L’economia circolare nei rifiuti elettronici: Il recupero delle plastiche

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Presentazione risultati del progetto sviluppato dal consorzio Ecolight, l’Università di Brescia, e Stena Recycling, per ottenere un maggiore riciclo nelle apparecchiature elettroniche

Ormai l’espressione economia circolare, ovvero circular economy in inglese, si è largamente diffusa in tutto il mondo. Di fatto queste due parole si sentono spesso menzionate da politici, imprenditori, accademici, e amministratori; persino i giovani studenti che da alcuni mesi scioperano ogni venerdì dalla scuola, scendendo in piazza per l’ambiente, le usano nei loro discorsi.

Altrimenti non potevano esserci: i dieci anni più caldi mai registrati sono accaduti negli ultimi vent’anni; anno dopo anno uragani e tempeste sempre più feroci e imprevedibili si abbattono sui Caraibi e sul Pacifico; se la California non è minacciata da immani incendi, lo sono l’Australia e la Grecia; entro il 2050 gli scienziati stimano che ci saranno più rifiuti di plastica negli Oceani che pesci; parigini e milanesi si sono ormai rassegnati a inevitabili estati con picchi di quaranta gradi; pure i vertici di Davos e L’Economist, forse i due bastioni più accesi e instancabili di capitalismo e globalizzazione, hanno di recente ammesso che qualcosa è andato terribilmente storto. Così per salvare l’ambiente sarà necessario effettuare delle enormi riforme strutturali al nostro modello capitalista.

Nell’attuale modello di sviluppo economico basato su una crescita illimitata del consumo delle risorse disponibili e del capitale naturale, diffusosi sin dal secondo dopoguerra, è emersa la contrapposizione tra crescita economica e tutela dell’ambiente. Il nostro modello economico non è capace di salvaguardare minimi livelli ecologici. Quindi per evitare la catastrofe ambientale è necessario mettere in atto un cambio di paradigma che dia l’avvio ad una nuova politica industriale finalizzata alla sostenibilità e all’innovazione.

Questo nuovo paradigma è un’idea tanto semplice quanto radicale. L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento, riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore.

Qui entrano, nel loro piccolo, i risultati del progetto presentato all’hotel Melià in Milano il 31 gennaio a una piccola ma solerte folla di scienziati, dirigenti e giornalisti. La presentazione è l’esito di una collaborazione durata due anni fra tre enti: Ecolight, consorzio nazionale per la gestione di rifiuti di apparecchiature elettriche e elettroniche; Stena Recycling, azienda impiegata nel trattamento dei rifiuti elettronici; il dipartimento di ingegneria meccanica e industriale dell’Università degli studi di Brescia; inoltre con il sostengo del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

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Phon, frullatori, telecomandi e mouse non più funzionanti possono dare un importante contributo all’economia circolare. La plastica contenuta in questi rifiuti e nei rifiuti d’apparecchiature elettriche e elettroniche (RAEE) di piccole dimensioni possono infatti offrire ancora tanto all’ambiente e ai processi di sostenibilità. I principali risultati dello studio sono che è possibile aumentare le quantità di plastiche inviate a riciclo provenienti dai RAEE e anche migliorarne la qualità.

Una scoperta alquanto positiva considerando che i RAEE rappresentano la frazione più eterogenea nell’ambito della raccolta differenziata. Infatti tra i materiali da cui vengono composti frullatori, mouse e tastiere, una porzione significante è rappresentata dalla plastica: costituisce in media circa il 30%.

Nel 2019, considerando solo il mercato Italiano, la raccolta RAEE dei piccoli elettrodomestici è stata di oltre 72.600 tonnellate. Una crescita del +15% rispetto all’anno precedente, che si traduce in circa 22.000 tonnellate di rifiuto plastico in più. Ottimizzare il processo di riciclaggio e recupero, così aumentando la quantità di plastiche riciclate dai RAEE e migliorane la qualità, anche solo lievemente, può risultare in un lodevole guadagno ambientale, se le plastiche recuperate vengono efficientemente valorizzate.

Paolo Cotti Contini, direttore dello stabilimento di Stena Recycling, ha dichiarato: «ci siamo resi conto che avevamo un processo ma non lo avevamo ancora analizzato bene». Adesso l’analisi c’è, ed è ben dettagliata grazie a questo progetto di ricerca.

Però il cammino verso un modello economico che non nuoccia all’ambiente rimane erto e lungo. La raccolta cresce, ma non abbastanza. La verità è che in Italia di progetti di questa natura ne servirebbero molti di più. Un tema ricorrente fra tutti gli interlocutori è che L’Italia rispetto ad altri Paesi in Europa è, malgrado alcuni punti di eccellenza, ancora molto indietro. Se l’economia del futuro sarà una circolare, di riciclaggio e recupero, L’Italia di certo non è ancora pronta e rischia di non esserlo mai se pubblico e privato non vi si dedicheranno in maniera seria e con pochi indugi.

Purtroppo come ha dichiarato con tono sardonico Giuseppe Piardi, consigliere delegato di Stena Recycling: «senza crescita della ricerca sono solo tutte chiacchiere».

Che l’ambiente stia cambiando per il peggio è evidente. Sarà da vedere se l’economia riuscirà a cambiare verso il meglio. Di certo l’Italia, volente o nolente, come tutte le nazioni di questo mondo ha davanti a sé una sfida enorme. Progetti come quello presentato ci incamminano nella direzione giusta, però il tempo scarseggia e c’è ancora molta strada da fare.

 

Sikandar Amiji

Foto e video © Eurocomunicazione, Sikandar Amiji, Stena Recycling

 

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