Talk-webinar “Buona salute”, organizzato da Mondosanità, in collaborazione con Officina Motore sanità ed Eurocomunicazione

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La sanità digitale in epoca Covid-19, per accompagnare il cambiamento. Con il contributo incondizionato di Vree Health

La pandemia del Covid-19 ha reso il nostro Paese più consapevole delle gravi lacune esistenti nella sanità. Nel cercare di sopperire a queste mancanze, finalmente, si sono compiute quelle riforme tecnologiche di cui si parla da anni, questo è ciò di cui si è discusso nel talk-webinar di Mondosanità. La tecnologia deve essere realmente a supporto del personale socio-sanitario e dei pazienti, solo in questo modo si potrà finalmente fare quel balzo in avanti che la nostra sanità aspetta da anni. L’implementazione di una rete informatica ha permesso al comparto salute e soprattutto al medico di gestire in modo adeguato il paziente a domicilio, di supportare i pazienti cronici, di sveltire gli incontri tecnici e burocratici, di salvare vite umane e molte Regioni hanno dovuto sperimentare e rendere effettivo velocemente la tecnologia. A fine pandemia, l’utilizzo della sanità digitale dovrà diventare la normalità ma, perché ciò avvenga, sarà necessario un ripensamento dell’organizzazione sanitaria, soprattutto quella territoriale.

Christian Barillaro, direttore UOC Cure Palliative e Continuità Assistenziale Policlinico Universitario Agostino Gemelli ha dichiarato «La pandemia da Covid-19 ha posto numerose sfide sanitarie. La necessità di gestire i pazienti in isolamento/quarantena e la riorganizzazione delle attività sanitarie alla luce delle norme di distanziamento sociale hanno fatto emergere l’urgenza di integrare nell’ambito del percorso di cura dei pazienti nuove strategie tecnologiche per la valutazione, il monitoraggio e il trattamento dei pazienti anche a distanza. L’utilizzo della tecnologia digitale ha dimostrato enormi potenzialità nel garantire il processo di continuità di cura dei pazienti nel contesto logisticamente migliore cioè il domicilio. Gran parte della popolazione, per motivi differenti di salute, come ad esempio gli anziani, soggetti con limitazioni funzionali, o pazienti per cui è necessario un monitoraggio di parametri vitali, possono beneficiare di un controllo attivo da remoto che decentralizza le cure dall’ospedale e permette presa in carico continuativa dei pazienti. Urge, dunque, la nascita di un servizio di “tecnosalute” ad ampio raggio, in cui la tecnologia viene messa a servizio della tutela della salute globale dei pazienti, soprattutto di quelli più fragili».

Telesorveglianza domiciliare, teleconsulto, telemonitoraggio, telemedicina sono attività che molte regioni hanno sperimentato per la gestione della cronicità e che hanno implementato, quando si è reso necessario estendere la pratica medica oltre gli spazi fisici abituali. Esse non rappresentano specialità mediche ma strumenti di innovazione. L’indirizzo di queste attività verso i pazienti Covid-19 ha reso pensabile il loro utilizzo in modo sistemico anche per pazienti cronici e/o fragili che sono i più vulnerabili soprattutto in caso di emergenza sanitaria. Tutto questo, però necessita di un ripensamento dell’organizzazione sanitaria e soprattutto di quella territoriale e necessita di un raccordo di tutte le parti interessate.

La categoria della telemedicina specialistica comprende le varie modalità con cui si forniscono servizi medici a distanza all’interno di una specifica disciplina medica. Può avvenire tra medico e paziente oppure tra medici e altri operatori sanitari. In base a queste distinzioni si può parlare di televisita, di teleconsulto e di telecooperazione sanitaria. La televisita è un atto sanitario in cui il medico interagisce a distanza con il paziente. La diagnosi che scaturisce dalla visita può dar luogo alla prescrizione di farmaci o di cure. Durante la televisita un operatore sanitario che si trovi vicino al paziente, può assistere il medico. Il collegamento deve consentire di vedere e interagire con il paziente e deve avvenire in tempo reale o differito. Il teleconsulto è un’indicazione di diagnosi e/o di scelta di una terapia senza la presenza fisica del paziente. Si tratta di un’attività di consulenza a distanza fra medici che permette a un medico di chiedere il consiglio di uno o più colleghi, in ragione di specifica formazione e competenza, sulla base di informazioni mediche legate alla presa in carico del paziente.

La telesalute attiene principalmente al dominio della assistenza primaria. Riguarda i sistemi e i servizi che collegano i pazienti, in particolar modo i cronici, con i medici per assistere nella diagnosi, monitoraggio, gestione, responsabilizzazione degli stessi. Permette a un medico (spesso di medicina generale in collaborazione con uno specialista) di interpretare a distanza i dati necessari al telemonitoraggio di un paziente, e, in quel caso, alla presa in carico dello stesso. La registrazione e trasmissione dei dati può essere automatizzata o realizzata da parte del paziente o di un operatore sanitario. Questa modalità prevede un ruolo attivo del medico (presa in carico del paziente) e un ruolo attivo del paziente (autocura), prevalentemente per quelli affetti da patologie croniche, e in questo si differenzia dal telemonitoraggio. La telesalute comprende il telemonitoraggio, ma lo scambio di dati (parametri vitali) tra il paziente (a casa, in farmacia, in strutture assistenziali dedicate…) e una postazione di monitoraggio non avviene solo per l’interpretazione dei dati, ma anche per supportare i programmi di gestione della terapia e per migliorare l’informazione e la formazione (knowledge and behaviour) del paziente.

Per Teleassistenza, si intende un sistema socio-assistenziale per la presa in carico della persona anziana o fragile a domicilio, tramite la gestione di allarmi, di attivazione dei servizi di emergenza, di chiamate di supporto da parte di un centro servizi. Ha un contenuto prevalentemente sociale, con confini sfumati verso quello sanitario, con il quale dovrebbe connettersi al fine di garantire la continuità assistenziale. Non rivolgendosi all’ambito sanitario, ma a quello socioassistenziale, non sarà oggetto di queste linee di indirizzo.

In conclusione si può affermare che la telemedicina ha degli scopi ben precisi. Prevenzione secondaria, si tratta di servizi dedicati alle categorie di persone già classificate a rischio o persone già affette da patologie (ad esempio diabete o patologie cardiovascolari), le quali, pur conducendo una vita normale devono sottoporsi a costante monitoraggio di alcuni parametri vitali, come ad esempio, tasso di glicemia per il paziente diabetico, al fine di ridurre il rischio di insorgenza di complicazioni.

Diagnosi, quindi parliamo di servizi che hanno come obiettivo quello di muovere le informazioni diagnostiche anziché il paziente. Un iter diagnostico completo è difficilmente eseguibile attraverso l’uso esclusivo di strumenti di Telemedicina, ma la Telemedicina può costituire un completamento o consentire approfondimenti utili al processo di diagnosi e cura, ad esempio, attraverso la possibilità di usufruire di esami diagnostici refertati dallo specialista, presso l’ambulatorio del medico di medicina generale, la farmacia, il domicilio del paziente.

Cura, cioè servizi finalizzati ad operare scelte terapeutiche e a valutare l’andamento prognostico riguardante pazienti per cui la diagnosi è ormai chiara, come ad esempio, di servizi di teledialisi o della possibilità di interventi chirurgici a distanza. Riabilitazione, servizi erogati presso il domicilio o altre strutture assistenziali a pazienti cui viene prescritto l’intervento riabilitativo come pazienti fragili, bambini, disabili, cronici, anziani. Monitoraggio e cioè la gestione, anche nel tempo, dei parametri vitali, definendo lo scambio di dati tra il paziente e una postazione di monitoraggio per l’interpretazione dei dati.

 

Ginevra Larosa

Foto © Nimbus, Area Comunicazione, Sanità digitale, HeadApp, Twitter

Video © Eurocomunicazione

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