CgUe condanna la Francia per non aver rispettato qualità dell’aria

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Superati i valori annuali di biossido di azoto in maniera sistematica per circa sette anni, Parigi dovrà prendere delle misure cautelative come aveva richiesto la Commissione europea

La vicenda ha inizio nel lontano 2012, quando alla Commissione europea giunge la richiesta francese di posticipare il termine previsto per la conformità ai valori limite di biossido di azoto stabiliti dalla direttiva sulla qualità dell’aria  in merito ai valori annuali di circa 24 zone francesi e dei valori limite orari per tre di queste.

Dal 2014 la Commissione ha avviato alla Corte di giustizia dell’Unione europea (CgUe) un procedimento di inadempimento nei confronti della Francia, poiché non era in regola con la direttiva sulla qualità dell’aria che imponeva l’obbligo dal 1 gennaio 2010 di adattarsi per rispettare i limiti di inquinamento. Non aveva neppure contestato le obiezioni mosse dalla Commissione per la richiesta di proroga.

Seppure abbia preso delle misure cautelari per il miglioramento della qualità dell’aria, la Francia sarebbe colpevole di non aver rispettato l’articolo 13 della direttiva in merito al valore limite per il biossido di azoto, e di non aver rispettato l’obbligo di provvedere affinché il periodo di superamento fosse il più breve possibile.

La Francia ha contestato la natura sistematica di questo superamento dei limiti consentiti, ma non contesta che effettivamente siano stati violati i valori limiti sia orari che annuali.

La Corte ha stabilito che il superamento dei valori limite per il biossido di azoto nell’aria ambiente è di per sé sufficiente per poter accertare l’inadempimento dell’obbligo previsto dall’articolo 13 della direttiva e ha sottolineato che gli Stati membri dovevano conformarsi a tali limiti entro il 1° gennaio 2010 pertanto è irrilevante se l’inadempimento sia stato per cause di negligenza, per difficoltà tecniche o per volontà.

Ha inoltre precisato che in caso di superamento dei valori di biossido di azoto dopo il termine previsto per il loro raggiungimento, lo Stato membro interessato è tenuto a predisporre un piano per la qualità dell’aria che soddisfi determinati requisiti. Deve inoltre presentare entro due anni dal primo rilevamento (di superamento del limite) un piano che preveda un periodo già breve possibile per il superamento del limite e prenda in considerazione delle misure particolari per tutelare gruppi di popolazione sensibile come per esempio i bambini.

La sentenza della Corte stabilisce che anche se il semplice superamento del limite di biossido di azoto non sia sufficiente a stabilire se uno Stato membro abbia violato l’articolo 23 della direttiva, essi devono comunque fare in modo che il periodo di superamento sia il più breve possibile.

La Francia non ha adottato tempestivamente delle misure per non adempiere ai limiti imposti, superandoli in maniera sistematica per circa sette anni nonostante l’obbligo di conformarsi alla prescrizione in base alla quale il periodo di superamento deve essere il più breve possibile.

La Corte quindi ha accolto il ricorso della Commissione per inadempimento degli obblighi derivanti dalla direttiva sulla qualità dell’aria anche alla luce dell’evidente mancanza della Francia che non ha preso delle misure efficaci perché il periodo di superamento dei valori limite fosse il più breve possibile.

 

Gianfranco Cannarozzo

Foto ©Pixabay, Pixnio

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Gianfranco Cannarozzo
Lettore appassionato si avvicina al mondo del giornalismo mentre lavora presso uno studio legale che si occupa di ADR (Alternative dispute resolution). Nei suoi pezzi ama parlare di varie tematiche spaziando dall'attualità alla storia, alla politica.

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