Pitture sonore: Wassily Kandinsky e John Cage a Reggio Emilia

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Una grande mostra a Palazzo Magnani nel XX anniversario della Fondazione propone un viaggio alla ricerca dell’elemento spirituale nell’esperienza artistica

Vedere l’invisibile è la grande aspirazione di Wassily Kandinsky, intercettare le vibrazioni interiori più nascoste la sua utopia. L’approccio interdisciplinare del pittore e teorico russo scaturisce da un clima culturale irripetibile ed estremamente ricco. La spiritualizzazione dell’arte, filtrata attraverso influssi mistici di derivazione orientale, investe e stravolge come una tempesta i canoni estetici tradizionali.

Una mostra, allestita in occasione del ventesimo anniversario della Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia, dimora del grande collezionista e studioso, fornisce l’occasione per indagare le ardite intersezioni fra musica e pittura. “Kandinsky Cage: musica e spirituale” il titolo dell’esposizione, un vero e proprio viaggio nel quale lo spettatore diviene parte attiva, direttamente coinvolta nell’analisi e nell’esplorazione del processo creativo.

Inizia con Richard Wagner l’idea di un’opera d’arte totale, capace di coinvolgere ogni espressione artistica in una superiore unità. L’opera lirica si trasforma in dramma, in rito collettivo la cui risonanza evoca il teatro greco quale caposaldo di un’intera civiltà. L’eredità del compositore tedesco è enorme, il suo influsso sulla cultura europea di incommensurabile portata.

In questo clima nasce ad esempio Mikalojus Konstantinas Čiurlionis, pittore e musicista lituano dal carattere visionario e introverso, compagno spirituale dello stesso Kandinsky il quale lo avrebbe voluto al suo fianco, se non fosse intervenuta la morte prematura del giovane artista a infrangere il nascente sodalizio. Del resto entrambi avevano trovato la primigenia ispirazione nel bagaglio di leggende e fiabe dei propri rispettivi Paesi, salvo poi trascenderle in declinazioni del tutto personali.  Ricoverato in una casa di cura per la crescente instabilità mentale, Čiurlionis muore per le complicanze dovute a una polmonite, lasciando dietro di sè un bagaglio di opere e un pugno di composizioni destinate comunque a lasciare il segno.

Altra figura esemplare delle reciproche tangenze fra musica e pittura Max Klinger, intriso di occultismo e particolarmente sensibile alle dottrine teosofiche. Emblematiche in tal senso le tavole della Brahms-Phantasie ispirate allo Schicksal Lied (Canto del destino) del grande compositore, il quale a sua volta era partito dalle suggestioni letterarie offerte da Hölderlin.

Il processo di progressiva disgregazione della struttura tonale, iniziato nel Tristan wagneriano, viene portato alle sue estreme conseguenze dai musicisti della generazione successiva, e in particolare da Arnold Schönberg (e non a caso quest’ultimo si dedica anche alla pittura, che declina con una sensibilità del tutto peculiare). Un percorso che trova singolari affinità con l’abbandono del vincolo figurativo e della rappresentazione mimetica della realtà, e con il progressivo affermarsi dell’astrattismo. Sin dai titoli alcune opere di Kandinsky rivelano un’aspirazione musicale. Le serie delle Improvvisazioni e delle Composizioni manifestano particolari sinergie di materia sonora e visiva. L’alchemica unione di forma e colore trascende i limiti della superficie pittorica, per attingere a livelli di sublime spiritualità.

Anche l’opera di Paul Klee, pregna di una geometria soffusa di lirismo, intrisa di sostanza musicale, trova spazio nella mostra, accanto a figure meno note come quella di Marianne Werefkin, amica dello stesso Kandinsky. La sua vicenda biografica interseca l’esperienza utopica del Monte Verità. Nel paesaggio idilliaco della Svizzera nasce una comunità ideale dove sperimentare una vita alternativa rispetto a quella dettata dalle costrizioni della civiltà. Un luogo divenuto presto meta di intellettuali e artisti di varia estrazione, fulcro di ricerche pionieristiche e lungimiranti ad esempio in ambito nutrizionista.

Altra interessante riscoperta quella di Oskar Fischinger, protagonista del cinema sperimentale tedesco degli anni Venti. Emigrato negli Stati Uniti per sfuggire la barbarie nazista, è autore di opere che prefigurano in maniera sorprendente la pop-art, nelle quali la pittura di Kandinsky convive con le figure create da Walt Disney.

Fischinger ebbe inoltre contatti con John Cage, la cui esperienza creativa viene illustrata nell’ultima sezione della mostra. Cage fu per la musica quello che Duchamp fu per l’arte, si potrebbe affermare stabilendo un parallelo fra questi due grandi innovatori dell’estetica e del pensiero moderni. Del resto il componimento Erratum Musical del 1913, del quale fu autore lo stesso Duchamp, sembra anticipare proprio le ricerche dell’amico John Cage.

Basterebbe la provocazione del celebre 4’33” a definire le coordinate della sua personalità. Cage aspira contrastare la mercificazione della musica, simboleggiata dalla durata standard delle canzonette, stabilendo nel contempo un tempo zero della creazione, nel quale tutto è silenzio e vuoto. Nella stanza asettica, nella quale si inserisce la tela bianca di Rauschenberg, l’uomo sperimenta l’assenza di suono, ma anche l’attesa della creazione, il silenzio colmo di potenzialità sul punto di esplodere. Un momento epifanico nell’esperienza di Cage il quale, entrato ad Harvard nella camera anecoica, si rese conto che il silenzio assoluto non esiste. Quando tutto fuori è muto, è il ritmo interiore a emergere. L’essere contemporaneo, bombardato continuamente da immagini e rumori, recupera un istante di primigenia purezza, quasi un sogno edenico che giace nel fondo insondabile della sua mente come un ricordo nebbioso e confuso, ma indubbiamente presente.

Riccardo Cenci

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KANDINSKY →CAGE:

Musica e Spirituale nell’Arte

11 novembre 2017/25 febbraio 2018

Palazzo Magnani, Reggio Emilia

Orari: dal martedì al giovedì 10.00/13.00 – 15.00/19.00

venerdì, sabato e festivi 10.00/19.00 lunedì chiuso

Biglietti: intero € 12,00 ridotto € 10,00

Catalogo: Skira

Ufficio stampa: STUDIOESSECI

www.palazzomagnani.it

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Immagini

In evidenza: Wassily Kandinsky, Bühnenentwürfe zu Musorgsky – bilder einer Ausstellung, Aufführung im Friedrich-Theater, Dessau am 4. April 1928, Musiche: Artur Rother, Regia: Georg Hartmann – Bild XVI, Das Große Tor von Kiew, Tempera, Aquarell und tusche auf papier, 21,2×27.3 cm, Colonia, Theaterwissenschaftliche Sammlung Schloss Wahn

In alto all’interno del pezzo: Wassily Kandinsky, Bunter Mitklang (Résonance multicolore), 1928, Huile sur carton, 32,9 x 21,3 cm Paris, Centre Pompidou – Musée national d’art moderne – Centre de création industrielle ©Centre Pompidou, MNAM-CCI, Dist. RMN-Grand Palais /Droits réservés

In basso all’interno del pezzo: Lubok, “Raiska ptica Siren (L’uccello del paradiso, Sirin), secondo quarto del XIX secolo incisione in rame colorata, 345×290 mm. Milano Collezione privata

 

 

 

 

 

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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