Le sfide per il nuovo presidente IFAB Gilbert Fossoun Houngbo

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Agenda 2030 Fame Zero, piano d’azione dei prossimi anni, sviluppo sostenibile, fondi alle aree rurali, sinergia di tutti perché il futuro si costruisce oggi

Alla 40esima riunione annuale del Consiglio dei Governatori del Fondo internazionale per lo Sviluppo agricolo (IFAD, dall’acronimo inglese International Fund for Agricultural Development) a Roma, l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite e istituzione finanziaria internazionale che investe nell’eliminazione della povertà rurale dei Paesi in via di sviluppo, è stato designato quest’oggi come (sesto) presidente l’ex primo ministro del Togo Gilbert Fossoun Houngbo.

Le candidature presentate, come avevamo già riportato in precedenza (vedi link) erano otto, di cui tre, Messico, Marocco e Repubblica Domenicana, al femminile. Quattro gli anni della durata in carica della presidenza, rinnovabile una sola volta. La cerimonia di apertura della quarantesima sessione ha visto entrare insieme, nella sala plenaria allestita per l’evento, il presidente uscente dell’IFAD, al suo secondo mandato, Kanayo F. Nwanze, la presidente della Repubblica delle Mauritius Bibi Ameenha Firdaus Gurib-Fakim, e il ministro italiano per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina.

La giornata ha avuto inizio con il saluto del presidente uscente, Nwanze, che conserverà il mandato fino al 31 marzo prossimo, e con gli interventi della presidente mauriziana Gurib-Fakim e del ministro Martina. Kanayo F. Nwanze ha richiamato l’impegno fondamentale degli obiettivi di sviluppo sostenibile che sono al centro della sfida Fame Zero, promossa dal Segretariato generale delle Nazioni Unite.

Elemento chiave è l’eliminazione, entro il 2030, della sottoalimentazione cronica nel mondo. I tre quarti della povertà mondiale, della fame e delle conseguenze di morte e violenza che da esse scaturiscono, sono l’emarginazione delle aree rurali. «Investire nelle aree rurali – ha dichiarato il presidente uscente – non è una scelta ma una necessità» e rivolgendosi ai rappresentanti dei governi giunti per seguire i lavori del Consiglio dei Governetori, che si chiuderà domani pomeriggio, ha ricordato che «di fronte alla prospettiva di fame e povertà le persone sono costrette a migrare verso le città».

Gli investimenti dell’IFAD in queste aree rurali dei Paesi in via di sviluppo sono dunque di basilare importanza per la vita singola e collettiva. Ridurre la fame e raggiungere la sicurezza alimentare richiede il concorso di diversi interventi di politica economica e sociale, particolarmente ai nostri giorni dove le popolazioni rurali e i piccoli agricoltori risultano i più colpiti dai mutamenti climatici di aumentata portata, che stiamo vivendo.

Dal veloce (rispetto ad anni precedenti) innalzamento del livello degli oceani alla siccità; squilibri e conseguenze dell’aumento della temperatura globale, dei gas serra, della nostra industrializzazione. L’lFAD si pone di promuovere una crescita agricola integrata all’ecosistema dando voce e ascolto alle piccole e medie imprese, ai piccoli proprietari terrieri, creando opportunità per uomini e donne là dove abitano, perché un sano sviluppo è una sinergia di tutti.

Anche la prima donna presidente della Repubblica delle Mauritius, Ameenah Gurib-Fakim, nonché scienziata di fama internazionale e ambientalista, ha parlato nel suo intervento dello sforzo di nutrire il mondo (Fame zero) e ha parlato in qualità e in rappresentanza delle donne africane. «L’Africa Sub-Sahariana rimane un luogo di povertà – ha detto la presidente Gurib-Fakin – troppi nostri concittadini vivono sotto il livello di povertà. Oggi, due bambini su cinque sono malnutriti e una donna su otto è sottopeso». Eppure l’Africa ha la maggior estensione di terre coltivabili! E ha aggiunto «Senza un settore agricolo florido, le popolazioni africane resteranno escluse dal crescente benessere».

In sintonia con i due presidenti, l’intervento del ministro Martina ha sottolineato l’importanza delle donne, come pilastro dell’economia rurale e ancora troppo spesso private dei propri diritti. Ha poi ricordato che «fame e povertà, soprattutto nelle aree rurali, sono spesso il primo collegamento di una catena di fattori che porta a conflitti, instabilità, emergenze umanitarie, e migrazioni». Confermando la scelta fatta «di lavorare congiuntamente con le tre agenzie delle Nazioni Unite, IFAD, FAO e Pam (WFT), alla preparazione del G7, nella convinzione che dove c’è fame non c’è dignità, né sicurezza, la scelta del luogo non è casuale, la Sicilia è cuore del Mediterraneo e ponte con l’Africa».

Alla conclusione degli interventi hanno avuto inizio i lavori di voto per designare quella che è la carica più alta del Fondo e che comporta la responsabilità di guidare l’organizzazione e presiederne il consiglio di amministrazione. Alla prima tornata di votazione ne sono seguite altre e solo al termine della giornata è uscito ufficialmente il nome del nuovo presidente IFAD. È, come suddetto, l’ex primo ministro della Repubblica del Togo (2008-2012) Gilbert Fossoun Houngbo. Dal 2013 vicedirettore generale dell’organizzazione nazionale del lavoro (ILO, International Labour Organization) con responsabilità della gestione dei progetti sul campo e dei parternariati, è stato anche segretario dell’UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) la sua candidatura è stata sostenuta all’unanimità dai governi dell’Unione africana.

Nato e cresciuto in un area rurale del Togo ha maturato più di trenta anni di esperienza nel campo della politica, dello sviluppo internazinale, della gestione finanziaria e della diplomazia. Crede che è compito strategico dell’IFAD lavorare affinché le popolazioni povere e gli esclusi abbiano nuove opportunità, in particolare il suo programma prevede una politica per ridurre le barriere alla circolazione libera del commercio al fine di permettere agli agricoltori un accesso ai mercati locali, regionali e internazionali. Attento all’alimentazione infantile e all’istruzione per i bambini in età scolare ritiene che l’Ifad dovrà riservare particolare attenzione alle nuove generazioni delle aree rurali. Il futuro dunque, si costruisce oggi.

 

Letizia Addamo

Foto © Letizia Addamo

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