Bilancio Ue: Parlamento europeo vota in favore aumento risorse

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Più contributi nazionali e nuove risorse proprie, altro che tagli. Oettinger: «nessuno sa se prossimo Pe sarà europeista», per cui si deve decidere entro il 2019

Dall’aula plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, con l’approvazione di due risoluzioni sulla definizione del prossimo Quadro finanziario pluriennale (Qfp) che dovrà fare i conti con un buco fra i 10 e i 13 miliardi l’anno causato dall’uscita del Regno Unito dall’Ue (la famigerata Brexit), giunge la posizione della Camera unica comunitaria affinché il bilancio pluriennale dell’Unione europea, dopo il 2020, debba essere all’altezza degli alti obiettivi politici studiati negli anni. Perciò non andrà tagliato bensì aumentato attraverso un maggiore contributo degli Stati nazionali e l’introduzione di nuove risorse proprie.

Nel testo dei co-relatori Jan Olbrycht (Ppe) e Isabelle Thomas (S&D), passato con 458 “sì”, 177 “no” e 62 astensioni, l’Europarlamento chiede che il prossimo bilancio Ue risponda alle nuove sfide che tutti gli Stati membri devono affrontare, come la gestione dei flussi migratori, una politica di difesa comune, la sicurezza o la lotta al cambiamento climatico. Gli eurodeputati ritengono quindi che le risorse complessive a disposizione debbano salire dall’attuale 1% all’1,3% del reddito nazionale lordo comunitario, così da poter finanziare le nuove aree prioritarie, investire maggiormente in programmi come Horizon 2020 ed Erasmus+, ed evitare tagli sia alla politica di coesione che a quella agricola comune.

La seconda risoluzione, dei co-relatori Ge’rard Deprez (Alde) e Janusz Lewandowski (Ppe), riguarda la riforma del sistema di risorse proprie Ue ed è passata con 442 voti a favore, 166 voti contrari e 88 astensioni. Il testo si basa sul rapporto del gruppo di lavoro guidato da Mario Monti e chiede sia il rafforzamento delle risorse proprie esistenti che l’introduzione progressiva di nuove. Fra queste un’imposta comunitaria sulle transazioni finanziarie (la cosiddetta Tobin tax), una tassa sul settore digitale (Web tax) e delle tasse ambientali. Come sottolineato dai co-relatori dopo il voto, le due risoluzioni sono “la prima risposta” alle domande sul prossimo bilancio avanzate dalla Commissione europea, che il 2 maggio presenterà la sua proposta ufficiale. Obiettivo di entrambe le istituzioni è concludere i negoziati con 28 Stati entro le elezioni europee del 2019.

«Fino a cinque Paesi membri hanno un problema» nell’accettare un aumento del contributo nazionale al prossimo bilancio dell’Unione europea per il post 2020, cioè «Paesi Bassi, Austria, Svezia, Finlandia e forse Danimarca», ha commentato il commissario Ue al bilancio Günther Oettinger, durante un evento organizzato dal think tank europeo Epc. «Forse dovrò convincere questi Stati membri dell’importanza che ha il valore aggiunto europeo anche per loro, perché alcuni non vedono il quadro generale», ha aggiunto il membro tedesco dell’esecutivo Ue, secondo il quale «non è più realistico» pensare che il bilancio comunitario possa rappresentare solo l’1,0% del reddito nazionale lordo comunitario. Oettinger nel prossimo mese e mezzo continuerà il suo tour delle capitali europee per incontrare i governi e parlare del prossimo budget Ue.

Riguardo l’urgenza di terminare i negoziati fra istituzioni comunitarie entro le elezioni europee del 2019, Oettinger ha confermato che «molti Paesi stanno accettando» l’idea, perché «nessuno sa se il prossimo Parlamento Ue sarà europeista. Avremo i socialisti? Nessuno lo sa». E soprattutto «nessuno può garantire che si arriverà alla fine dei negoziati entro la Pasqua del prossimo anno, ma non provare sarebbe un errore enorme», ha insistito il commissario. Per il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, «i cittadini chiedono un’Europa più efficace, capace di dare risposte su sicurezza, immigrazione, disoccupazione e mutamenti climatici. Per questo servono profondi cambiamenti, a cominciare dal prossimo bilancio che deve riflettere le priorità dei popoli europei».

 

Angie Hughes

Foto © European Union

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Angie Hughes
Scrivere in italiano per me è una prova e una conquista, dopo aver studiato tanti anni la lingua di Dante. Proverò ad ammorbidire il punto di vista della City nei confronti dell'Europa e delle Istituzioni comunitarie, magari proprio sugli argomenti più prossimi al mio mondo, quello delle banche.

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