

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È la sintesi della conferenza internazionale che si è tenuta a Montecitorio “Ucraina: crocevia tra Occidente ed Eurasia”, promossa dalla Link Campus University

Victor Levytskyy
Victor Levytskyy

Osservare gli accordi di Minsk per fermare l’emorragia, sempre più trascurata dai media, che colpisce l’Ucraina. Questo, brevemente, il risultato della conferenza internazionale che si è tenuta nei giorni scorsi alla Camera dei deputati “Ucraina: crocevia tra Occidente ed Eurasia“, promossa dalla Link Campus University.

«Il Pil si è dimezzato, passando da 160 miliardi di dollari nel 2013 agli 80 negli ultimi 12 mesi, l’inflazione è al 66%, l’immigrazione è una tragedia, il Paese è allo sbando, vive di corruzione e contrabbando» – ha dichiarato il direttore dell’Ukrainian Institute of Strategies of Global Development and Adaptation, Victor Levytskyy – «capiamo che far osservare l’accordo di Minsk sia difficile per tutti, ma se per voi è faticoso per noi cittadini ucraini è una questione di vita o di morte: prima arriverà la pace, tanto prima l’Ue, a cui mi appello, potrà contare su un partner forte sul piano commerciale e politico», ha concluso il direttore della piattaforma ucraina di intellettuali ed esperti internazionali, ospite a Montecitorio.

La centralità di Minsk è stata ribadita anche dagli altri intervenuti alla conferenza. «C’è la necessità che gli accordi non restino sulla carta e ottengano pieno adeguamento» – ha commentato il sottosegretario al ministero degli Esteri, Benedetto Della Vedova – «perché è la chiave di volta per la soluzione della crisi ucraina. E se gli accordi si rispettano» – ha aggiunto Della Vedova – «scompariranno anche le sanzioni alla Russia, viceversa le sanzioni restano».

Vincenzo Scotti_presidente Link Campus University
Vincenzo Scotti

Anche per Vincenzo Scotti, presidente della Link Campus University, e già ministro degli Esteri e degli Interni «lo stallo prosegue e le sanzioni non hanno spostato di un millimetro l’immobilismo che si è creato; serve un salto di qualità e una gestione che l’Europa ha adottato nel corso della caduta del Muro di Berlino. Serve quel pragmatismo, quel realismo politico con cui si riuscì a gestire una situazione di scontro frontale. Perché» – ha aggiunto Scotti – «la questione ucraina è parte determinante di un assestamento geopolitico-economico mondiale su cui ci stiamo incartando».

E se per la vicepresidente Ppe al Consiglio d’Europa, Deborah Bergamini «quella dell’Ucraina è una priorità che sembra aver perso la sua centralità col passare dei mesi»

Deborah Bergamini, vicepresidente PPE al Consiglio d’Europa
Deborah Bergamini

con l’Ucraina che «resta un Paese decisivo per l’assetto futuro dell’Occidente: un ruolo di confine per la questione geopolitica e religiosa, che aumenta e aggiunge complessità alla risoluzione del conflitto in un quadro in cui la nostra Europa sta dimostrando tutta la propria debolezza politica».

Per il presidente della Commissione Esteri della Camera, Fabrizio Cicchitto «occorre ricordare come le sanzioni furono proposte dalla Germania come mediazione per evitare la soluzione della risposta militare. Sanzioni ribadite ieri da Obama secondo il quale queste ultime saranno necessarie finché il trattato di Minsk non si realizzerà completamente». «I rapporti di dialogo tra Russia e Usa stanno riprendendo – ha aggiunto il direttore del Centro Studi Americani, Paolo Messa – così come sul versante della Nato”. Secondo il presidente della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della Nato, Andrea Manciulli, «la Nato prova a immaginare se stessa proiettata nelle sfide del futuro», anche in rapporto all’emergere «di un’altra forma di dinamismo globale che vede nuovi attori cercare il loro spazio strategico».

 

Izydor Kozłowski

 

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