La Turchia sposta il suo esercito in Libia per molte finalità

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Ankara invierà truppe a Tripoli per allargare la sua sfera di influenza nel Mediterraneo orientale, politica ed economica. L’arrivo previsto nei prossimi giorni

Ad Ankara ieri i parlamentari turchi hanno approvato la proposta di inviare truppe in Libia a sostegno del Governo di accordo nazionale di Tripoli, un intervento sollecitato dal primo ministro Fayez Al-Serraj sostenuto dalle Nazioni Unite per respingere l’offensiva dell’uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar. La seduta, indetta in via straordinaria ha visto la partecipazione di 509 parlamentari su 600, di cui 325 hanno votato a favore della mozione sostenuta dal partito del presidente Racep Tayyip Erdogan, l’Akp, e dal Movimento nazionalista (Mhp). Il Partito democratico Hdp, il Partito repubblicano Chp e conservatori liberali del Good Party (Iyi) si sono invece espressi contro l’operazione.

                 Al-Serraj ed Erdogan

Una mossa, quella turca, chiaramente realizzata per allargare la sua sfera di influenza nel Mediterraneo orientale, primo intervento militare in un Paese non limitrofo dall’invasione di Cipro nel 1974: da allora, i soldati turchi hanno combattuto in forma sporadica nel nord dell’Iraq contro la guerriglia curda e, dal 2016, nel nord della Siria. Erdogan pensa così di fronteggiare l’asse formato da Arabia Saudita, Egitto ed Emirati arabi uniti, Paesi che appoggiano tutti il generale Haftar, schierando una potenza militare, che ricordiamo essere il secondo maggior esercito della Nato (477 mila uomini con fregate, cacciabombardieri, blindati, droni).

La Turchia è lontana oltre 1.300 chilometri dalle coste di Tripoli: i 240 caccia F-16 turchi non possono dunque compiere voli di combattimento in Libia, anche se i turchi dispongono comunque di portaerei. Ma in questo modo si compone quell’asse con il Qatar e la nuova Tunisia di Kais Saied che si contrappone a Riad e al Cairo e preoccupa pure Grecia, Israele e Cipro. In particolare per impedire lo sviluppo di infrastrutture che privilegino il trasporto del gas cipriota e israeliano in Europa, perché ha progetti che competono per lo stesso mercato. Non a caso proprio ieri era stato firmato ad Atene l’accordo per la posa del metanodotto sottomarino EastMed, che collegherà le riserve di gas di Israele con Cipro, Grecia e Italia.

Ankara è interessata al fatto che i tubi nel suo territorio facciano parte del piano per collegare i gasdotti Trans-Anatolico (Tanap) e Trans-Adriatico (Tap), nonchè il prolungamento del Turkstream verso l’Europa, che sarà inaugurato il prossimo 8 gennaio da Erdogan e dal presidente russo Vladimir Putin. Vi chiederete, ma la Russia non appoggia il generale Haftar? Sì, ed è per questo che il via libera del parlamento di Ankara alla mozione per inviare truppe in Libia rafforza la posizione negoziale del presidente della Turchia con l’omologo russo.

 

Ayla Şahin

Foto © Gospa News, Le Monde, Gis

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