La Romania celebra i 170 anni dalla nascita di Mihai Eminescu

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Il Paese ha scelto la data del 15 gennaio come Giornata della Cultura Nazionale grazie alle opere dello scrittore e poeta, innovative ma radicate nella tradizione

La Romania festeggia i 170 anni dalla nascita del suo celebre poeta Mihai Eminescu, data che per volere del Governo è diventata, nel 2010, la Giornata della Cultura Nazionale.

In realtà non è stato facile risalire all’effettiva data di nascita di Eminescu, visto che sono circolate diverse versioni. Il diretto interessato segnava la sua venuta al mondo il 22 dicembre 1849,  mentre gli annuali della scuola frequentata a Cernăuti, nella Bucovina, riportavano il 14 dicembre 1849. Solo con le ricerche effettuate nel 1889 dal letterato e professore accademico Titu Maiorescu si arriverà al definitivo 15 gennaio 1850, che risulta dagli archivi della chiesa della città natale di Eminescu e confermato dalla sorella maggiore Aglae Drogli.

Nato come Mihai Eminovici a Botoşani da una famiglia di origine moldava, Eminescu è stato anche giornalista e romanziere oltre che membro attivo della società letteraria Junimea, fondamentale nel porre le basi della cultura rumena moderna nella seconda metà del XIX secolo. Considerato il primo poeta moderno nella letteratura del suo Paese, le opere di Eminescu hanno avuto una grande influenza anche per i successori.

La sua produzione letteraria comincia già da adolescente, a 16 anni, quando ancora studente pubblica una poesia nell’opuscolo dedicato dai compagni del suo istituto scolastico allo scomparso professore Aron Pumnul. L’anno successivo si trasferisce a Bucarest, dove riesce a trovare un lavoro presso il Teatro Nazionale, come copista. Nel 1869 comincia a frequentare Filosofia e Legge all’Università di Vienna, dove forma il suo pensiero culturale e politico.

Dopo due anni di studi a Berlino, nel 1874 torna in Romania, dove ricopre gli incarichi di direttore della Biblioteca Centrale di Iaşi, ispettore scolastico, supplente e redattore, fino all’ingresso nella già citata Junimea. È in questo periodo che la sua produzione raggiunge il massimo splendore, con la pubblicazione di quella che è considerata da tutti la sua opera principale, Luceafărul (=Lucifero): costata oltre nove anni di lavoro, è entrata nel Guinness dei primati come più lunga poesia d’amore. Ma sono anche gli anni della malattia e della depressione, conseguenza delle condizioni di salute. Morirà ad appena 39 anni all’ospedale di Bucarest ma, come per la data nascita, anche il decesso è avvolto nel mistero.

Secondo alcune teorie è stato ucciso per le idee politiche, secondo altre è stato assassinato da un degente in preda a gravi turbe psichiche. O ancora, era nel mirino dei servizi segreti internazionali per l’appartenenza ad associazioni sovversive. Più probabilmente ad essergli fatali, ma anche qui non c’è certezza, sono state le iniezioni di mercurio, che secondo la medicina dell’epoca avrebbero dovuto curare la sifilide. È sepolto al cimitero di Bellu, nella capitale rumena.

Ciò che è rimasto è l’universalità della sua poetica, riconosciuta come tale dall’UNESCO. L’Organizzazione ha dichiarato il 1989, centenario dalla morte, “anno internazionale di Eminescu”. Secondo l’ex presidente dell’Accademia Romena Eugen Simion avrebbe anche meritato il premio Nobel, «ma non è concesso postumo». Il lascito di Eminescu consta in centinaia di opere di poesia e prosa, tradotte e adattate in oltre 60 lingue di tutto il mondo, frutto di una mente acuta in grado di padroneggiare diverse tecniche e stili e di attingere dalle filosofie antiche al pensiero romantico di Schopenhauer, Kant, Hegel.

Anche dal punto di vista giornalistico, i suoi articoli sullo Stato e sul progresso sociale, sulla cultura  e la civiltà, sono stati oggetto di studio di politologi e sociologi. La personalità di Eminescu ha colpito i contemporanei di tutta Europa così come i posteri. Gli insegnanti rumeni non esitano ad affermare che le lezioni su Eminescu siano tuttora apprezzate dagli studenti, perché a distanza di tanto tempo ancora attuali. Insomma, per tutte le generazioni Eminescu incarna l’essenza della poesia rumena e universale.

«Il 15 gennaio è un giorno santo per me», lo ricordava a un secolo di distanza Nicolae Steinhardt, monaco e letterato rumeno, «quando sono a Bucarest non dimentico di posare un fiore sulla statua di Dimitrie Anghel, di fronte all’Ateneo», scriveva Steinhardt nella Confessione di sei giorni prima di andare dal Signore, nel 1989. «Perché amo Eminescu? Senza alcun diritto. Per dichiarazione unilaterale di volontà, perché chiunque ha il diritto di amare, per quanto spietato sia».

«Eminescu è il poeta più tradizionale, un poeta del concepimento», scriveva invece George Călinescu, figura a tutto tondo della cultura rumena, storico, accademico, critico, letterato, scrittore, giornalista. «Tutta l’arte di Eminescu sta nel prefigurare idee in musica e metafore, senza piani e paralleli. Eminescu non filosofeggia mai, le sue frasi sono visioni».

«La sua intelligenza era chiara», proseguiva il sentito ricordo espresso da  Călinescu, «mirata solo al bersaglio, ma media come acqua che scorre senza occhi profondi. Eminescu era un lunatico sublime, nella cui anima i sogni nascevano come alba, coprendo e colorando la vista orizzontale. Il suo stato normale era quello visionario e l’azione politica una parte che si era dimostrata alterata dal sogno e dall’utopia, lasciando solo una piccola protesta metaforica contro i mali contemporanei».

Insomma, per  Călinescu, Eminescu era «un uomo in grado di esprimere l’anima triste o arrabbiata di una folla in pericolo di essere schiacciata dai poteri induriti del vecchio mondo. Oggi, quando il popolo rumeno è diventato autocosciente, il volto sorridente e amaro del poeta riacquista il suo potere sulle nostre anime e ci appare come il più capace di esprimere sentimenti moderni». In sintesi, «il più grande poeta che vedrà mai, forse, il suolo rumeno».

La ricorrenza della nascita di Eminescu e la corrispondente Giornata della Cultura Nazionale sono un’occasione importante per la Romania di restituire l’amore che ha ricevuto dal poeta e letterato, molto legato alla sua terra, come ad esempio emerge con forza dai versi di Cosa desidero per te, dolce Romania:

«Cosa desidero per te, dolce Romania,

Il mio Paese di gloria, il mio Paese di nostalgia?

Le braccia nervose, armate di vigore

Al tuo grande passato, un grande futuro!

Bolle il vino nella coppa, spumeggia il calice

Se i tuoi figli orgogliosi lo desiderano

Le rocce restano, mentre le onde muoiono,

Dolce Romania, questo desidero per te»

 

https://www.facebook.com/Eurocomunicazione/videos/796677587468720/

 

Raisa Ambros

Foto e video © Prof. Mihai Bandac; Fondazione Culturale Romena DLN, Eurocomunicazione

 

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Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

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