4 marzo 2018: un salto nel buio per l’Italia?

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Politologi e giornalisti: il Day after è un punto interrogativo. Al Forum organizzato dalla John Cabot di Roma e Georgetown University di Firenze le elezioni viste dall’estero

Chi vincerà le elezioni in Italia? Nessuno, probabilmente. Dietro l’angolo potrebbe esserci una nuova, grande alleanza, una Grosse Koalition alla tedesca, guidata da una figura di garanzia; e attenzione agli outsider. La sinistra è indebolita, però c’è un prima e un dopo Macerata. Il Rosatellum è sì un limite ai 5 Stelle, ma sarà possibile escludere i grillini dalle cariche istituzionali? Comunque sia, non si tornerà a votare.

                              Piero Ignazi

Tanti i punti dibattuti e gli interrogativi sollevati nel Forum sulle politiche del 4 marzo, organizzato dall’Istituto Guarini per gli Affari pubblici della John Cabot University (JCU, università americana con sede a Trastevere), in collaborazione con la Georgetown University di Firenze.

Sono intervenuti diversi corrispondenti di giornalisti stranieri, tra cui il presidente dell’associazione della Stampa estera Philip Willan (The Times e Sunday Herald), diplomatici, politologi internazionali –  Piero Ignazi (Bologna), Nancy Israel e Ronald Linden (Pittsburgh), Yves Mény (Parigi), Hans Noel (Washington), Michele Testoni (Madrid) – e studenti, tra cui molti italiani che si recheranno a votare per la prima volta.

     Meny a sinistra tra gli studenti

«Queste elezioni non avranno un vincitore vero e proprio e si prevede un parlamento debole. Il Rosatellum è un limite alla crescita dei 5 Stelle che, non rispondendo a un’ideologia e non confidando su una presenza territoriale, paradossalmente riescono a catturare preferenze in qualsiasi area politica. Che cosa succederà? Sulla base della teoria matematica dei giochi è probabile un accordo tra centrosinistra e centrodestra», ha dichiarato il presidente della John Cabot University, Franco Pavoncello.

     Franco Pavoncello

«Il sistema misto del Rosatellum farà prevalere il proporzionale sul maggioritario», ha aggiunto Michele Testoni.

«Molte persone potrebbero pensare che i voti per i 5 Stelle andranno sprecati, se dopo le elezioni ci sarà una alleanza Renzi-Berlusconi», ha detto il presidente della Stampa estera, Philip Willan. Sottolineando: «Il popolo italiano è troppo influenzato dalle persone carismatiche».

«Gli italiani tendono a votare chi offre di più. Salvini e Berlusconi dicono le stesse cose, ma in maniera diversa», ha spiegato Piero Ignazi. Un punto su cui anche Ronald Linden s’è trovato d’accordo. «C’è pessimismo, insoddisfazione, scetticismo, rabbia, stiamo passando dall’inclusione all’esclusione, non si pensa al futuro, l’Italia rischia di tornare indietro», ha proseguito il professor Ignazi.

Yves Mény ha evidenziato l’indebolimento della sinistra negli ultimi mesi. Ma per Ignazi e Testoni potrebbe riacquistare forza: c’è un prima e un dopo Macerata.

Non c’è più, invece, il “fattore K”. «Per questo motivo, per la prima volta dal 1948, la Chiesa non indica dei nomi da votare per i cattolici», ha spiegato il professor Federigo Argentieri, direttore dell’Istituto Guarini. Aggiungendo: «La situazione politica italiana ricorda quella della Germania prima delle elezioni», e che «i 5 Stelle non potranno rimanere esclusi dalle cariche istituzionali».

 

Mauro Troiani

Foto © JCU, Termometro politico

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