L’arte lirica ed eclettica di Cuno Amiet al centro delle esperienze europee

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Il Museo d’Arte di Mendrisio riscopre il pittore svizzero, in un confronto con i più grandi artisti dell’epoca, da Gauguin a Matisse

C’è un quadro del pittore svizzero Cuno Amiet, conservato al Musée d’Orsay, dove viene raffigurato un immenso paesaggio nevoso, uno spazio bianco abbagliante nel quale si perde la figura minuscola di uno sciatore. La particolarità dell’impostazione, certo simbolica di un percorso vitale, evoca analoghi pellegrinaggi seguiti dallo scrittore, anch’egli svizzero, Robert Walser. Un personaggio dalle peculiari inclinazioni, il quale in un suo romanzo prefigurò in anticipo la propria morte, sopravvenuta appunto in una landa nevosa che rammenta la visione di Amiet. La fragilità dell’uomo di fronte alla natura, e non dimentichiamo che il pittore fu amico di Giovanni Segantini, grande interprete delle vette montane, non è mai stata tanto evidente e toccante.

Eclettica l’opera pittorica di Cuno Amiet, ma non per questo meno significativa, in grado di spaziare e assorbire gli influssi delle maggiori correnti coeve. La vocazione erratica gli ritaglia un posto di rilievo, sino ad oggi sottovalutato, nel panorama artistico europeo. Amiet nasce a Solothurn nel 1869. Nel 1888 lo troviamo a Parigi, dove studia alla Académie Julian e conosce Sérusier, e in seguito a Pont-Aven, insieme a Gauguin, dove forma una particolare sensibilità coloristica. La successiva adesione al gruppo die Brücke segna le coordinate di una carriera multiforme, in grado di intercettare molte delle suggestioni all’epoca in voga e di tradurle in un segno fantasioso, percorso da improvvise accensioni liriche.

A questa figura ingiustamente dimenticata il Museo d’arte di Mendrisio, noto per la ricercata raffinatezza della proposta espositiva, dedica una mostra dal titolo Il paradiso di Cuno Amiet. Da Gauguin a Hodler, da Kirchner a Matisse. Circa settanta le tele esposte, oltre ai disegni, alle foto e ai documenti d’epoca, a testimoniare un percorso creativo cronologicamente molto esteso. L’artista si spegne infatti nella casa atelier di Oschwand nel 1961, in un mondo totalmente diverso da quello in cui aveva visto la luce, stravolto dalle esperienze avanguardistiche e dalle incursioni della modernità.

Un sentore di armonia percorre le sue visioni paesistiche, l’idea di un Eden possibile, ancorch’è evocato con velata nostalgia. All’interno del percorso espositivo numerosi confronti, con l’opera di Giacometti, Hodler, con il già citato Gauguin, con Matisse e altri ancora, suggeriscono trame, traiettorie stimolanti per il visitatore attento e curioso.

Amiet sembra eludere il tormento esistenziale di tanta arte venuta alla luce fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del nuovo secolo, e forse per questo è apparso marginale, meno interessante rispetto a chi in tali rovelli si dibatteva. Eppure il suo universo è percorso da una vitalità, da un fremito panico che non possono lasciare indifferenti.

L’artista appare sereno, in armonia con il cosmo, anche se la sua vicenda biografica non è esente da traumi. Uno su tutti, l’incendio del Glaspalast di Monaco del 1931, nel quale bruciarono molte sue opere. Da quel momento in poi la sua arte perde l’anelito totalizzante, il fervore esplorativo per ripiegare su formule note, nelle quali il pittore sembra rifugiarsi. Forse il suo modo di salvare almeno un pò di quel mondo che, inevitabilmente, stava naufragando.

 

Riccardo Cenci

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Il paradiso di Cuno Amiet
Da Gauguin a Hodler, da Kirchner a Matisse

Museo d’Arte di Mendrisio

Orari
ma-ve: 10.00 – 12.00 / 14.00 – 17.00
sa-do e festivi: 10.00 – 18.00
lunedì chiuso, tranne festivi. Chiuso 24 e 25 dicembre 2017 e 1 gennaio 2018

Entrata
Intero chf/euro 10 ridotto chf/euro 8

Catalogo
Monografia di 160 pag. con illustrazioni a colori di tutte le opere in mostra, in vendita a fr./euro 35

Ufficio Stampa
Lucia Crespi
Ufficio Stampa e Comunicazione per l’Arte
Via Francesco Brioschi 21
20136 Milano
Tel. +39. 02 89415532- +39. 02 89401645 fax +39. 02 89410051

www.mendrisio.ch/museo
museo@mendrisio.ch
tel. +41. 058.688.33.50

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Immagini

in evidenza

1894.24 Paradiso (Paradies)
1894-1895, tempera su tela, 102 x 95 cm
Collezione privata
© M. + D. Thalmanmn, Herzogenbuchsee
Crediti fotografici: SIK-ISEA, Zurigo

in alto

1893.11 Ragazza bretone (Bretonischer Knabe)
1893, olio su tela, 65 x 80 cm
Kunsthaus Zürich, Vereinigung Zürcher Kunstfreunde
© M. + D. Thalmann, Herzogenbuchsee

al centro

1907.49 La raccolta delle mele (Apfelernte)
1907, olio su tela, 100 x 100.5 cm
Kunstmuseum Solothurn, Schenkung Frau Monique Barbier-Müller in Erinnerung an ihren Vater
Josef Müller, 1977
© M. + D. Thalmann, Herzogenbuchsee
Crediti fotografici: Kunstmuseum Solothurn

in basso

1901.01 Autoritratto con mela (Selbstbildnis mit Apfel)
1902-1903, olio su tela, 64.5 x 54 cm
Collezione privata (in deposito al Kunstmuseum Solothurn)
© M. + D. Thalmann, Herzogenbuchsee
Crediti fotografici: SIK-ISEA, Zurigo (Philipp Hitz)

 

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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